Con l’evidente scopo di raccogliere qualche clic in più da parte degli utenti, tante testate online – soprattutto italiane – continuano, periodicamente, a presentare applicazioni come WhatsDog, presentate come in grado di spiare qualsiasi numero telefonico per ciò che riguarda l’utilizzo di WhatsApp.
In realtà app come WhatsDog – che peraltro nemmeno funziona più – consentono di risalire agli orari in cui un altro utente WhatsApp si è connesso nelle ultime 24 ore. Strumenti del genere sono utilissimi, purtroppo, per gli stalker ma sono spesso utilizzati da coloro che desiderano verificare quanto tempo un soggetto si trattiene su WhatsApp sottraendo tempo al proprio lavoro o agli impegni assunti.
Va detto che WhatsDog e le principali alternative come WhatsMonitor, WhatsAgent, Whatscope e Wossip vengono regolarmente rimosse dal Play Store da parte dei tecnici di Google.
Si tratta infatti di applicazioni border-line che Google ha deciso di contrastare apertamente (vi segnaliamo un interessante studio che ben mette in evidenza i rischi legati alla condivisione della propria presenza online sui sistemi di messaggistica istantanea).
È “igienico” utilizzarle? A nostro avviso assolutamente no. In primis perché alcune delle app citate addirittura obbligano l’utente a inserire una valutazione positiva per accedere al periodo di prova (cosa non permessa da Google); inoltre perché vengono richiesti dati personali e non è chiaro che tipo di utilizzo venga fatto degli stessi.
Dal momento che le app in questione vengono spesso rimosse dal Play Store, molti utenti scaricano e installano APK da fonti “dubbie” rischiando di caricare sul proprio dispositivo Android veri e propri malware.
Le app come WhatsDog e “i suoi fratelli” dovrebbero essere ricomprese tra quelle da cui stare alla larga, temi che fungono da spunto per la pubblicazione di una vasta mole di informazioni all’atto pratico assolutamente inutili: Spiare WhatsApp: quante informazioni inutili in giro.
Piuttosto, è bene rimarcare che ciò che permettono di fare app come WhatsDog e simili è già possibile per chiunque interfacciandosi con le API di WhatsApp.
Lo sviluppatore olandese Loran Kloeze ha dimostrato come sia possibile interfacciarsi con le stesse API (non documentate) usate da WhatsApp Web per estrapolare l’immagine del profilo, il testo utilizzato come informazione sullo stato e i tempi di utilizzo e connessione a WhatsApp da parte di ciascun utente, anche non presente nella propria lista dei contatti.
In figura lo script realizzato da Kloeze in azione: come si vede è stato in questo caso adoperato per recuperare i dati e i tempi di connessione a WhatsApp di circa 400 numeri telefonici generati in modo casuale.
Secondo il duo WhatsApp-Facebook non è possibile parlare di un problema di sicurezza né di rischi per la privacy degli utenti. La presa di posizione risale ormai a circa un anno fa ma viene da chiedersi se la risposta a suo tempo fornita sia così inattaccabile soprattutto in ottica GDPR.