Domani l’Europarlamento metterà nuovamente ai voti il testo della riforma in materia di copyright decidendo se approvare o meno anche i contestatissimi articoli 11 e 13.
Come scrive Wikipedia, che si è autocensurata per sensibilizzare gli utenti sull’importanza che l’Europa esprima il suo diniego in vista della possibile approvazione delle nuova normativa, “la direttiva darà agli editori il potere di limitare la diffusione di notizie e titoli in ogni sito altrui (articolo 11); costringerà inoltre quasi tutti i siti ad analizzare preventivamente ogni contributo dei propri utenti per bloccarli automaticamente se non autorizzati dalle industrie del copyright (articolo 13)“.
Come abbiamo visto in passato (L’approvazione della nuova legge europea sul copyright e dei discussi articoli 11 e 13 si allontana), l’articolo 11 imporrebbe ai siti web che aggregano (in estratto, quindi non nella versione originale) contenuti provenienti da diverse fonti di versare un obolo in denaro a chi quei contenuti li ha creati e pubblicati in rete.
Google ha già anticipato che se la legge dovesse passare, valuterà la chiusura del servizio News in Europa: La link tax ovvero la fantasiosa manovra per far pagare Google farà un buco nell’acqua.
La stessa azienda ha inoltre presentato un’anteprima dell’ipotetico look del motore di ricerca se il Parlamento europeo dovesse esprimersi favorevolmente sul testo della riforma: Normativa europea a tutela del copyright: il motore di ricerca diventerà una landa deserta.
Per quanto riguarda l’articolo 13, in caso di approvazione della legge, servizi e siti web saranno tenuti ad esaminare tutti i contenuti oggetto di upload da parte degli utenti e a bloccare fattivamente la pubblicazione di quelli ritenuti lesivi dell’altrui diritto d’autore.
Contrari al contenuto degli articoli 11 e 13 c’è EDiMA, associazione europea che rappresenta le principali piattaforme online come Airbnb, Allegro, Amazon EU, Apple, eBay, Expedia, Facebook, Google, King, Microsoft, Mozilla, Oath, OLX, Snap Inc., TripAdvisor, Twitter, Veon Digital e Yelp, l’organizzazione Creative Commons, gli stessi Tim Berners-Lee, Vint Cerf, Bruce Schneier, Jimmy Wales e Mitch Kapor.
Un fronte compatto che ritiene assai pericolosa e controproducente la strada imboccata in sede europea.
Il rischio concreto è infatti quello di non combattere in modo efficace la pirateria online mettendo in difficoltà gli editori e trasformando sempre più la rete in uno strumento per la sorveglianza di massa e il controllo degli utenti.
Wikipedia, che come accennato in apertura ha deciso di oscurare temporaneamente tutti i contenuti della sua enciclopedia collaborativa (in realtà i contenuti ci sono tutti, basta premere CTRL+U
per accedere al sorgente delle pagine; sono state soltanto applicate delle “pecette” di colore nero usando codice JavaScript e tre semplici attributi a livello di CSS…), ha invitato gli utenti a contattare in prima persona i parlamentari europei sostenendo il fronte del “no”.