Qual è il “segreto” che permette ad Apple di realizzare processori dalle performance al momento ineguagliate? The Linley Group, nella sua ultima analisi, si chiede come faccia A10 Fusion, il SoC utilizzato nei nuovi iPhone 7 ad essere superiore ai “grandi nomi” della concorrenza?
La risposta (qui il link allo studio completo elaborato da Linley Group) è che Apple, nel corso degli anni, ha preferito concentrarsi sullo sviluppo di processori dual-core raffinando continuamente le loro prestazioni nello svolgimento delle attività più comuni e frequenti.
Le abilità dei processori Apple, e in particolare dell’A10 Fusion, risultano evidenti durante l’elaborazione di codice JavaScript, la gestione delle transizioni e il passaggio da un’applicazione all’altra con il supporto della GPU.
I core dell’A10 Fusion, battezzati Hurricane, hanno una dimensione di 4,18 mm2 ciascuno. Come paragone, basti pensare che i core dello Snapdragon 820 occupano 2,79 mm2 mentre i Samsung M1 usati nell’Exynos 8890 misurano 2,06 mm2.
L’A10 Fusion di Apple usa anche due core a basso consumo energetico che però non sono visibili osservando esternamente il SoC: essi misurano 0,78 mm2 mentre gli equivalenti dei Cortex-A53 non superano gli 0,45 mm2.
A cosa è dovuta la decisione di Apple di realizzare core di più grandi dimensioni?
Innanzi tutto, l’obiettivo è quello di ridurre i consumi energetici con carichi di lavoro piuttosto limitati: è evidente che il maggior numero di transistor aiuta nelle misurazioni delle performance per watt.
Quando necessario, il processore sposta i processi in esecuzione nei core a più basso consumo energetico in modo tale da aumentare l’autonomia della batteria, in maniera trasparente ed efficiente.
Il rapido sviluppo dell’architettura ARM sulla quale poggiano i processori Apple, potrebbe portare l’azienda di Cupertino ad usare i suoi SoC al posto delle CPU Intel, ad esempio, sui MacBook Air. Un processore dotato di tre o quattro core Hurricane, infatti, potrebbe agevolmente sostituire un Intel Core M o Core U.