“Abbiamo commesso un mucchio di errori” ha ammesso il CEO di Facebook, Mark Zuckerberg, riferendosi alle leggerezze in materia di privacy che sono state oggetto di contestazione da parte della Federal Trade Commission (FTC) statunitense. Com’era recentemente accaduto nel caso di Google (ved. questo nostro articolo) e di Twitter, anche Facebook ha siglato un accordo che di fatto chiude le indagini dell’agenzia governativa. Per i prossimi 20 anni, quindi, anche Facebook sarà “sorvegliata speciale” ed i vertici dell’azienda saranno costretti a fornire informazioni puntuali, in materia di privacy e politiche sulla sicurezza, durante tutti i controlli periodici che saranno svolti dalla FTC.
In una lunga nota pubblicata sul social network da lui fondato, Zuckerberg è voluto tornare pubblicamente sul tema offrendo il suo punto di vista sull’intesa raggiunta con la FTC. “Credo che che si sia susseguito un numero contenuto di errori di elevato profilo“, ha commentato il CEO di Facebook che però insiste nel dire che la sua azienda si sarebbe sempre attivata per ben evidenziare quali dati vengono conservati sui server dell’azienda, quali sono resi pubblici e quali no.
Sulla base di quanto stabilito, tuttavia, da oggi in avanti Facebook dovrà utilizzare la politica dell'”opt-in“. Gli utenti iscritti al social network, insomma, dovranno fornire il loro esplicito consenso per l’approvazione di qualunque modifica dovesse essere apportata alle impostazioni sulla privacy ed al funzionamento del social network. Non ci sarà più alcun “silenzio assenso”.
Per alcuni esperti in fatto di privacy, la decisione della FTC cambierebbe poco, però, dal punto di vista pratico perché non obbligherebbe il social network in blu a ripristinare le impostazioni originarie agli utenti che ne facessero richiesta.
Archiviato il contenzioso negli States, però, Facebook dovrà ancora affrontare le indagini avviate dall’ufficio del garante privacy irlandese che ha richiesto tutta una serie di risposte sul comportamento del social network durante la gestione dei dati degli utenti. In particolare, il garante sta cercando di stabilire se l’accusa rivolta nei confronti di Facebook, legata ad un’ipotetica costruzione di “profili ombra” (ved. questo articolo), possa avere un qualche fondamento.