Sino ad oggi non erano mai stati pubblicati giudizi sull’affidabilità delle unità SSD emessi dopo una contemporanea verifica di un buon numero di campioni.
Sono state effettuate “prove sul campo” sottoponendo le unità SSD alla scrittura di elevati quantitativi di dati, molto superiori al dato fornito come limite da parte dei produttori ma finora non si avevano riscontri relativi all’utilizzo degli SSD in situazioni reali.
Anche nei datacenter, ad esempio, gli SSD sono oggetti piuttosto nuovi e non erano stati raccolti dati sufficienti per trarre conclusioni di una certa rilevanza.
Il quadro, però, è destinato a cambiare con la presentazione dello studio Fast 2016, elaborato dalla professoressa Bianca Schroeder, docente presso l’Università di Toronto e da Raghav Lagisetty e Arif Merchant di Google.
L’indagine, che verrà presentata ufficialmente venerdì prossimo, si preannuncia molto interessante perché lo studio si basa sui test condotti su milioni di unità SSD, sia consumer che enterprise, nel corso di 6 anni.
Sono dieci i modelli di SSD presi in esame, tutti facenti uso di diverse tecnologie per la gestione delle memorie flash: MLC, eMLC e SLC (vedere l’articolo Quale SSD comprare: differenze e consigli per l’acquisto).
Nell’attesa di prendere visione del documento finale che sarà oggetto di presentazione tra qualche giorno, sono nel frattempo trapelate alcune conclusioni dello studio sicuramente degne di nota:
– Il parametro Raw Bit Error Rate (RBER) dichiarato nelle specifiche dai vari costruttori, globalmente cresce con un ritmo inferiore rispetto a quanto ritenuto via a via che l’unità SSD viene usata nel corso del tempo. Inoltre RBER non appare legato ad altri parametri.
– Gli SSD presentano problemi con una frequenza nettamente inferiore rispetto agli hard disk tradizionali ma quando questi si presentano c’è una probabilità nettamente maggiore di perdere dati. Con le unità SSD, quindi, il backup dei dati è cosa ancora più importante.
– La specifica riportante l’indicazione Uncorrectable Bit Error Rate (UBER) può essere ignorata perché non rappresenterebbe un dato affidabile.
– Le più costose unità SSD SLC di fascia alta non si sono rivelate più affidabili dei modelli MLC.
– Tra il 30% ed l’80% delle unità SSD provate durante i test avrebbe evidenziato la presenza di almeno un blocco malfunzionante; il 2-7% un chip di memoria malfunzionante entro i primi quattro anni dall’installazione.
Secondo lo studio, poi, uno dei fattori che può portare a problemi nel caso delle unità SSD è l’età. Molto più che il numero di scritture.
Per maggiori informazioni, suggeriamo la lettura dei seguenti articoli:
– La durata degli SSD è un parametro di cui preoccuparsi?
– Temperature elevate danneggiano gli SSD? Data retention
Torneremo sull’argomento non appena i risultati dell’indagine saranno ufficialmente resi di dominio pubblico.