La tecnologia OLED (Organic Light Emitting Diode) comincia ormai ad essere piuttosto conosciuta: anziché utilizzare una matrice di luci LED bianche che illuminano i pixel del pannello, nel caso degli OLED viene usato un processo chiamato elettroluminescenza, proprietà posseduta da alcuni elementi organici.
Nel caso degli OLED ogni pixel si illumina in modo indipendente e non v’è quindi necessità di applicare una retroilluminazione fissa. Il vantaggio è che i neri risulteranno molto più profondi e i consumi energetici inferiori rispetto ai monitor e TV LED convenzionali.
Inoltre, non utilizzando una matrice posteriore di LED, gli schermi OLED possono essere realizzati anche usando pannelli flessibili.
Tra i principali svantaggi vi è il fatto che la tecnologia OLED utilizza materiali organici che quindi hanno una data di scadenza essendo deperibili. Monitor e TV OLED prodotti oggi non funzioneranno più entro un paio di decenni, al massimo.
Struttura dei pannelli OLED
La tecnologia Samsung QLED è stata messa a punto dal produttore sudcoreano all’inizio del 2017 come evoluzione della tecnologia quantum dot ed è destinata a competere con la tecnologia OLED, “feudo” di LG e Sony.
QLED, acronimo di “Quantum dot LED“, mantiene una matrice di illuminazione a LED, a differenza dei pannelli OLED. In questo caso, però, vengono utilizzate delle nanoparticelle (da qui l’appellativo), minuscoli cristalli che intervengono sul blu e permettono di ottenere una luce bianca pura.
Come negli OLED, ogni pixel è illuminato singolarmente ma è possibile emettere specifici colori puri. Variando la dimensione della nanoparticella, nei pannelli QLED si può modificare il colore della luce emessa generando così colori primari davvero saturi (grazie anche alla rimozione del fosforo giallo che di solito impedisce il raggiungimento di tale traguardo).
Va detto che OLED rappresenta oggi un po’ lo status quo: LG ha fatto investimenti miliardari su tale tecnologia e i White OLED (W-OLED) sono destinati a rimanere il punto di riferimento anche per i prossimi anni.
Nei pannelli OLED ogni pixel è formato da tre subpixel che emettono i tre colori R, G e B. Trascorsi tempi comunque piuttosto lunghi, la resa cromatica e la luminosità tende a scemare. L’approccio W-OLED utilizza un unico emettitore bianco (da qui il nome) dinanzi al quale vengono posizionate piccole lenti (filtri R, G, B). In questo modo il produttore del pannello può evitare il decadimento dei pixel anche se sarà comunque necessario mettere in conto una certa perdita di luminosità dopo almeno 15 anni, a seconda degli utilizzi.
Ovviamente i filtri posti dinanzi all’emettitore ne limitano comunque la massima luminosità ottenibile rispetto ai pannelli più tradizionali.
QLED vs OLED: chi vince?
Il contrasto è la differenza tra la parte più scura di un’immagine e quella più chiara. Se un pannello è in grado di fornire un colore nero puro, non c’è ovviamente bisogno di far brillare troppo le parti luminose per mantenere un livello di contrasto decente.
Da questo punto di vista, i pannelli OLED hanno un enorme vantaggio rispetto ai QLED in quanto sono appunto in grado di mostrare “naturalmente” neri puri.
Parlando invece di luminosità, il discorso cambia. Poiché i pannelli QLED dipendono da una matrice di retroilluminazione a LED, hanno un grande vantaggio in termini di intensità della luce che possono emettere rispetto all’illuminazione LED individuale degli schermi OLED. La luminosità massima di questi schermi è quindi molto più alta di quella dei pannelli OLED, per non parlare dei W-OLED.
Il tempo di risposta è il tempo necessario a un pixel per passare da uno stato all’altro: al decrescere del valore, più nitida risulterà l’immagine prodotta, specie nelle scene veloci e d’azione. Al momento i pannelli OLED sono ampiamente più veloci rispetto ai QLED. Lo stesso importante vantaggio per i pannelli OLED è registrabile nel caso della frequenza di refresh (numero di volte per secondo in cui l’immagine viene aggiornata sullo schermo) che possono spingersi a valori più elevati.
In termini di angolo visivo, i pannelli OLED possono essere guardati con una nitidezza del 100% con angoli fino a 84 gradi. Non è un valore che fa strappare i capelli e non è certo paragonabile rispetto alle prestazioni assicurate dai pannelli LCD IPS con retroilluminazione a LED (vedere anche Monitor PC: quale scegliere) ma gli OLED fanno oggi sicuramente meglio dei QLED.
I pannelli OLED sono estremamente sottili e privi di retroilluminazione a LED: a differenza dei QLED, richiedono molta meno potenza per funzionare (circa il 40% in meno a parità di dimensioni) e sono quindi anche più efficienti dal punto di vista dei consumi energetici.
In termini di spazio colore i pannelli OLED e QLED evidenziano per il momento caratteristiche abbastanza similari con una resa cromatica davvero interessante in entrambi i casi. Con un OLED, però, non sarà mai possibile arrivare a coprire lo spazio colore Rec2020: suggeriamo di approfondire con la lettura dell’articolo Quanti colori può vedere l’occhio umano? Perché usare HDR10 e Dolby Vision.
Sostanziale “pareggio” tra OLED e QLED per quanto riguarda l’input lag ovvero il ritardo tra l’esecuzione di un’azione (ad esempio la pressione di un tasto sulla tastiera o sul mouse) e la visualizzazione del risultato.
Parlando di dimensioni, a vincere a mani basse, oggi, sono i QLED che arrivano a 100 pollici di diagonale ed oltre (ovviamente a costi improponibili per “i comuni mortali”). Nel caso degli OLED LG Display ha già fatto presente che sposterà ancora più in alto la sua attuale asticella dei 77 pollici.
Rispetto al tempo di vita, secondo LG i display OLED possono resistere a 5 ore di uso quotidiano per 54 anni prima che la luminosità massima raggiunga il 50% della luminosità di fabbrica. I dati reali, va detto, sono da considerarsi decisamente più lontani rispetto a quanto dichiarato.
Il burn-in è l’effetto che, a seguito della visualizzazione prolungata nella stessa posizione di un’immagine oppure, ad esempio, di un logo, si genera un'”immagine fantasma” che continua ad apparire sullo schermo in sovraimpressione.
I QLED non sono soggetti a questo problema mentre gli OLED possono purtroppo manifestarlo (questo semplice video, ingrandito a tutto schermo, permette di individuare le zone del pannello OLED afflitte da burn-in grazie all’utilizzo di un frame di colore rosso).