La maggior parte dei moderni TV disponibili sul mercato integra un sintonizzatore (o TV tuner) DVB S2: la sua presenza è rilevabile sul retro del televisore per via dello spinotto F (connettore satellitare) immediatamente riconoscibile.
Le difficoltà riscontrate con la ricezione delle trasmissioni sul digitale terrestre e il passaggio al DVB T2 rinviato in Italia almeno al 2023 (ad oggi non c’è una data precisa) stanno inducendo molti a valutare la migrazione alla piattaforma tivùsat.
Cos’è tivùsat e come funziona
Si chiama tivùsat la piattaforma radiotelevisiva satellitare gratuita creata dalla società italiana Tivù. La programmazione televisiva è diffusa attraverso i satelliti Hot Bird (13° Est), gli stessi utilizzati ad esempio da Sky per le sue trasmissioni satellitari.
Erroneamente paragonata alle pay TV, tivùsat è nata nel 2009 per aggregare i canali nazionali e renderli fruibili nelle aree non raggiunte o non coperte in modo ottimale dal digitale terrestre. Con il tempo tivùsat ha poi stretto accordi con tanti broadcaster nazionali e internazionali che oggi presentano le loro trasmissioni sulla stessa piattaforma.
Su tivùsat ad oggi si contano oltre 130 canali, 70 canali in alta definizione (HD) e 7 canali in 4K UHD. La capacità trasmissiva del satellite è decine di volte superiore a quella del digitale terrestre: per questo motivo sulla piattaforma satellitare si stanno affacciando sempre più canali 4K UHD.
Come detto, le trasmissioni tivusat sono gratuite ma poiché i diritti di visione sono limitati al territorio italiano (i satelliti della flotta Hotbird illuminano ovviamente un’area molto più vasta rispetto a quella coperta dal nostro Paese) esse vengono criptate usando il sistema Nagravision Merlin. Per decodificare il flusso multimediale proveniente dal satellite è necessario attrezzarsi con un decoder tivùsat (la maggior parte di essi vengono venduti con una smart card tivùsat inclusa; ecco la lista dei decoder certificati) o con una CAM tivùsat (elenco delle CAM certificate).
Quest’ultima è un modulo da inserire nello slot presente nei TV compatibili: è però necessario accertarsi, come accennato in apertura, che il televisore disponga del connettore SAT e del TV tuner DVB-T2 altrimenti la sintonizzazione dei canali e la loro ricezione non sarà possibile.
Se siete in procinto di acquistare un nuovo TV 4K, tivùsat indica i modelli compatibili che accettano l’inserimento di una CAM tivùsat 4K e della relativa scheda. Quelli più evoluti espongono il più recente “bollino” lativù 4K.
Cos’è DVB S2
DVB è acronimo di Digital Video Broadcasting, un insieme di standard aperti ed accettati a livello internazionale che sono stati concepiti per lo sviluppo e la diffusione della televisione digitale usando infrastrutture di trasmissione satellitare, via cavo e terrestri.
All’inizio degli anni ’90 i principali broadcaster europei, i produttori di apparecchiature di consumo e gli organismi di regolamentazione hanno formato European Launching Group (ELG) per discutere l’introduzione della televisione digitale (DTV) in tutta Europa.
Furono quindi via via promossi diversi standard DVB, tra cui i seguenti:
- DVB-T, DVB-T2 per la televisione digitale terrestre
- DVB-C e DVB-C2 per la televisione via cavo
- DVB-S e DVB-S2 per la televisione satellitare
- DVB-SH per microonde
Oggi il progetto DVB conta oltre 200 membri in decine di Paesi a livello mondiale, quindi non più soltanto in Europa.
Nella TV digitale i flussi multimediali vengono veicolati usando pacchetti di dati compressi. Una decisione fondamentale del progetto DVB è stata la selezione del sistema di codifica digitale MPEG-2 per la compressione di segnali audio e video: esso riduce la larghezza di banda di un singolo segnale da 166 Mbps a 5 Mbps.
MPEG-2 descrive una combinazione di algoritmi di compressione dei flussi audio e video di tipo lossy: vengono rimossi alcuni dati che non incidono negativamente sulla riproduzione audio-video per ottenere uno stream più leggero, più facile da gestire e che occupa meno banda.
Per anni si è utilizzato lo standard DVB-S per le trasmissioni satellitari mentre da novembre 2020 è stato progressivamente avviato il passaggio a DVB-S2 (lo switch off definitivo era stato fissato per il 30 giugno 2022).
Lo standard DVB-S2, successore di DVB-S, offre molteplici vantaggi:
- È più robusto grazie alla migliore correzione dell’errore (FEC) quantificabile in circa 2-2,5 dB in più rispetto a DVB-S.
- Maggiore efficienza spettrale: circa il 30% migliore rispetto a DVB-S. Utilizza meno capacità del satellite e consente ai broadcaster di risparmiare denaro migliorando allo stesso tempo la qualità dell’offerta. Ciò consente un aumento del bitrate sulla stessa banda del DVB-S avvicinandosi al limite di Shannon (velocità massima teorica di trasferimento delle informazioni in un canale per un dato livello di rumore).
- Offre una maggiore velocità di trasmissione dati in una determinata larghezza di banda rispetto a DVB-S.
- Supporta un numero maggiore di canali.
- Supporta stream multimediali MPEG-4.
- Supporta una maggiore area di copertura.
- È necessaria un’antenna satellitare più piccola.
- L’uso di ACM assicura una maggiore resistenza delle trasmissioni in condizioni critiche (i.e. pioggia) con una corrispondenza ottimale della forma d’onda del trasmettitore alle condizioni del canale.
Con il passaggio a DVB-S2 i broadcaster hanno affrontato anche la migrazione da MPEG-2 alla codifica MPEG-4. Mentre MPEG-2 fu introdotto nel 1994, MPEG-4 può definitivamente approvato nel 1998 e già allora si propose come sostituto del precedente standard.
MPEG-4 è un “contenitore” per i flussi audio e video: a stretto rigore si dovrebbe parlare quindi di MPEG-4 H.264 AVC (Advanced Video Codec) per riferirsi al formato standard di compressione lossy (con perdita di informazioni) che viene utilizzato.
Gli strumenti di codifica di MPEG-4 H.264 permettono di usare fattori di compressione più spinti rispetto a MPEG-2 H.262: in questo modo è possibile ottenere flussi video più agili da gestire muovendo un quantitativo inferiore di dati.
Dal momento che sul satellite vengono veicolati anche flussi 4K UHD viene utilizzato anche il codec H.265 o HEVC (High Efficiency Video Coding) che migliora la qualità video a fronte di un’occupazione inferiore in termini di banda: in un altro articolo abbiamo visto le differenze tra H.265 HEVC e H.264.
A novembre 2021 il consorzio DVB ha annunciato il futuro arrivo delle specifiche aggiornate che consentiranno di trasferire flussi video 8K (7680 x 4320 pixel) con codifica HEVC a 10 bit. Per quanto riguarda i nuovi codec supportati si parla di AV1, AVS3 e VVC (Versatile Video Coding o H.266).
Smart card tivùsat: quali sono compatibili con la nuova offerta
Per accedere alla nuova offerta satellitare, tivùsat propone l’acquisto di decoder e CAM compatibili DVB-S2. Le vecchie smart card, ad esempio quelle di colore azzurro, sono destinate a scomparire (entro la fine del 2023): ne parla tivùsat in questo comunicato. Va detto che negli anni passati sono state commercializzate smart card azzurre insieme con decoder HD perfettamente compatibili DVB-S2: della sorte di queste tessere il comunicato non fa menzione alcuna. I vecchi decoder che devono essere certamente sostituiti sono quelli SD (Standard Definition) riconoscibili a colpo d’occhio per l’assenza della porta HDMI.
Non sarà invece ancora accantonata la possibilità di usare le smart card gold di tivùsat che saranno supportate almeno per tutto il 2024.
Sono invece pienamente supportate le smart card tivùsat di colore verde, multicolore (detta anche “arcobaleno”) e nero.
La tessera tivùsat verde è abbinata ai decoder HD più recenti, quella multicolore ai decoder 4K mentre quella nera alle CAM 4K.
dCSS (Digital Channel Stacking System): per accedere al digitale terrestre in ogni ambiente
Dal momento che il digitale terrestre sta arrancando, per usare un eufemismo, dicevamo che in tanti – soprattutto se possessori di un impianto satellitare – stanno guardando a tivùsat per beneficiare di una migliore qualità del servizio e di un’offerta in termini di contenuti molto più ampia, magari da affiancare alle principali piattaforme di streaming video: abbiamo visto, ad esempio, come riprodurre contenuti in 4K UHD su Netflix.
Standard come SCR (Satellite Channel Router) e il più moderno ed evoluto dCSS (Digital Channel Stacking System) consentono di collegare più dispositivi di riproduzione (ad esempio TV e decoder) allo stesso cavo che scende dall’antenna satellitare.
Una volta non era possibile fare nulla di simile mentre oggi, con dCSS, si possono collegare fino a 16 decoder usando lo stesso cavo SAT. La cosa apprezzabile è che a valle di un multiswitch dCSS non è indispensabile usare un cavo satellitare: è sufficiente anche il cavo dell’antenna terrestre. In questo modo, contenendo al massimo le spese è possibile trasferire il segnale satellitare nei vari ambienti sfruttando buona parte dell’impianto preesistente. L’importante è, oltre all’installazione del multiswitch, assicurarsi che a valle siano connessi dispositivi (decoder e TV) a loro volta compatibili dCSS.
La maggior parte dei TV con sintonizzatore satellitare integrato è compatibile con SCR e dCSS è a sua volta retrocompatibile con quest’ultimo: intervenendo sulle impostazioni dei vari TV si dovrebbe in questo caso riuscire a impostare la configurazione corretta.
Se si ha un decoder Sky si può collegare anche il decoder tivùsat o il TV con CAM tivùsat al cavo SAT della parabola utilizzando uno splitter o sdoppiatore. Il vecchio My Sky HD è compatibile SCR mentre Sky Q satellitare è compatibile dCSS.