TSMC produce i primi processori a 7 nm e pensa già ai primi test sui 5 nm, nel 2019

L'azienda taiwanese corre e viene incontro alle esigenze delle aziende partner, tra cui Apple, AMD e NVidia. Mentre inizia la produzione di massa a 7 nm si parla della seconda generazione di chip che sfrutterà in maniera più incisiva la cosiddetta litografia ultravioletta estrema (EUV).
TSMC produce i primi processori a 7 nm e pensa già ai primi test sui 5 nm, nel 2019

TSMC ha compiuto progressi enormi per ciò che riguarda lo sviluppo e l’utilizzo di nuovi sistemi litografici. Nel nostro articolo Come nascono chip e processori ultraminiaturizzati con i sistemi EUV abbiamo visto che cosa significhi progettare e realizzare chip con un processo costruttivo a 10 nm o meno.

L’azienda taiwanese è al momento l’unica a mettere nelle mani dei suoi clienti chip a 7 nm: i principali concorrenti ha dovuto per ora cedere il passo.
I margini di manovra di TSMC sono notevoli perché oggi può indubbiamente contare su un discreto vantaggio competitivo: le attività di ricerca, purtuttavia, proseguono e dopo il primo processore a 7 nm (battezzato internamente N7), seguirà presto un chip N7+ ulteriormente ottimizzato.


Nel “chip che verrà”, TSMC farà un uso più marcato della tecnica chiamata litografia ultravioletta estrema (EUV), della quale abbiamo parlato nell’articolo cui abbiamo fatto riferimento in apertura.
Gli ingegneri di TSMC parlano della possibilità di ottenere una densità di transistor superiore del 20% con i consumi energetici che si abbasseranno tra il 6% e il 12%.
L’azienda non ha parlato di miglioramenti in termini di performance: ovviamente non è detto che non ve ne siano ma l’obiettivo primario potrebbe essere quello di ridurre i consumi.

Confermando le indiscrezioni di maggio scorso, TSMC ha anticipato che ad aprile 2019 inizierà la produzione dei primi esemplari di chip a 5 nm (N5).
Si tratterà ovviamente di test che permetteranno, secondo i programmi dell’azienda, di implementare tutte le migliorie necessarie per avviare la produzione di massa entro metà 2020.

La corsa alla miniaturizzazione più spinta sembra non riguardare ancora Intel che dovrebbe migrare al processo costruttivo a 10 nm solo nel 2019: Intel: 15 miliardi per rafforzare la produzione di processori.
Come abbiamo cercato di evidenziare nell’articolo No, Intel non smetterà di produrre processori pubblicato quest’estate, spesso alcuni produttori giocano molto con il marketing. E spesso il rischio è quello di paragonare mele con pere.

Va infatti valutato quanto il passaggio a un processo costruttivo maggiormente miniaturizzato offra un aumento marcato della densità di transistor. Altrimenti c’è molto fumo negli occhi.
Per Intel i problemi potrebbero iniziare a manifestarsi se AMD riuscisse a portarsi rapidamente sui 7 nm mentre la società di Santa Clara fosse permasta sul mercato con i suoi processori 14 nm+++.

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