Nelle scorse ore è arrivata la conferma dell’endorsement da parte del Governo al fine della creazione di una nuova società di telecomunicazioni che si occuperà di gestire la rete unica nazionale: FiberCop.
Il progetto era già noto da qualche tempo e l’esecutivo ha voluto “metterci il cappello” in vista del consiglio di amministrazione di TIM che si terrà il prossimo 31 agosto.
Cosa farà FiberCop e cosa cambia nei rapporti con Open Fiber
FiberCop sarà la nuova azienda che prenderà in gestione la rete secondaria di TIM. Si parla però di rame quindi delle infrastrutture ancora da ammodernare (leggasi tradizionale doppino telefonico) che si dipartono dagli armadi stradali per raggiungere il modem router degli utenti finali (schema FTTC, Fiber-to-the-Cab).
All’interno di FiberCop dovrebbe confluire quasi sicuramente anche Flash Fiber ovvero l’azienda che vede impegnate TIM e Fastweb per la fornitura di connettività esclusivamente FTTH (Fiber-to-the-Home). In questo caso l’architettura della rete è realizzata interamente in fibra ottica.
La novità importante è che Cassa Depositi e Prestiti entrerà a far parte di FiberCop con una quota rilevante: le prime ipotesi fanno riferimento a una partecipazione non inferiore al 19%.
L’istituzione finanziaria controllata dal Ministero dell’economia e delle finanze oltre che da diverse banche, lo ricordiamo, detiene anche il 50% di Open Fiber, in compartecipazione con Enel.
Al momento Open Fiber non ha rilasciato alcuna dichiarazione: si sa soltanto che rappresentanti governativi incontreranno nei prossimi giorni i vertici dell’azienda per verificare la disponibilità a partecipare al progetto FiberCop.
Quello che appare evidente è che Open Fiber si ritroverebbe a sostenere un’iniziativa con l’avallo dello Stato che prevede l’utilizzo di asset non completamente in fibra. Anzi, la “dote” di TIM formata dalla sua rete secondaria in rame resterebbe prepotentemente rilevante.
Nella nuova FiberCop l’amministratore delegato dovrà essere gradito a Cassa Depositi e Prestiti; inoltre, la governance dovrà essere “terza” rispetto all’ex monopolista con TIM che dovrebbe rivestire una posizione di minoranza nel consiglio di amministrazione.
Per il momento si sa che oltre a Fastweb, già coinvolta con TIM in Flash Fiber, anche Tiscali ha firmato un protocollo d’intesa per sedersi in FiberCop.
La società con sede a Cagliari spiega che l’accordo prevede in prima battuta la razionalizzazione della rete Tiscali e la creazione delle condizioni per agevolare la migrazione dei clienti sulla di FiberCop, comunque definita di tipo ultrabroadband.
Gli interventi consentiranno inoltre a Tiscali di ridurre in modo consistente i costi di infrastruttura di rete, evitando duplicazioni. Nel medio-lungo termine e in linea con il piano di sviluppo di FiberCop, l’accordo appena firmato consentirà a Tiscali di attivare sulla rete di nuova costituzione una quota significativa dei propri accessi.
La denominazione FiberCop ha al suo interno sia il termine “fiber”, facente riferimento alla fibra ottica, che “cop” ovvero “copper”, “rame”. L’idea iniziale di TIM era infatti quella di passare a FiberCop esclusivamente la gestione dell’ultima tratta della rete, il cosiddetto “ultimo miglio”.
Quello che si starebbe plasmando sotto la spinta politica pare un soggetto diverso, destinato a formare una rete unica nazionale che però, almeno in prima battuta, non è e non sarà interamente in fibra.
La newco FiberCop opererà comunque in ottica wholesale e sarà quindi impegnata nell’ammodernamento della rete preesistente. Ciò che va capito è quali pesi e contrappesi permetteranno di assicurare lo sviluppo della nuova rete.
A questo punto Enel dovrà prendere a breve una posizione ufficiale. Anche perché l’azienda, che detiene il 50% di Open Fiber, ha ricevuto una proposta di acquisto delle sue quote da parte del fondo australiano Macquarie. Se Enel dovesse cedere, allora l’ingresso di Open Fiber in FiberCop potrebbe essere più vicino.
Capiremo meglio nelle prossime settimane, quando molte carte saranno ormai sul tavolo.