Scegliere uno smartphone: le caratteristiche da esaminare

Quando si valuta l'acquisto di un nuovo smartphone, massima attenzione dovrebbe essere riposta nell'analisi delle sue caratteristiche.
Scegliere uno smartphone: le caratteristiche da esaminare

Quando si valuta l’acquisto di un nuovo smartphone, massima attenzione dovrebbe essere riposta nell’analisi delle sue caratteristiche.
Quali sono le peculiarità sulle quali è bene soffermarsi nello scegliere uno smartphone? Come ottenere un giudizio complessivo sulle prestazioni offerte dallo smartphone che si è in procinto di acquistare?

1) Il display

Il display è uno dei componenti sui quali l’utente pone senza dubbio immediatamente la sua attenzione. Lo schermo multitouch, in uno smartphone, è infatti l’elemento con quale si interagirà quotidianamente: è quindi essenziale che le caratteristiche del display soddisfino le proprie aspettative.
Quando si valuta il display valgono sicuramente alcune delle considerazioni che avevamo fatto in merito alla scelta dello schermo di un televisore (Scegliere monitor e schermi: alcune informazioni da tenere a mente): la risoluzione, quindi, è uno degli aspetti che generalmente gli utenti corrono ad esaminare.
Se il display è 1080p, significa che è in grado di offrire una risoluzione pari a 1.920×1.080 pixel, la stessa che viene garantita da un TV di recente fattura. Le immagini, però, appariranno ovviamente molto più nitide su un display di uno smartphone con una diagonale, ad esempio, di 5 pollici rispetto a quanto accade sullo schermo di un computer da 24 pollici o su un TV da 42 pollici.
Concentrarsi sempre e solo sulla risoluzione può essere però fuorviante.

Lo schermo di uno smartphone di dimensioni maggiori che fornisce una risoluzione elevata potrebbe non essere nitido come uno schermo di dimensioni minori e di risoluzione più bassa.
Il valore che dev’essere ben soppesato è quello relativo ai PPI (pixels per inch ossia pixel per pollice). Tale valore misura la densità di pixel presenti in un pollice lineare su uno schermo digitale. È uno dei più importanti indicatori della “qualità” di un display dal momento che esprime un valore assoluto rapportato alla risoluzione ed alle dimensioni dello schermo: più è alto il valore di PPI, più le immagini visualizzate risulteranno nitide.

A questo indirizzo si possono trovare i valori di PPI di alcuni smartphone mentre questo strumento consente di effettuarne un calcolo allorquando si avessero a disposizione solo la risoluzione e la dimensione dello schermo.

L’altro parametro da controllare a riguardo del display di uno smartphone è la tecnologia con la quale lo schermo è stato realizzato:

IPS-LCD. È la soluzione di tipo tradizionale (presentata nel 1996 da Hitachi e perfezionata da LG), dotata di retroilluminazione, che consente di ottenere angoli di visione estremamente ampi (molto vicini ai 180 gradi). La resa dei colori è molto fedele; i bianchi sono di elevata qualità ed il consumo energetico è piuttosto contenuto.
I tempi di risposta degli IPS-LCD sono più elevati rispetto ai vecchi TFT ma risultano comunque irrilevanti sugli smartphone. In alcune configurazioni, inoltre, gli IPS-LCD possono evidenziare un problema di riflessi.
L’iPhone 5S è un esempio di dispositivo che utilizza uno schermo IPS-LCD.

OLED/AMOLED. Si chiamano AMOLED gli schermi OLED a matrice attiva (AM). È la tecnologia sulla quale Samsung ha deciso di investire molto negli ultimi anni seppur contraddistinta da un costo superiore.
Rispetto ai classici LCD, gli OLED non necessitano della retroilluminazione perché i pixel sono in grado di emettere luce propria e, di conseguenza, ridurre consumo di energia ed aumentare l’autonomia della batteria.
Nel caso degli OLED un pixel nero risulterà completamente spento e non sarà necessario alcun consumo di energia per gestire quel pixel.
Dal punto di vista tecnico, gli OLED sono costituiti da materiali elettroluminescenti la cui struttura è costituita essenzialmente da carbonio (elementi organici). Effettuando dei “drogaggi” (aggiunta di atomi non facenti parte del semiconduttore originale) è possibile modificare il comportamento del materiale variando il “colore” della luce emessa (da bianca in rossa, verde e blu). Combinando tre display di piccolissime dimensioni, si può fare in modo che l’occhio umano percepisca qualunque colore (rosso, verde e blu sono colori primari).
Grazie alle loro specificità, gli OLED possono garantire neri profondi e contrasti migliori rispetto agli IPS-LCD.
Samsung, inoltre, nel corso degli anni è riuscita ad avvicinare l’angolo di visione ottenibile con i suoi AMOLED a quello degli IPS-LCD.

Super LCD e Super AMOLED. Sono semplicemente migliorie delle versioni iniziali delle tecnologia IPS-LCD ed AMOLED.
Nel caso del Super LCD, grazie alla collaborazione nata nel 2004 tra Sony e Samsung, si è ottimizzato il livello del nero e l’angolo di visione.
I Super AMOLED, invece, propongono display meno suscettibili ai riflessi, più luminosi e capaci di ridurre ultiormente i consumi energetici.

2) Memoria e storage

Il quantitativo di RAM offerto da uno smartphone è certamente un aspetto importante ma non è così cruciale come sul versante personal computer.
Le ragioni sono piuttosto semplici: le applicazioni mantenute in esecuzione sul telefono occupano complessivamente un quantitativo di memoria assai più ridotto rispetto a quanto accade su PC. Gli sviluppatori, infatti, sono obbligati a sottostare a delle limitazioni hardware piuttosto restrittive.

Sebbene, quindi, il quantatitivo di memoria disponibile per la memorizzazione non volatile di applicazioni e dati (storage) sia un aspetto probabilmente più importante, sarebbe bene orientarsi su un dispositivo mobile che, indipendentemente dal sistema operativo installato, sia dotato di almeno 1 GB di RAM.

Sul versante Android, un’applicazione gratuita come Clean Master consente di avere un’idea di come la memoria RAM e lo storage sono utilizzati: Pulire Android e scoprire le applicazioni pericolose con Clean Master.

3) Il processore

Nessuno smartphone utilizza un processore montato su un socket, il connettore elettrico presente ad esempio nelle schede madri per personal computer.
I dispositivi mobili, piuttosto, utilizzano un System-on-a-Chip (SoC) ovvero un circuito integrato che oltre al processore centrale integra tutta una serie di sottosistemi addizionali (sezione video, RAM, circuiteria input/output,…).
Mentre il mondo dei personal computer è storicamente dominato da Intel ed AMD, sul versante smartphone il mercato è molto più vario e i SoC sono realizzati da un numero molto più ampio di produttori.

A titolo informativo, questa pagina contiene una lista dei principali produttori di SoC, utilizzati negli smartphone e nei tablet.

Anche nel caso dei SoC, comunque, è bene esaminare la frequenza operativa del processore e, soprattutto, il numero di core ossia di unità operative montate nel medesimo package.

Il nostro consiglio, comunque, è quello di controllare periodicamente i benchmark pubblicati online: consentiranno di avere una precisa indicazione sulle reali prestazioni di un dispositivo paragonate con gli altri device disponibili sul mercato.
I benchmark migliori sono i seguenti:
Geekbench
PassMark
Anandtech

Sui dispositivi Android è possibile scaricare ed installare AnTuTu Benchmark, un’app gratuita che permette di valutare tutte le componenti dello smartphone e di ottenere un giudizio finale.
Il punteggio assegnato da AnTuTu Benchmark allo smartphone viene poi paragonato con altri modelli di dispositivi a disposizione sul mercato.
Dopo aver eseguito un test, è possibile appurare immediatamente quali sono i punti di forza dello smartphone in proprio possesso e quali aree lasciano invece a desiderare.

C’è da dire che AnTuTu Benchmark non può essere considerato affidabile al 100%. Samsung, ad esempio, avrebbe effettuato alcune ottimizzazioni sui suoi prodotti che permetterebbero di ottenerere risultati migliori del 20% rispetto a quelli probabilmente più vicini alla realtà (fonte: Anandtech). Non è escluso che altri produttori possano aver messo in campo iniziative similari.

I risultati possono essere paragonati anche con quelli prodotti installando ed eseguendo sullo smartphone l’app benchmark di Qualcomm, Vellamo Mobile.

4) Connettività

Tutti gli smartphone più recenti ormai offrono la possibilità di collegarsi alla rete Internet attraverso un collegamento Wi-Fi oppure utilizzando la connessione dati dell’operatore telefonico in modalità 3G o LTE.

Sul versante Wi-Fi, le specifiche più aggiornate sono quelle a cui si fa comunemente riferimento con la sigla IEEE 802.11ac. Si tratta del successore dello standard 802.11n, capace di estendere il raggio di copertura del segnale (fino a 200 metri, almeno in linea teorica) ampliando, allo stesso tempo, la larghezza di banda disponibile (1 Gbps).
802.11ac può essere considerato come il Wi-Fi di quinta generazione che ambisce a diventare la miglior soluzione per lo scambio di dati in streaming, per le applicazioni videoludiche e per venire incontro alle esigenze di coloro che necessitano di elevate velocità di trasferimento delle informazioni. I dispositivi compatibili 802.11ac restano in grado di dialogare con access point e router wireless usando le più vecchie specifiche 802.11b/g/n.

Il Samsung Galaxy S5, ad esempio, usa un chip 802.11ac che può consentire il trasferimento dati fino a 430 Mbps, da quattro a sei volte più velocemente rispetto all’iPhone 5S ed al Galaxy S4, compatibili 802.11n.
Avere a disposizione un router Wi-Fi che non supporta 802.11ac, comunque, rende il supporto delle specifiche da parte di un qualunque dispositivo mobile assolutamente inutile dal momento che – per lo scambio dei dati – verranno usati gli standard più vecchi.
802.11ac, inoltre, può funzionare solamente sulla banda wireless da 5 GHz, molto meno affollata rispetto a quella da 2,4 GHz sulla quale sono in grado di comunicare tutti i dispositivi Wi-Fi (vedere Che differenza c’è tra WiFi 2,4 GHz e 5 Ghz?).

Più importante, almeno allo stato attuale, è verificare l’eventuale supporto dello smartphone per le connessioni LTE in mobilità.

Acronimo di Long Term Evolution, LTE indica la più recente evoluzione degli standard di telefonia mobile. Sulla carta, una connessione LTE può garantire un’ampiezza di banda nettamente superiore rispetto ad HSDPA/HSDPA+ (tipicamente fino a 100 Mbps in download e 50 Mbps in upload).
Un dispositivo mobile compatibile LTE, quindi, può consentire di connettersi alle nuove reti che i vari operatori telefonici italiani stanno via a via allestendo in questi mesi.

A partire dal 1° gennaio 2013, il Ministero dello Sviluppo Economico ha dato il via libera all’utilizzo della banda a 800 MHz da parte degli operatori telefonici. È probabilmente la banda più ambita perché utilizzando tale frequenza le società di telecomunicazioni possono allestire una rete mobile a banda larga di nuova generazione (presentata commercialmente con l’appellativo 4G) controllando i costi (gli investimenti sono più contenuti rispetto alle altre bande) e, soprattutto, avendo la possibilità di offrire una miglior copertura sul territorio (l’impiego di frequenze trasmissive basse permette di attraversare gli ostacoli più “difficili”); le frequenze superiori agli 800 MHz consentono di coprire aree decisamente più contenute. Telecom Italia e Vodafone si aggiudicarono, ciascuna, due blocchi trasmissivi sugli 800 MHz, un blocco sui 1.800 MHz e tre blocchi sui 2.600 MHz; Wind due sugli 800 MHz e quattro sui 2.600 MHz; 3 Italia uno sui 1.800 MHz e quattro sui 2.600 Mhz.

LTE, comunque, può essere considerata una tecnologia di quarta generazione (4G) solamente per fini di marketing (ITU: WiMax e LTE un’evoluzione ma non sono “4G”); sarà infatti solamente LTE Advanced (insieme con WiMAX 2.0) a poter essere considerata davvero 4G anche sul piano tecnico: Download a 250 Mbps con l’LTE Advanced di Vodafone.

Come inciso, è ancora una volta importante osservare che l’ampliamento della banda a disposizione delle utenze mobili dovrebbe essere affiancato da offerte commerciali – presentate dai vari operatori – che possano garantire soglie di traffico più adeguate. Ad una velocità di 50 Mbps, 2 GB si consumano poco più di… 5 minuti.

5) Fotocamera

La fotocamera digitale (quella “migliore” è sempre montato sul dorso) di uno smartphone è forse uno di quei componenti che meriterebbe di spendere il maggior numero di parole.
A parte Nokia, che ha voluto sorprendere con un modello di smartphone – il Lumia 1020 – dotato di una fotocamera da 41 Megapixel (Nokia presenta Lumia 1020: fotocamera da 41 Megapixel) gli altri modelli di dispositivi mobili presentano fotocamere che generalmente non superano gli 8-13 Megapixel.

La fotocamera di un “moderno” smartphone può essere oggi usata come sostituto di una “compatta”, a patto però che ci si trovi in buone condizioni di luce (impossibilità di alzare notevolmente la sensibilità ISO o di effettuare regolazioni in tal senso). Se le esigenze non sono professionali, quindi, e non si debbono effettuare stampe di grande formato, i limiti del sensore della fotocamera digitale che equipaggia uno smartphone possono essere più che accettabili.
Un numero di megapixel più elevato può inoltre non essere necessariamente indice di una maggiore qualità degli “scatti”: 13 Megapixel possono essere considerati oggi un valore più che sufficiente.

Piuttosto, funzionalità come lo slow motion e lo stabilizzatore d’immagine, entrambe gestite via software, consentono rispettivamente di ottenere video più chiari quando si “registrano” oggetti in rapido movimento e di eliminare i tremolii involontari introdotti tenendo lo smartphone in mano.

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