Craig Wright (nella foto), colui che nel 2016 si era autoproclamato l’inventore della crittovaluta Bitcoin (Creatore di BitCoin ha un nome: è Craig Wright) e della blockchain sulla quale Bitcoin basa il suo funzionamento (Blockchain: cos’è, come funziona e perché se ne parla tanto), è adesso al centro di una vertenza legale multimiliardaria.
Gli eredi di David Kleiman, sviluppatore e socio dell’azienda che aveva fondato insieme con Wright, hanno infatti richiesto un risarcimento tra 5 e 10 miliardi di dollari.
Kleiman è infatti deceduto nel 2013 ma nel 2009 aveva iniziato l’attività di mining di monete virtuali Bitcoin collaborando spalla a spalla con Wright.
Nel caso di Bitcoin mettere il cappello da minatori e ottenere buoni frutti era molto più semplice agli albori della crittomoneta rispetto a quanto accade oggi. Così, i due potrebbero aver accumulato un patrimonio che si aggirerebbe intorno a 1,1 miliardi di Bitcoin.
Secondo l’accusa Wright sosterrebbe, a torto, di aver ottenuto dal defunto Kleiman le sue quote dell’azienda. E vengono contestati i documenti mostrati da Wright, definiti come palesamente falsi. La presunta firma di Kleiman apposta sui documenti per il trasferimento della proprietà sarebbe stata falsificata, utilizzando peraltro un font di carattere reperito online.
Wright, dopo le dichiarazioni iniziali, aveva ritrattato preferendo allontanarsi dallo pseudonimo di Satoshi Nakamoto, universalmente riconosciuto come l’ideatore di Bitcoin.
D’altra parte è difficile pensare che una figura come quella di Nakamoto, l’inventore di un meccanismo geniale come quello della blockchain, possa addirittura aver falsificato dei documenti.
Nella vertenza legale a carico di Wright, comunque, non viene citato alcun collegamento con il lancio di Bitcoin: più semplicemente viene contestato a Wright il comportamento tenuto nei confronti del socio a margine dell’attività di mining.