Uno dei requisiti più importanti per poter installare e usare Windows 11 consiste nella presenza e nell’attivazione del supporto TPM 2.0, non importa se previsto a livello di scheda madre o supportato a livello di firmware sul processore (fTPM).
Con la pubblicazione di Windows 11 build 22458 nel canale “Dev” Microsoft ha stabilito che il supporto per il chip TPM 2.0 diventa obbligatoria anche per installare il sistema operativo in una macchina virtuale. La stessa modifica è in corso di applicazione sulle versioni “Beta” di Windows 11 e distribuita attraverso un aggiornamento cumulativo.
Allo stato attuale sappiamo che TPM 2.0 è supportato virtualmente nelle macchine generate con Microsoft Hyper-V: l’importante è scegliere generation 2 in fase di creazione. Anche gli utenti di VMWare Workstation Pro e di Parallels Desktop 17 non dovrebbero riscontrare problemi perché il chip TPM è comunque supportato.
Come spiega Microsoft in questa nota Windows 11 continuerà a funzionare nelle macchine virtuali se e solo se esse espongono al sistema operativo guest un chip TPM 2.0.
I nuovi requisiti di Windows 11 potranno essere scavalcati installando il sistema operativo da zero, quindi parte da un file ISO o comunque da un supporto generato a partire da un’immagine ufficiale o con il Media Creation Tool.
L’unico problema è che questo comportamento potrebbe lasciare l’installazione di Windows 11 in una sorta di “limbo”: stando a quanto dichiarato da Microsoft non si potrebbero più ricevere gli aggiornamenti attraverso Windows Update.
Nonostante la confusione ingeneratasi attorno ai requisiti di sistema di Windows 11 per essere onesti Microsoft ha sempre detto che il TPM 2.0 sarà in ogni caso fondamentale ma solo ora lo ha imposto anche sulle macchine virtuali.
Questo è probabilmente il motivo per cui ha detto che l’esecuzione di Windows 11 su sistemi basati su SoC Apple M1 è uno scenario non supportato.