Con la nuova linea di schede grafiche dedicate Intel Arc l’azienda di Santa Clara si accinge a rivaleggiare con NVidia e AMD.
Abbiamo visto che le prime schede video dedicate Intel arriveranno sul mercato nel primo trimestre del 2022 e saranno contraddistinte dal nome Alchemist.
Tutti si stanno chiedendo se con Intel Alchemist le schede video della società guidata da Pat Gelsinger potranno sin da subito rivaleggiare con i modelli di punta delle “scuderie” NVidia e AMD.
Assistendo alla presentazione di Intel Arc è emerso che gli ingegneri dell’azienda sono stati in grado di sviluppare un’architettura altamente scalabile capace di contare su hardware specializzato sia per ray tracing che per l’intelligenza artificiale.
La gamma Intel Arc Alchemist ha unità per il ray tracing e array XMX che accelerano i carichi di lavoro correlati con le applicazioni per l’intelligenza artificiale (sia nei calcoli FP16 che INT8).
Trattandosi di un’architettura altamente scalabile Intel combina più core Xe per creare le varie configurazioni grafiche. Secondo le ultime informazioni i modelli top di gamma Alchemist useranno un totale di 32 core Xe.
Analizzando con attenzione le specifiche sin qui condivise da Intel è possibile anche dedurre, con una valutazione che è ovviamente molto approssimativa, le prestazioni attese nel caso delle schede video Alchemist.
La “punta di diamante” della serie Alchemist utilizzerà l’architettura Xe-HPG basata sul processo costruttivo a 6 nm di TSMC, 6 motori raster, 32 core Xe, 4.096 unità di esecuzione, 256 unità di texturing, 128 unità raster, 32 unità per il ray tracing, 512 core XMX, bus a 256 bit e 16 GB di memoria GDDR6.
La potenza computazionale in FP32 è quantificata in 16 TFLOPs mentre per le applicazioni di intelligenza artificiale si possono stimare 131 TFLOPs in FP16 e 262 TFLOPs in INT8.
In termini di potenza grezza la scheda più avanzata Alchemist si porrebbe sotto una NVidia RTX 3070 Ti capace di esprimere 21,7 TFLOPs ma supererebbe la AMD Radeon RX 6700 XT che si ferma a 12,4 TFLOPs. Tutti questi numeri sono riferiti ai calcoli in FP32 ovvero alle elaborazioni nel formato a virgola mobile a precisione singola (occupa 32 bit in memoria).
Se guardiamo i valori delle prestazioni in FP16 e INT8 la proposta di Intel sembra sulla carta decisamente più avanti rispetto alle schede della concorrenza.
In generale, comunque, il miglior modello di Intel Alchemist dovrebbe essere in linea con una RTX 3070 Ti e una Radeon RX 6800. Alcuni aspetti sono però per il momento impossibili da confrontare a causa delle particolarità di ogni architettura.
Limitandosi solo ad analizzare il ray tracing Alchemist avrà solo 32 unità nel modello top di gamma che però non sono direttamente paragonabili con le unità di NVidia e AMD, almeno per il momento, poiché non sappiamo esattamente come funzioneranno o quale livello di prestazioni grezze saranno in grado di assicurare. Non è tanto la quantità che conta, infatti, ma la potenza grezza di ogni unità.
Sul tavolo c’è anche la questione dei core XMX che accelereranno tutto il carico associato all’upscaling intelligente di XeSS. La tecnologia di Intel, un po’ come fa NVidia con DLSS, sfrutterà le reti neurali e l’analisi di vettori di movimento e history buffer per migliorare la qualità grafica degli oggetti in movimento.
I core XMX dovrebbero essere molto più potenti dei tensor core di NVidia e ciò potrebbe fare la differenza nell’aumentare efficacemente le prestazioni e la resa grafica.
L’idea di Intel sarebbe inoltre quella di rilasciare la sua tecnologia XeSS come prodotto opensource in modo da spronarne l’adozione e l’utilizzo da parte degli sviluppatori e degli stessi concorrenti.