L’AGCOM, Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, ha reso disponibile – online – il testo della delibera 398/11/CONS (“CONSULTAZIONE PUBBLICA SULLO SCHEMA DI REGOLAMENTO IN MATERIA DI TUTELA DEL DIRITTO D’AUTORE SULLE RETI DI COMUNICAZIONE ELETTRONICA“) approvata due giorni fa con il voto favorevole di sette membri del Consiglio, un astenuto ed un contrario. Il provvedimento sarà adesso oggetto di una consultazione pubblica, della durata di 60 giorni dalla pubblicazione del testo in Gazzetta ufficiale. “L’obiettivo“, scrive l’AGCOM in un comunicato stampa “consiste nell’acquisire tutte le proposte e le osservazioni dei soggetti interessati e di consentire così un’occasione aggiuntiva di confronto puntuale sul testo“.
Il Presidente dell’AGCOM, Corrado Calabrò, ha tessuto le lodi di un impianto normativo “dal quale sono state eliminate ambiguità e possibili criticità, fugando così qualsiasi dubbio sulla proporzionalità e sui limiti dei provvedimenti dell’Autorità e sul rapporto tra l’intervento amministrativo e i preminenti poteri dell’Autorità giudiziaria“.
Calabrò ricorda che si vuole comunque stimolare i contributi provenienti da tutte le voci della società civile, dal mondo del web, da quello produttivo,
della cultura e del lavoro. “In questo spirito ho anche dato la mia disponibilità a un’audizione presso le competenti Commissioni parlamentari sullo schema di regolamento qualora il Parlamento lo ritenga opportuno“, scrive il Presidente dell’AGCOM.
Due le parti in cui è stato suddiviso il provvedimento (liberamente consultabile, scaricando il file PDF di 54 pagine, facendo riferimento a questo indirizzo): la prima illustra le misure proposte per lo sviluppo di un’offerta legale per la diffusione e la fruizione dei contenuti audiovisivi oltre che per favorirne l’accesso da parte dell’utenza. La seconda parte dello schema di regolamento contiene una serie di misure a tutela del diritto d’autore e si articola in due fasi: una relativa al procedimento dinanzi al gestore del sito, la seconda al procedimento dinanzi all’Autorità.
Nella prima fase, se il gestore di un sito web riconosce che i diritti del contenuto oggetto di segnalazione sono effettivamente riconducibili al segnalante, questi può provvedere lui stesso alla rimozione entro 4 giorni, accogliendo la richiesta rivoltagli (notice and take down). Nella seconda fase, qualora l’esito della procedura di notice and take down non dovesse risultare soddisfacente per una delle parti, questa potrà rivolgersi all’AGCOM. L’Autorità avvierà un contraddittorio della durata di 10 giorni trascorsi i quali potrà impartire, nei successivi 20 giorni (prorogabili di altri 15), un ordine di rimozione selettiva dei contenuti illegali o, rispettivamente, di loro ripristino, a seconda di quale delle richieste rivoltegli risulti fondata.
L’avvocato Guido Scorza, presidente dell’Istituto per le Politiche dell’Innovazione ed esperto di questioni connesse al diritto civile, industriale e della concorrenza, pur precisando che il provvedimento – nella forma in cui è stato reso noto – necessita di un’attenta analisi, ha affermato: “nonostante i ripensamenti ed i passi avanti importanti fatti dall’Autorità Garante si resta ancora lontani da una disciplina che possa davvero rappresentare un equo contemperamento dei diversi diritti ed interessi che si confrontano sul terreno del diritto d’autore“. Il punto più contestato è però sempre lo stesso. Scorza ritiene che l’Autorità attribuisca a se stessa “una potestà regolamentare – e conseguentemente sanzionatoria – che non le compete anche in riferimento a contenuti diversi da quelli audiovisivi e a soggetti diversi dai fornitori di servizi media audiovisivi“. Secondo l’esperto, quindi, l’Autorità avrebbe un potere di giudizio fatti i salvi i casi in cui una delle parti si rivolga al Giudice ordinario prima del completamento del procedimento. Criticato anche il potere sanzionatorio autoaffidatosi dall’AGCOM che avrà facoltà di irrogare “multe salate per centinaia di migliaia di euro che l’Autorità si riserva qualora i propri provvedimenti sommari non vengano adempiuti“, osserva Scorza.