Diverse testate online si sono affrettate a scrivere che il Fraunhofer Institute avrebbe ufficialmente dichiarato la fine del formato MP3. In realtà, nonostante le alternative come AAC (Advanced Audio Coding) che certamente esistono e che dall’istituto vengono considerate come successori dell’MP3, il formato MP3 resta sempre attualissimo.
Come comunicato in una nota ufficiale, a fine aprile scorso si è semplicemente concluso il programma per la concessione in licenza di alcuni brevetti e software legati al formato MP3 (di proprietà di Technicolor e Fraunhofer IIS).
Tant’è vero che Red Hat ha annunciato l’integrazione ufficiale dei tool di codifica e decodifica MP3 nella distribuzione Linux Fedora. La decisione è figlia proprio dell’avvenuta scadenza dei brevetti.
MP3 non quindi affatto imboccato il viale del tramonto anche se i principali servizi di streaming online stanno ad esempio utilizzando i più moderni codec ISO-MPEG come la già citata famiglia AAC o, in futuro, MPEG-H. Si tratta di codec capaci di offrire un più ampio numero di funzionalità e una migliore qualità audio con bitrate notevolmente inferiori rispetto a MP3.
Il formato MP3 ha rivoluzionato – o di fatto “ucciso”, secondo alcuni – il business della musica. L’utilizzo nell’ambito di progetti commerciali si è sempre rivelato un campo minato: gran parte delle applicazioni che facevano uso di strumenti di codifica MP3 senza autorizzazione sono state obbligate alla chiusura o si sono viste recapitare delle missive cease and desist.
Nel chiudere il programma di licenza legato a MP3, l’istituto Fraunhofer ha voluto ringraziare tutti i licenziatari che nel corso degli ultimi 20 anni hanno contribuito a renderlo il codec audio de facto.