Velocità sito web: quanto conta oggi

SEMrush elabora uno studio sulle prestazioni dei siti web e su quanto esse incidano oggi sull'esperienza utente e sul posizionamento. Ecco gli aspetti più interessanti che sono stati messi in evidenza.
Velocità sito web: quanto conta oggi

I lettori si accorgono visivamente quando un sito web è davvero lento quando, sia da sistemi desktop che dai dispositivi mobili, le pagine si caricano con un evidente ritardo.
Eppure numerosi studi sulla correlazione tra velocità di caricamento delle pagine e frequenza di rimbalzo hanno portato a conclusioni piuttosto allarmanti: ogni millisecondo può fare la differenza.

È quanto emerge dai risultati di un nuovo interessante studio pubblicato da SEMrush.
La società leader nel settore del web marketing, capace di fornire soluzioni efficaci per l’ottimizzazione della struttura, della visibilità e del loro posizionamento dei propri siti web sui motori di ricerca, conferma che la velocità di caricamento delle pagine è ormai una parte importante dell’esperienza utente ed è ufficialmente diventata un fattore di ranking per le ricerche sui dispositivi mobili dopo esserlo stato per anni anche per le ricerche desktop.


SEMrush ha analizzato la struttura e le performance di 150.000 siti web giungendo a conclusioni sorprendenti: gli strumenti per misurare la velocità che sono stati utilizzati hanno evidenziato che l’82% dei siti web soffre di problematiche che influiscono in modo significativo sulle prestazioni e il 44% dei siti analizzati presenta almeno un problema critico sulla base della classificazione operata da SEMrush Site Audit.

D’altra parte gli esperti di SEMrush hanno anche notato che la maggior parte dei siti web può migliorare la velocità di caricamento delle pagine semplicemente adottando alcune efficaci tecniche di ottimizzazione e la revisione della configurazione lato server.

SEMrush ha individuato tre aspetti di importanza cruciale sui quali i webmaster possono fare leva per migliorare i tempi di caricamento dei propri siti web: sistemazione dei reindirizzamenti (redirect); alleggerimento delle pagine; ottimizzazione delle prestazioni del server.

Reindirizzamenti concatenati confondo i bot dei motori di ricerca e li obbligano a svolgere lavoro in più per comprendere qual è la pagina da indicizzare. Sul tema era già intervenuto tempo fa Matt Cutts.

SEMrush osserva che i redirect 301 (permanenti) sono spesso necessari, ad esempio quando si effettua il rebranding di un sito web oppure quando si passa da HTTP a HTTPS. In questi frangenti, però, è bene verificare periodicamente il comportamento dei reindirizzamenti mantenendo la struttura del sito il più semplice possibile e, in particolare, evitando l’accumulo di redirect sotto forma di catena.

In termini di peso delle pagine web, SEMrush suggerisce di assicurarsi che al momento del trasferimento al client ogni pagina non superi i 2 MB sommando HTML, CSS e JavaScript.
Il codice JavaScript può essere minimizzato utilizzando due strumenti popolari: JSMin e YUI Compressor, un’operazione che aiuta a “guadagnare punti” agli occhi del motore di ricerca.
Closure compiler è un altro eccellente strumento, supportato direttamente da Google, in grado di analizzare il codice JavaScript rimuovendo il codice inutilizzato e alleggerendo il peso in maniera significativa.

Oltre a ridurre il peso degli script e dei CSS, SEMrush ricorda di usare gzip o deflate così da migliorare ulteriormente la velocità di caricamento dei contenuti presenti nelle pagine.
Nel caso delle immagini e dei video, poi, la modifica del formato, della risoluzione o della qualità può ridurre notevolmente il peso delle pagine web. Talvolta less is more, sostiene SEMrush.

Per conoscere tutte le strategie consigliate da SEMrush per velocizzare i siti web, gli strumenti per testare le proprie pagine e molto altro ancora, suggeriamo di consultare questo articolo.

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