La scansione dei codici a barre nei supermercati è iniziata circa 50 anni fa. Il primo utilizzo documentato di uno scanner di codici a barre in un supermarket avvenne il 26 giugno 1974. Un pacchetto di gomme da masticare Wrigley fu il primo prodotto ad essere scansionato presso una cassa situata a Troy, Ohio (USA). Da allora, la tecnologia dei codici a barre si è diffusa rapidamente ed è una parte essenziale delle operazioni di vendita al dettaglio in tutto il mondo.
A raccontare l’aneddoto del pacchetto di chewing gum scansionato per la prima volta a metà 1974 con un apposito lettore è GS1 (Global Standards System 1), organizzazione internazionale senza scopo di lucro che sviluppa e mantiene standard globali per la comunicazione commerciale, tra cui il famoso codice a barre.
Dal 2027, il passaggio dal codice a barre unidimensionale al QR Code: e non solo nei supermercati
Il 2027 segnerà una svolta epocale nel mondo della codifica dei prodotti. Dopo oltre 50 anni di dominio dei codici a barre unidimensionali (1D) – come UPC ed EAN – GS1 sta guidando la transizione verso i codici a barre bidimensionali (2D) come QR Code e Data Matrix. Il programma, noto come GS1 Sunrise 2027, rappresenta una vera e propria rivoluzione nel modo in cui i prodotti vengono identificati e tracciati lungo tutta la filiera, dalla produzione alla vendita al dettaglio.
I codici a barre 1D possono contenere solo informazioni di base come il codice identificativo del prodotto (GTIN). Tuttavia, le esigenze di consumatori, aziende e regolatori sono cambiate nel corso degli anni, richiedendo molto di più di un semplice identificativo.
Come spiegano i portavoce di GS1 Sunrise 2027, ad essere interessato dal cambiamento sono i supermercati, ma non solo. L’obbligo di accettare e leggere i codici a barre 2D presso punti vendita (POS) e punti di assistenza (POC) riguarda tutti i venditori al dettaglio (retail), quindi non soltanto i supermarket ma anche molti altri soggetti.
I motivi dell’abbandono dei tradizionali codici a barre
I codici QR non sono certo una novità. L’idea di realizzare forme quadrate composte da pixel bianchi e neri balenò in testa a Masahiro Hara nel 1994, quindi esattamente trent’anni fa. Il giapponese era il capo progetto dell’azienda Denso Wave, incaricata di tracciare i pezzi per le automobili realizzati nelle fabbriche Toyota. Durante una pausa pranzo, osservando una partita di Go, Hara realizzò che potesse essere una buona idea usare un set di pixel di colore diverso per memorizzare molte più informazioni (bit) rispetto a un classico codice a barre.
In un altro nostro articolo abbiamo spiegato come leggere un codice QR senza smartphone né computer, soffermandoci sui dettagli del funzionamento.
GS1 Sunrise 2027 indica come utilizzabili dai rivenditori sia i QR code che i codici Data Matrix. I codici QR hanno un design più riconoscibile con la presenza di tre quadrati di allineamento, mentre i Data Matrix hanno una cornice di rilevamento unica. I QR Code possono memorizzare una quantità maggiore di dati, mentre i Data Matrix sono generalmente più compatti e possono essere letti più facilmente su superfici curve o di piccole dimensioni.
L’abbandono dei codici a barre unidimensionali, comunque, è motivato principalmente dall’esigenza di trasferire più informazioni. Oltre al semplice GTIN, i codici 2D possono includere informazioni addizionali come ingredienti e allergeni, istruzioni per l’uso, informazioni sulla sostenibilità e la provenienza, avvisi di richiamo, link a contenuti digitali e molto altro ancora.
La fase transitoria e un addio (parziale) ai codici 1D
Entro la fine del 2027, i rivenditori dovranno assicurarsi che i loro sistemi POS siano dotati di scanner in grado di leggere sia i codici a barre tradizionali che quelli 2D.
Durante la fase di transizione, i prodotti proposti ai consumatori riporteranno sia il codice a barre 1D tradizionale che il nuovo codice 2D. Dopo il 2027, i codici 2D potranno essere scansionati da tutti i rivenditori, mentre i codici 1D continueranno ad essere accettati.
La maggiore capacità informativa, determinata dall’introduzione dei codici 2D, offre numerosi vantaggi. Gli esercenti potranno beneficiare di una migliore gestione delle scorte e attivarsi più prontamente in caso di operazioni di richiamo. D’altra parte, gli acquirenti potranno contare su una maggiore trasparenza a proposito di sostenibilità e provenienza, riconoscere i prodotti in modo più efficace, stabile un legame di maggior fiducia con i vari brand.
Non a caso, quasi l’80% dei consumatori è più propenso ad acquistare prodotti con un codice, scansionabile tramite smartphone, che fornisce ulteriori informazioni sul prodotto.
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