I vertici di Airbnb, il noto sito web che consente di affittare un alloggio online in qualunque parte del mondo contattando direttamente i proprietari (senza quindi sostenere i costi dell’intermediazione, eccezion fatta per una modesta commissione da conferire ad Airbnb), dovrebbero comparire nelle prossime ore dinanzi ai giudici newyorkesi. Le accuse nei confronti del sito erano state mosse dal procuratore di New York, Eric T. Schneiderman, che aveva rilevato come – in sostanza – il sito spalleggiasse attività locatorie non permesse ai sensi di legge.
Nello stato di New York, infatti, è vietato affittare abitazioni per un periodo di tempo inferiore ai 30 giorni, a meno che il proprietario o l’inquilino (in caso di subaffitti) non vivano contemporaneamente in casa con l’ospite. Molti dubbi anche sul versante fiscale con molti locatori newyorkesi che secondo Schneiderman effettuavano di fatto le veci di un hotel senza versare le tasse (vedere il nostro articolo New York: Airbnb consegni i dati dei suoi utenti).
Airbnb, da parte sua, ha ancora una volta ricordato quanto sia prezioso il servizio offerto ai cittadini di New York ed ha spiegato di essersi attivata per eliminare le inserzioni di ben 2.000 locatori newyorkesi, già messi all’indice dalla procura per i comportamenti sino ad oggi tenuti.
Il giro d’affari generato da Airbnb solo sulla città di New York sarebbe pari a 768 milioni di dollari; il sito permetterebbe di contare su 6.600 posti di lavoro e la stragrande maggioranza degli iscritti (l’87%) si limiterebbe ad affittare, occasionalmente, solo l’immobile in cui vive.