Nei giorni scorsi è successo ciò che fino a qualche anno fa nessuno avrebbe mai ipotizzato: Richard Stallman, fondatore della Free Software Foundation, uno dei principali esponenti del movimento del software libero si è recato presso il “quartier generale” di Microsoft.
Com’è noto, infatti, la posizione di Microsoft nei confronti di Linux, dell’opensource e del software libero è radicalmente cambiata. Basti pensare che molteplici progetti sono oggi alla base di Azure, che le macchine Linux sono le più virtualizzate sulla piattaforma e che Windows 10 integra un sottosistema Linux (WSL). Nell’articolo Microsoft entra in Open Invention Network e concede 60.000 suoi brevetti in cui si parla dell’ingresso dell’azienda guidata da Satya Nadella in Open Invention Network, si citano le partecipazioni alla Open Source Initiative (OSI) e alla Linux Foundation.
Come spiegato nell’articolo Microsoft torna ai fasti di un tempo: 850 miliardi di capitalizzazione, Linux, opensource e software libero sono divenuti un vero e proprio volano per il business dell’azienda.
Stallman, in un breve post pubblicato sul suo sito personale, ha fatto presente di aver ricevuto un invito per tenere un discorso durante un evento organizzato a Redmond. Il “guru”, forse prendendo in contropiede molti, ha accettato fornendo però qualche chiarimento in seguito ai tanti commenti che si sono susseguiti in questi giorni.
“Penso che alcuni dirigenti Microsoft siano seriamente interessati alle questioni etiche che hanno a che fare con il software e potrebbero essere interessati a realizzare alcuni dei suggerimenti/richieste specifiche che ho presentato“, fa presente Stallman. “Ho iniziato con una lista di azioni che aiuterebbero la comunità del software libero. (…) Microsoft non mi ha dato alcuna promessa di cambiamento; non ne ho chiesto nessuna“.
Secondo Stallman non vi sarebbero stati “intenti seduttori” da parte di Microsoft né il tentativo di ricevere un endorsement su ciò che l’azienda sta facendo da qualche tempo a questa parte.
Il programmatore, informatico e attivista statunitense invita insomma a “giudicare le azioni future di Microsoft per la loro natura e i loro effetti“. Stallman invita a valutare l’azione di Microsoft senza essere prevenuti superando addirittura quella visione risalente al 1997 ancora oggi pubblicata sul sito del progetto GNU della Free Software Foundation.
Per Stallman, però, Microsoft dovrebbe finalmente rinnegare quelle dichiarazioni che l’allora CEO Steve Ballmer – fresco di nomina – rese nel 2001. Nel corso di un’intervista rilasciata al Chicago Sun-Times, Ballmer dichiarò che “Linux è un cancro che si attacca, nel senso della proprietà intellettuale, a tutto ciò che tocca“, dopo averlo precedentemente definito “un giocattolo”.
Dopo le dimissioni da Microsoft (a febbraio 2014 il suo posto è stato assunto da Nadella), Ballmer ha detto che ora ama Linux perché oggi aiuta a rimpinguare le casse dell’azienda mentre una volta minacciava Windows, Office e gli altri prodotti della società fondata da Bill Gates e Paul Allen.
A questo proposito, Stallman ha voluto precisare che “il movimento del software libero non è contro il profitto in quanto tale; non siamo il semplicistico opposto del capitalismo estremo che sostiene che il profitto giustifica qualsiasi mezzo. Noi approviamo ciò che rispetta la libertà degli utenti, che sia fatto per profitto o meno, e condanniamo ciò che calpesta la libertà degli utenti, che sia fatto per profitto o meno“.
A corollario del suo storico intervento “in quel di Redmond”, Stallman ha presentato una sorta di decalogo ai manager di Microsoft. Si tratta di una serie di suggerimenti su ciò che, a suo avviso, l’azienda di Nadella dovrebbe fare nel prossimo futuro. Alcuni consigli non hanno davvero bisogno di commenti:
1) Mettere gli utenti nelle condizioni di “sbloccare” i loro sistemi. Niente più Secure Boot, funzionalità che secondo Stallman limita la libera scelta degli utenti: Come verificare se Secure Boot è abilitato.
2) Attivarsi affinché i dispositivi esterni siano più sicuri. Niente backdoor nei loro software e massima attenzione al codice che viene caricato dal sistema operativo.
3) Rendere pubblici i tentativi di attacco alla filosofia copyleft compiuti negli anni 2000. Distanziarsi dalle dichiarazioni dell’epoca di Ballmer e di Jim Allchin.
4) Incoraggiare il copyleft del codice delle applicazioni e delle librerie. Compresi i componenti di sistema e i vari tool.
5) Fare in modo che GitHub promuova il chiaro e corretto utilizzo delle licenze consigliando GPLv3 o successive.
6) Attivarsi per combattere l’applicazione del copyright sulle interfacce.
7) Rendere il web più usabile promuovendo l’accantonamento di JavaScript.
8) Implementare una piattaforma di ecommerce anonima che non richiede JavaScript utilizzando GNU Taler.
9) Pubblicare i dettagli sul funzionamento dell’interfaccia hardware di prodotti come HoloLens in modo che possa essere facilmente utilizzata con il software libero.
10) Rilasciare il codice sorgente di Windows sotto licenza GNU GPL.
Alcuni dei suggerimenti (forse una buona parte) appaiono francamente inaccoglibili da parte di un’azienda come Microsoft e forse oggi anche inattuabili. Difficile anche pensare a un Web senza JavaScript considerata anche la diffusione di linguaggi e framework derivati, creati a partire dall’originale linguaggio di scripting.