L’Antitrust italiana, attraverso il bollettino appena pubblicato, ha comunicato di aver sanzionato TIM, Vodafone, Wind Tre e Fastweb per pratiche commerciali scorrette correlate con la pubblicizzazione e la vendita delle rispettive offerte di connettività in fibra ottica.
La sanzione più consistente è stata irrogata a Wind Tre (350.000 euro) mentre TIM e Vodafone sono state multate per 200.000 euro ciascuna; Fastweb per 125.000 euro.
Nel caso di TIM, l’ex monopolista – nonostante un precedente provvedimento di AGCM assunto a febbraio 2018 – ha continuato a non evidenziare adeguatamente che, per raggiungere le massime velocità pubblicizzate, fosse necessario attivare un’opzione aggiuntiva a pagamento (gratuita solo per un
primo limitato periodo). Come emerge dalle evidenze raccolte da AGCM, TIM ha pubblicizzato i suoi servizi di connettività in fibra enfatizzandone le massime prestazioni (“fibra ultraveloce”) ad un determinato prezzo, senza fornire una chiara indicazione che, dopo 12 mesi, il costo per raggiungere le massime prestazioni sarebbe aumentato mensilmente di 5 euro.
Wind Tre, anche dopo il provvedimento sanzionatorio di marzo 2018, ha continuato “non riportare in modo chiaro e trasparente le effettive e complete condizioni economiche delle offerte in fibra ottica reclamizzate. Al riguardo, si osserva che i messaggi relativi a tali offerte hanno continuato a riportare informazioni non immediatamente percepibili in ordine al prezzo complessivo da sostenere per ottenere il servizio promosso, con riferimento in particolare al costo aggiuntivo del modem o agli oneri da sostenere in caso di recesso anticipato rispetto alla periodo di permanenza minima“, si legge nella decisione dell’Antitrust.
Contrariamente a quanto eccepito da Wind Tre, le evidenze documentali attestano la persistenza di indicazioni scarsamente leggibili e collocate in modo defilato rispetto al claim principale volto a reclamizzare le offerte ad un prezzo particolarmente conveniente.
Contestazioni simili anche a carico di Fastweb che nonostante il provvedimento assunto nei confronti della società ad aprile 2018 ha continuato “a non
riportare in modo chiaro e trasparente le effettive e complete condizioni economiche delle offerte in fibra ottica reclamizzate“.
AGCM precisa che “i messaggi relativi a tali offerte riportavano informazioni non immediatamente percepibili in ordine al prezzo complessivo da sostenere per ottenere il servizio dell’Ultra velocità, in particolare una volta decorso il periodo o venute meno le
condizioni di promozione dell’offerta“.
Vodafone, invece, nonostante la risoluzione AGCM di aprile 2018, ha proseguito con la pubblicizzazione dei suoi servizi di connettività in fibra enfatizzandone le massime prestazioni ad un determinato prezzo, senza fornire una chiara indicazione che, dopo 12 mesi, il costo per raggiungere le massime prestazioni sarebbe aumentato mensilmente di 5 euro.