Secondo un’indagine svolta da Consumer Reports (CR), una nota testata statunitense che si propone di difendere i consumatori, e pubblicata la scorsa settimana TikTok avrebbe piazzato dei componenti traccianti su centinaia di siti Web.
In collaborazione con la società Disconnect, CR ha esaminato circa 20.000 siti Web alla ricerca specifica dei riferimenti ai server di TikTok contenuti nelle pagine Web. Il risultato è che il “pixel” ovvero il rimando diretto a TikTok è risultato presente non soltanto nei primi 1.000 siti Web più visitati al mondo ma anche in tanti domini che trattano argomenti “sensibili” sui temi della salute, dell’orientamento religioso, dell’economia e del risparmio, delle problematiche personali che interessano la sfera del singolo individuo.
I ricercatori hanno esaminato da vicino i pixel di TikTok per verificare quali informazioni vengono condivise: secondo quanto rivela CR, vengono condivisi dati come gli indirizzi IP dei visitatori, ID univoci, le pagine visualizzate dagli utenti, gli spostamenti all’interno dei siti Web. Verrebbero anche condivise le informazioni inserite nelle caselle di ricerca. E ciò indipendentemente dal fatto che l’utente abbia o meno un account TikTok.
La portavoce di TikTok Melanie Bosselait ha dichiarato: “come altre piattaforme, i dati che riceviamo dagli inserzionisti vengono utilizzati per migliorare l’efficacia dei nostri servizi pubblicitari“. Ha poi aggiunto che la sua azienda non crea profili da vendere agli inserzionisti e i dati relativi a utenti non iscritti a TikTok vengono utilizzati soltanto per generare “rapporti aggregati“.
TikTok è un social network cinese che anche in Europa ha acquisito una crescente e ormai vastissima popolarità. Secondo Statista a fine 2021 gli utenti erano oltre 655 milioni a livello mondiale e nel 2023 dovrebbero salire, secondo le stime, a 835 milioni.
Nel resoconto di CR non si fa menzione alcuna al Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR): gli utenti europei che visitano i siti nel quale è presente il pixel di TikTok dovrebbero essere quanto meno informati sulla raccolta dei dati che viene posta in essere.
Ad agosto 2022 il ricercatore Felix Krause aveva rilevato l’utilizzo di codice JavaScript nei browser Web integrati nelle app per i dispositivi mobili che può potenzialmente essere sfruttato per tenere traccia delle sequenze di tasti premuti, degli elementi toccati sullo schermo, del testo copiato in memoria e altro ancora. Tra le app verso le quali Krause ha puntato il dito c’è anche TikTok.
D’altra parte TikTok, come Google, Meta e altre aziende di primo piano, hanno recentemente sottoscritto un manifesto programmatico sulla privacy (Manifesto di Pietrarsa) e in particolare sulla tutela dei dati dei minori.
E se gli Stati Uniti si stanno accorgendo dell’importanza delle tutela della privacy online, dall’altro lato le Autorità europee stanno promuovendo una risoluzione del delicato problema legato alla gestione dei dati personali online, con particolare riferimento al trasferimento dei dati negli USA, a livello politico.
Pare poco ragionevole che gli adempimenti più onerosi e le responsabilità più stringenti siano spostate in modo sproporzionato sui titolari del trattamento e non invece sulle società, con sede fuori dai confini dell’Unione Europea, che mettono a disposizione i servizi utilizzati dalla stragrande maggioranza di cittadini e imprese del Vecchio Continente.