Backblaze, noto provider USA che fornisce servizi cloud agli utenti (utilizzato anche per erogare il servizio Wormhole, per inviare file fino a 10 GB senza registrazione), ha pubblicato i dati relativi al primo trimestre 2021 che offrono un interessante spaccato sugli hard disk più affidabili.
Va tuttavia premesso che Backblaze, per sua specifica politica, sceglie hard disk consumer e semiprofessionali che vengono installati nei suoi data center e sottoposti a carichi così pesanti da essere lontani anni luce dall’utilizzo tipico che gli utenti fanno degli stessi dispositivi.
Se i workload in termini di continue operazioni di lettura e scrittura sono particolarmente gravosi, d’altro canto, va detto che gli hard disk scelti da Backblaze operano all’interno di ambienti controllati e a temperature ottimali. Un “must” quando si parla di data center.
Sebbene lo studio pubblicato da Backblaze sia assolutamente serio e approfondito (a riprova di ciò l’azienda condivide anche i dati di test, circa 68 GB in formato non compresso suddivisi in oltre 2.900 file in formato CSV), i risultati vanno sempre presi con le pinze proprio perché non direttamente riferibili agli scenari con i quali la maggior parte degli utenti hanno a che fare ogni giorno.
Backblaze fa sapere di utilizzare all’interno della sua struttura quasi 172.000 hard disk che vengono utilizzati per conservare e gestire i dati dei clienti. Grazie alla configurazione abbondantemente ridondata l’azienda riesce a sostituire qualunque disco fisso che iniziasse a evidenziare problemi sostituendolo con un modello nuovo senza sperimentare alcuna perdita di dati.
Il dato interessante, innanzi tutto, è che la percentuale di malfunzionamenti presentatisi mediamente ogni anno (AFR, annualized failure rate) non è mai stata così bassa. Segno evidente che la qualità complessiva dei dischi fissi sta crescendo.
Quattro modelli di unità hanno registrato zero guasti durante il primo trimestre 2021. Due di questi modelli, quello da 6 TB Seagate e il Toshiba da 4 TB, hanno un’età media di quasi sei anni e tassi di guasto annualizzati inferiori all’1%. Un dato che viene definito davvero impressionante.
Il Toshiba e il WDC entrambi da 16 TB hanno un’età media di 4,1 mesi e 0,4 mesi, rispettivamente. Anche in questo caso sono stati registrati zero malfunzionamenti: un risultato che viene valutato come un ottimo inizio.
Menzione particolare anche per i Seagate da 16 TB e il Toshiba da 14 TB con un solo guasto nel corso dell’ultimo periodo di rilevazione.
Backblaze conferma inoltre di aver iniziato a usare nei suoi data center anche unità SSD da almeno due anni.
In questi casi, però, l’azienda preferisce non fare ancora nomi perché nessuno dei modelli utilizzati può evidenziare un numero di giorni di utilizzo statisticamente rilevante.
Gli SSD sono utilizzati come unità di boot per i server storage e pur non conservando i dati dei clienti sono comunque impegnati in pesanti operazioni di lettura e scrittura gestendo file di log, dati diagnostici e molto altro ancora. I dati aggregati sono comunque decisamente incoraggianti.
Il valore AFR storico, tiene a sottolineare Backblaze, continua a scendere in maniera marcata: la percentuale pari all’1,49% è il valore più basso rilevato da quanto l’azienda ha iniziato a raccogliere dati statistici nel 2013.
La popolazione delle unità in forze presso Backblaze comprende modelli da 4 a 16 TB mentre l’età media varia da due settimane (WDC 16 TB) ad addirittura quasi sei anni (Seagate 6 TB).
Maggiori informazioni sono disponibili nell’analisi pubblicata a questo indirizzo.