Scegliere un SSD non è sempre una cosa semplice. Si tratta di prodotti che hanno fatto capolino sul mercato da pochi anni e da meno di un paio di anni vengono commercializzati a prezzi molto più accessibili che in passato.
Le unità SSD con capienza 240-256 GB sono probabilmente quelle più appetibili per la maggior parte degli utenti perché sono di solito le più convenienti come costo a megabyte, almeno allo stato attuale.
I valori relativi alla velocità di lettura/scrittura sequenziale indicano quanto rapido è un SSD nelle due operazioni, ad esempio quando si copiano diversi gigabyte di dati da un supporto di memorizzazione all’altro. Si tratta di un parametro, comunque, da prendere con le molle perché difficilmente, ad esempio, ci si troverà a scrivere un unico file, di grandi dimensioni, in maniera del tutto sequenziale.
Le prestazioni di ciascuna unità SSD vengono poi presentate offrendo il dato relativo alla velocità di lettura/scrittura 4K random.
In questo caso, le prestazioni dell’SSD vengono stimate prendendo in considerazione operazioni di lettura/scrittura multiple su file non memorizzati in maniera sequenziale. Le operazioni di lettura e scrittura vengono effettuate lavorando su 4 KB di dati per riflettere la situazione tipica: nelle situazioni reali, infatti, la maggior parte degli accessi sulle unità SSD sono casuali ed agiscono su blocchi di dati di piccole dimensioni.
Quest’informazione viene tipicamente espressa in IOPS ossia in operazioni al secondo.
Eseguendo un software benchmark su un hard disk tradizionale di tipo magnetomeccanico e su un SSD, utilizzando la medesima interfaccia (ad esempio, SATA 3), si potrà agevolmente rendersi conto delle differenze prestazionali.
Che cos’è un SSD
Cominciamo col dire che nessun hard disk tradizionale, magnetomeccanico, può neppure lontanamente avvicinarsi alle prestazioni offerte da un SSD.
Innanzi tutto, per riferirsi agli SSD, non si utilizzi mai il termine “dischi”. Un SSD, infatti, diversamente rispetto agli hard disk di tipo tradizionale, non contiene piatti ed elementi in movimento ma circuiti integrati per la memorizzazione dei dati.
I moduli di memoria che equipaggiano un SSD, altro non sono che chip flash di tipo NAND che sfruttano il cosiddetto effetto tunnel per modificare lo stato elettronico delle celle. Non è quindi più necessario affidarsi a soluzioni magnetiche e meccaniche.
Lo svantaggio derivante dall’utilizzo degli SSD è che, utilizzando memorie flash, sono contraddistinti da un numero finito di cicli di scrittura. Come spiegato nell’articolo La durata degli SSD è un parametro di cui preoccuparsi?, tuttavia, pur evitando di considerare gli SSD come supporti per la memorizzazione dei dati a lungo termine, tutti i prodotti più recenti garantiscono una durata per molti anni, grazie alla possibilità di scrivere petabyte di dati senza difficoltà (spesso molti più dati di quanto dichiarato dai produttori).
Anche in termini di data retention (abilità a conservare i dati memorizzati, anche senza essere alimentati per lungo tempo), gli SSD offrono ottime garanzie.
Per sicurezza, non si dovrebbe mai tenere un SSD non alimentato per tre mesi consecutivi ma, eccezion fatta per questa precauzione, ogni altro timore è da considerarsi fuori luogo.
A tal proposito, vi invitiamo alla lettura dell’articolo Temperature elevate danneggiano gli SSD? Data retention.
Il nostro consiglio, ad ogni modo, è quello di installare sistema operativo ed applicazioni sull’SSD, configurato come unità principale e salvare i dati, invece, su un più capiente hard disk tradizionale secondario (magari programmando il backup dei dati anche su un server NAS connesso in rete locale).
I parametri principali per scoprire quale SSD è più veloce
Per traccia “l’identikit” di un SSD sono generalmente sufficienti tre parametri:
1) IOPS (Input/Output Operations per Second). Come anticipato in precedenza, il numero di operazioni di lettura/scrittura che l’unità può compiere in ogni secondo.
2) Latenza. Il tempo necessario all’unità per avviare l’operazione richiesta.
3) Velocità di trasferimento dati. La velocità in MB/s con cui i dati vengono trasferiti nel dispositivo di memorizzazione o vengono copiati. L’hardware ed il software restano in attesa delle informazioni provenienti dalle unità di memorizzazione molto più che con qualunque altra sorgente di dati in ambito locale.
Le memorie DRAM possono trasferire dati ad oltre 20 GB/s. Per un buon SSD ci si attendono prestazioni in fase di trasferimento dati (sequenziale) superiori ai 400 MB/s.
Software benchmark come CrystalDiskMark o AS SSD Benchmark, consentono di mettere alla prova hard disk tradizionali e SSD con più test di lettura e scrittura.
In generale, ci si accorgerà che nella lettura/scrittura (I/O) sequenziale di un file da 16 MB, le differenze fra hard disk tradizionali (da qui in avanti definiti come HDD) e SSD non sono poi così marcate (un SSD è 3,5 volte più volte rispetto ad un HDD) in termini di IOPS.
Il quadro cambia radicalmente, invece, se si lavora con operazioni di lettura/scrittura a blocchi di 4 KB in maniera casuale (“random”). Tra l’altro, si tratta della situazione tipica con cui ci confrontiamo giornalmente.
In questo caso, le performance di un SSD sono migliori di uno o due ordini di grandezza rispetto agli HDD. Per dare qualche numero (non si prendano i dati come oro colato perché le performance degli SSD sono in continua evoluzione), solo per offrire un metro di paragone, per le I/O 4K random, gli SSD sono 50-60 volte più veloci rispetto agli HDD in lettura e 100-120 volte più veloci in scrittura (sempre in termini di IOPS).
A maggior ragione, non c’è storia neppure con un test I/O random 512 bytes: qui gli SSD “stracciano” pesantemente gli HDD.
Analizzando i risultati dei benchmark in termini di troughput in MB/s, tra HDD e SSD si dovrebbero rilevare le stesse differenze.
Osservando i dati relativi agli SSD si noterà quanto accennato nell’introduzione ossia che ad una v velocità di trasferimento dati (in MB/s) molto elevata, corrisponderanno prestazioni all’atto pratico più contenute nei test di lettura/scrittura random 4K. Rispetto agli HDD, tuttavia, un SSD avrà sempre un throughput 50-60 volte migliore in lettura e 100-120 volte migliore in scrittura (più o meno lo stesso valore rilevato in termini di IOPS).
Il tempo di accesso o latenza di un SSD, poi, è enormemente migliore rispetto a quello di un HDD.
Un HDD può offrire un tempo di accesso pari a 14-16 ms mentre un SSD 0,03 ms, oltre 500 volte migliore.
Attrezzandosi con un tool come HD Tune Pro ci si potrà ad esempio rendere conto di come le prestazioni di un hard disk tradizionale tendano a degradare mano a mano che si prosegue col trasferimento dei dati.
Come si può vedere nell’immagine sotto riportata, invece, la velocità di trasferimento dati si mantiene sostanzialmente costante nel caso di un SSD.
Si analizzi poi anche il dato relativo al tempo di accesso o latenza (in giallo): in un SSD resta contenutissimo e costante, in un HDD è oltre 500 volte più elevato ed è variabile.
Infine, due parole sulle memorie NAND utilizzate negli SSD.
Queste possono essere di varie tipologie e variano a seconda del prodotto: “Single Level Cell” (SLC), “Multi Level Cell” (MLC) e “Triple Level Cell” (TLC).
Le tre tipologie differiscono sulla base del numero di bit memorizzabili da ogni singola cella e riflettono i livelli di tensione che possono essere assunti. La TLC è la più economica e permette di conservare tre bit; la MLC (memorizza due o più bit) è un po´ più costosa; la SLC (un solo bit memorizzato per ciascuna cella) è la più costosa ma allo stesso tempo longeva e veloce.
Nella valutazione di un SSD ci sono sicuramente altri parametri da considerare ma quelli sin qui presentati consentono intanto di farsi un’idea sulle prestazioni di ciascuna unità.
Tra i migliori SSD economici in commercio
Crucial BX100 250 GB
– Capacità: 250 GB
– Durabilità: 72 TB
– Interfaccia: SATA 3
– Velocità di lettura (sequenziale): 535 MB/s
– Velocità di scrittura (sequenziale): 370 MB/s
– Lettura random 4K: 87.000 IOPS
– Scrittura random 4K: 70.000 IOPS
Samsung SSD 850 EVO 250 GB
– Capacità: 250 GB
– Durabilità: 75 TB
– Interfaccia: SATA 3
– Velocità di lettura (sequenziale): 540 MB/s
– Velocità di scrittura (sequenziale): 520 MB/s
– Lettura random 4K: 97.000 IOPS
– Scrittura random 4K: 88.000 IOPS
Samsung SSD 850 EVO 250 GB
– Capacità: 250 GB
– Durabilità: 75 TB
– Interfaccia: SATA 3
– Velocità di lettura (sequenziale): 540 MB/s
– Velocità di scrittura (sequenziale): 520 MB/s
– Lettura random 4K: 97.000 IOPS
– Scrittura random 4K: 88.000 IOPS
Transcend TS256GSSD370 256 GB
– Capacità: 256 GB
– Durabilità: 280 TB
– Interfaccia: SATA 3
– Velocità di lettura (sequenziale): 560 MB/s
– Velocità di scrittura (sequenziale): 320 MB/s
– Lettura random 4K: 70.000 IOPS
– Scrittura random 4K: 70.000 IOPS
Il parametro “durabilità” è quello indicato dal produttore e fa riferimento al quantitativo di dati scrivibile sull’unità prima che questa, potenzialmente, possa iniziare a manifestare problemi.
Tra i migliori SSD
Tra i migliori SSD in commercio, sempre con un taglio di 256 GB, ci sentiamo di consigliare i seguenti. Il primo, il Samsung 850 Pro, ha una durabilità dichiarata di 150 TB il che significa che si dovranno scrivere 40 GB di dati al giorno per 10 anni prima che l’unità inizi ad evidenziare qualche problematica.
Samsung SSD 850 Pro 256 GB
– Capacità: 256 GB
– Durabilità: 150 TB
– Interfaccia: SATA 3
– Velocità di lettura (sequenziale): 550 MB/s
– Velocità di scrittura (sequenziale): 520 MB/s
– Lettura random 4K: 100.000 IOPS
– Scrittura random 4K: 90.000 IOPS
SanDisk Extreme Pro 240 GB
– Capacità: 240 GB
– Durabilità: 80 TB
– Interfaccia: SATA 3
– Velocità di lettura (sequenziale): 550 MB/s
– Velocità di scrittura (sequenziale): 520 MB/s
– Lettura random 4K: 100.000 IOPS
– Scrittura random 4K: 90.000 IOPS
OCZ Vector 180 – 240 GB
– Capacità: 240 GB
– Durabilità: 90 TB
– Interfaccia: SATA 3
– Velocità di lettura (sequenziale): 550 MB/s
– Velocità di scrittura (sequenziale): 530 MB/s
– Lettura random 4K: 95.000 IOPS
– Scrittura random 4K: 90.000 IOPS
Formati delle unità SSD
Gli SSD sono generalmente commercializzati nei formati da 2,5 pollici, installabili quindi anche sui notebook oltre che nei formati mSATA e M.2.
Per sostituire l’hard disk di un notebook con un SSD, suggeriamo di fare riferimento all’articolo Come sostituire hard disk di un notebook con un SSD.
Un SSD mSATA viene spesso utilizzato sugli ultrabook o comunque sui dispositivi in cui è necessario ridurre al minimo gli spazi. Il connettore che contraddistingue un SSD mSATA è simile, almeno ad una prima occhiata, all’interfaccia PCI Express Mini Card ma non è elettricamente compatibile con quest’ultima (è necessario un controller SATA e non un controller PCI Express).
Nell’immagine, un SSD mSATA confrontato con un’unità da 2,5 pollici:
Più di recente hanno cominciato ad essere commercializzati i primi SSD basati su socket M.2.
Il socket M.2 è stato progettato per esaltare le prestazioni degli SSD ed è interessante non soltanto perché offre la possibilità, alle schede di espansione, di collegarsi al bus PCI Express ma anche a molti altri bus. Sviluppato per rimpiazzare le interfacce mSATA e mini PCI Express (due vecchi standard utilizzati per la connessione di SSD e schede Wi-Fi in molti notebook), M.2 permette l’utilizzo di schemi di connessione differenti che possono consentire il collegamento ad altri bus come USB 2.0, USB 3.0 SATA 3.0, DisplayPort e così via.
Con gli SSD M.2 le unità di memorizzazione diventano piccoli “moduli” da connettere alla motherboard, così come si farebbe con qualunque altra scheda.
Le specifiche SATA III o 3.0 (6 Gbps in termini di trasferimento dati, almeno in linea teorica) sono state definite, infatti, in un’epoca in cui gli hard disk magnetomeccanici, quelli di tipo tradizionale, la facevano ancora da padroni. Adesso, oltre all’interfaccia SATA, gli M.2 guardano appunto a PCI Express (PCIe) con il preciso intento di migliorare ulteriormente le prestazioni.
I più recenti SSD M.2 vengono accreditati di velocità di lettura e scrittura, rispettivamente, pari a 1.400-1.500 MB/s e 1.000 MB/s. Per la prima volta, quindi, si supera il gigabyte al secondo in scrittura su un’unità di memorizzazione.
Suggeriamo anche la lettura dell’articolo Sostituire hard disk con SSD, come fare senza reinstallare tutto.