Tim Cook, il numero uno di Apple, sembra aver convinto il Presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump a fare marcia indietro in tema di dazi doganali, almeno per quanto riguarda la sua azienda.
Il CEO della Mela ha osservato che il “giro di vite” imposto dall’amministrazione Trump sulle imposte per l’importazione delle merci provenienti dall’estremo oriente avrebbe un forte impatto sul business di Apple e consegnerebbe nelle mani della rivale Samsung un indebito vantaggio competitivo. La società sudcoreana potrebbe infatti continuare a utilizzare i componenti hardware provenienti dalle società cinesi alle attuali tariffe mentre Apple risulterebbe evidentemente penalizzata.
Lo stesso Trump ha ammesso che Tim Cook ha fornito argomentazioni molto convincenti per motivare la necessità di una revisione delle nuove disposizioni in materia di dazi doganali.
A questo punto, quindi, non è dato sapere se il governo USA sia orientato a concedere un’esenzione a favore di Apple (che era stata fermamente negata solo a luglio scorso) oppure se si sta pensando a una sospensione e a una successiva revisione di provvedimenti che rischiano di danneggiare le aziende statunitensi invece di proteggerle.
La Mela si è organizzata per tempo spostando parte della produzione dalla Cina agli stabilimenti situati in India e Vietnam. Tanto che alcuni analisti davano Apple in grado di sostenere il “cambio di rotta” voluto da Trump, almeno per la produzione dei componenti destinati ad iPhone, iPad e smartwatch del prossimo anno. Spostare gli asset produttivi utilizzati per i sistemi Mac richiederebbe invece almeno fino al 2021.
Inutile dire che un eventuale “trattamento di favore” nei confronti di Apple disposto dall’amministrazione Trump potrebbe risultare largamente inviso alle altre aziende USA. Facile ipotizzare ulteriori colloqui e cene più o meno informali tra Trump e i vari CEO preoccupati delle conseguenze della nuova regolamentazione.