Il magnate del file sharing, Kim Schmitz (nella foto), meglio conosciuto con lo pseudonimo di Kim Dotcom, è stato scarcerato dietro il versamento di una cauzione. Arrestato in Nuova Zelanda era stato messo in carcere per l’affaire Megaupload, dopo il “blitz” condotto dall’FBI. Il terzo tentativo messo in campo dai legali di Schmitz è andato a buon fine con i giudici che hanno ritenuto non più proporzionata la misura detentiva (i beni dell’ex CEO di Megaupload sono stati infatti posti completamente sotto sequestro da parte delle autorità). Secondo quanto disposto dalla corte, l’accusa non avrebbe dimostrato in modo chiaro che l’imputato disporrebbe di ulteriori proprietà nascoste alle indagini degli inquirenti. Così, Kim Dotcom – in carcere dallo scorso 20 gennaio – torna in libertà pur dovendo sottostare a numerose limitazioni: non potrà allontanarsi oltre un raggio di 80 chilometri dalla sua lussuosissima residenza di Coatesville, in Nuova Zelanda, non utilizzare elicotteri – che non potranno atterrare nei dintorni della sua abitazione – né utilizzare alcun tipo di collegamento alla rete Internet.
Il Dipartimento della Giustizia americano, però, potrebbe presto spingere l’acceleratore sulla richiesta di estradizione: negli Stati Uniti, infatti, l’ideatore di Megaupload è accusato, insieme con altri sei collaboratori, di violazione delle leggi sul copyright e su di lui pende una “sanzione” di 500 milioni di dollari. Con una prima udienza, a marzo, inizierà a profilarsi “il destino” di Dotcom.