Quando si parla di display di smartphone e tablet o dei pannelli dei moderni TV si parla sempre di rapporto d’aspetto.
L’espressione è ampiamente utilizzata nel “mondo digitale” e nella fotografia.
Il rapporto d’aspetto, in inglese aspect ratio, esprime il rapporto tra larghezza e altezza di un rettangolo quale può essere lo schermo di un dispositivo elettronico o di un’immagine fotografica. Un quadrato ha un rapporto d’aspetto 1:1 perché larghezza e altezza si equivalgono; se il primo numero è notevolmente più elevato rispetto al secondo significa che in orizzontale c’è più spazio a disposizione.
Si pensi alla risoluzione Full HD (1080p) 1920×1080 pixel: il rapporto d’aspetto è in questo caso 16:9. Semplificando la frazione 1920/1080 si ottiene proprio 16/9.
Per anni il rapporto d’aspetto 16:9 è rimasto ed è ancora oggi lo standard per il broadcasting e la fruizione di contenuti video.
Rapporti d’aspetto utilizzati al cinema sono ad esempio 1.85:1 (widescreen) e 2.39:1 (notare l’uso dei decimali).
I monitor ultrawide utilizzati da molti appassionati di gaming utilizzano un rapporto d’aspetto 2.37:1 commercializzato come 21:9 con alcuni produttori che commercializzano anche prodotti 32:9. Questi ultimi hanno una diagonale pari a 49 pollici e una risoluzione di 3840×1080 pixel, un po’ come avere due monitor Full HD da 27 pollici affiancati.
Quando si prende in esame un dispositivo, quindi, la diagonale non dice tutto sulle dimensioni del display: per rendere gli smartphone più maneggevoli, facili da tenere con una sola mano, sono stati equipaggiati con display che tendono a essere più alti conservando sostanzialmente la larghezza abituale. In questo modo si scongiura l'”effetto mattonella” che contraddistingueva i cosiddetti phablet.
Il primo numero tende quindi a diventare più elevato perché comunque, nel caso degli smartphone, si dovrebbe pensare al display posto in modalità landscape ovvero in orizzontale.
Nel caso degli smartphone, per aumentare il valore della diagonale in pollici, si è progressivamente passati dai 16:9 a 18:9 per spingersi quindi a 19:9, 19.5:9 e in alcuni casi anche a 20:9. Non è improbabile che a questo punto si possa tornare alla proposta estrema 21:9 avanzata da LG qualche anno fa.
Ovvio che quando si tratta di gestire e visualizzare come immagini e video è fondamentale conservare il rapporto d’aspetto originale: deviare dal valore di partenza significa far apparire l’immagine innaturalmente allungata o schiacciata.
Conservando il rapporto d’aspetto del contenuto su schermi contraddistinti da un rapporto più “spinto” si genera il cosiddetto letterboxing effect ovvero la comparsa di bande nere nella parte superiore e inferiore.
Nel caso dei notebook l’utilizzo di un rapporto d’aspetto diverso dal 16:9, ad esempio 3:2 o 16:10, permette di avere una maggiore area disponibile in verticale così da poter visualizzare pagine web con uno scrolling minore e una porzione più ampia dei documenti.
Se i rapporti d’aspetto 16:9 e 21:9 sono generalmente migliori per fruire di contenuti multimediali, 3:2 e 16:10 sono decisamente più adatti per chi fa un uso professionale del PC e per coloro che desiderano migliorare la produttività. Viceversa un display 21:9 è particolarmente adatto agli appassionati di gaming perché possono contare su un campo visivo più ampio.
Di seguito una lista dei rapporti d’aspetto che contraddistinguono i vari display associati alle risoluzioni in pixel:
- 32:9: 3840×1080, 5120×1440
- 21:9: 2560×1080, 3440×1440, 5120×2160
- 16:9: 1280×720, 1366×768, 1600×900, 1920×1080, 2560×1440, 3840×2160, 5120×2880, 7680×4320
- 16:10: 1280×800, 1920×1200, 2560×1600
In termini di definizione delle immagini riprodotte dal display conta molto il valore ppi (pixel per inch): la densità dei pixel incide direttamente sulla qualità dell’immagine.