Il Garante Privacy italiano torna sul tema Google Street View ponendo alcuni paletti attorno alle attività del colosso di Mountain View. La raccolta di archivi fotografici (foto panoramiche a 360 gradi) lungo le strade extraurbane e le vie di città e cittadine del Belpaese è un’operazione legittima: Google mette a disposizione degli utenti strumenti per segnalare eventuali problemi legati alla privacy. Attraverso le pagine di Google Maps, infatti, è possibile richiedere l’eliminazione di una foto che ritrae la propria abitazione (nel caso in cui non si gradisse la sua pubblicazione online su Street View), l’oscuramento di volti e di targhe che dovessero essere stati ignorati dall’algoritmo automatizzato di Google (è sufficiente cliccare sul link Segnala un problema).
Per il Garante, tuttavia, l'”oscuramento” dei volti potrebbe non essere sufficiente: una persona, infatti, potrebbe essere riconoscibile sulla base di alcuni dettagli come abiti, accessori ed altri “indizi sintomatici”.
Dall’ufficio del Garante Privacy “nostrano” arrivano poi nuove regole che Google dovrà seguire se vorrà continuare a “scattare” foto panoramiche lungo le strade italiane: le autovetture del colosso di Mountain View, dotate dell’apposita apparecchiatura in grado di acquisire le immagini, dovranno “annunciarsi”. Informazioni sul percorso compiuto dalle “Google cars” dovranno essere tempestivamente rese note (con almeno tre giorni di anticipo) attraverso le pagine dei quotidiani (all’interno della “cronaca locale”), per mezzo di messaggi radiofonici oltre che sul sito web del servizio.
Le autovetture di Google dovranno poi essere chiaramente visibili esponendo segni di riconoscimento inequivocabili in modo tale che il cittadino possa scegliere se “farsi riprendere” o meno. Le sanzioni alle quali Google potrebbe andare incontro non ottemperando alle richieste potrebbero essere comprese tra 30.000 e 180.000 euro.
La notizia delle disposizioni di Francesco Pizzetti, presidente dell’Autorità Garante per la Privacy dal 2005, stanno rimalzando Oltreoceano proprio in queste ore. Vedremo quali saranno le reazioni della società fondata da Page e Brin.
Per il momento, Aan Eustace, Senior VP Engineering & Research di Google, ha pubblicato una sorta di “mea culpa” nelle pagine del blog ufficiale dell’azienda. “A maggio abbiamo erroneamente raccolto frammenti di dati in transito su connessioni wireless non protette“, ha ribadito Eustace facendo riferimento all’attività di “sniffing” posta in essere, sino a qualche tempo fa, dai sistemi installati sulle vetture di Google. “Abbiamo da sempre lavorato duramente per guadagnare la fiducia degli utenti e siamo ben consci di aver commesso un grossolano errore. Gli ultimi mesi sono stati dedicati al rafforzamento delle nostre policy per ciò che concerne i temi relativi alla tutela della privacy ed alla sicurezza; abbiamo poi intessuto una serie di colloqui con le autorità regolatorie a livello mondiale“.
Eustace ha rivelato che nella maggior parte delle situazioni le vetture di Google hanno raccolto solo dati frammentari, praticamente inutilizzabili. “Tuttavia, in alcune circostanze, sono state intercettate intere e-mail, indirizzi Internet e pasword. Vogliamo eliminare tali dati prima possibile“, ha aggiunto l’ingegnere di Google rimarcando come l’azienda non abbia mai fatto uso di tali informazioni. Maggiori informazioni sono reperibili in questi nostri articoli.