Le unità SSD sono diventate molto più affidabili che in passato: questo è un dato di fatto. La durata degli SSD è un parametro di cui non bisogna preoccuparsi eccessivamente: è importante però abbracciare politiche di backup dei dati efficaci applicando almeno la regola 3-2-1.
Il tempo che passa e le temperature di esercizio rappresentano minacce concrete per l’integrità dei dati memorizzati negli SSD piuttosto che il numero delle scritture. E un SSD può morire senza avvisaglie da parte del sistema SMART privando l’utente di dati importanti: da qui, ancora una volta, l’importanza di utilizzare strategie di backup utili a superare anche situazioni disastrose (disaster recovery).
C’è però un aspetto del quale si parlava tanto quanto furono presentati i primi modelli di SSD ma che con gli anni è un po’ passato “nel dimenticatoio”.
Uno dei problemi lamentati anni fa con maggiore frequenza nel caso delle unità a stato solido consisteva nella perdita di dati dopo un’interruzione di corrente. Dopo le prime generazioni, cinque o sei anni fa è stato raggiunto un momento in cui l’improvvisa interruzione dell’alimentazione non costituiva più un problema.
La maggior parte degli SSD sul mercato usa una cache DRAM per ottimizzare la latenza e la larghezza di banda. Ovviamente quando si toglie l’alimentazione i dati conservati nella memoria DRAM vengono persi, almeno nel caso delle unità SSD consumer e prosumer.
Il fatto è che i chip DRAM contengono dati importanti, non sono informazioni in attesa di essere trasferite alle memorie NAND. Le DRAM contengono ad esempio il Flash Transition Layer (FTL) dell’unità SSD, utilizzato come mappa per verificare dove sono memorizzati i dati. Nel caso in cui l’FTL dovesse danneggiarsi, anche l’intero contenuto dell’unità SSD potrebbe risultare inaccessibile.
Per evitare situazioni simili i produttori di SSD usano diversi approcci che aiutano a scongiurare perdite di dati.
Secondo quanto riferisce Russ Bishop, però, l’interruzione dell’alimentazione sarebbe tornata a rappresentare una “bestia nera” per alcuni modelli di SSD piuttosto recenti.
Di solito la combinazione di un controller moderno e l’utilizzo di una serie di condensatori permette uno spegnimento controllato dell’unità SSD in caso di black out elettrici.
Come scoperto da Bishop, però, alcune unità (vengono citate le Gold P31 di SK Hynix e le Rocket di Sabrent) avrebbero evidenziato perdite di dati.
Gli SSD citati avrebbero evidenziato una perdita di dati proprio a fronte del mancato trasferimento di informazioni dalla DRAM ai chip NAND.
È verosimile che i problemi risiedano in qualche bug nella programmazione del controller: certo è che a questo punto è fondamentale approfondire la tematica.
Mentre il Samsung 970 Evo Plus e il Western Digital WD Red SN700 non hanno evidenziato alcun problema dopo l’interruzione dell’alimentazione, Bishop anticipa che estenderà i test ad altre unità tra cui Intel 670P, Samsung 980 (un’unità senza DRAM), Crucial P5 Plus e altri modelli per accertarne il comportamento.
Un nuovo buon motivo per scegliere un gruppo di continuità o UPS per PC e altri dispositivi.