Si fa un gran parlare, in queste ore, di una pesante accusa lanciata nei confronti di Facebook e sulla quale starebbe indagando l’ufficio del garante della privacy irlandese. Perché proprio il Paese di Dublino? Perché la sede europea del social network ideato da Mark Zuckerberg si trova appunto in Irlanda.
Secondo la denuncia pubblicata a questo indirizzo dal noto sito “Europe versus Facebook“, il social network in blu starebbe costruendo dei “profili ombra” per quegli utenti che non si sono mai iscritti al servizio. Stando a quanto riportato nel “documento scomodo”, gli utenti sarebbero incoraggiati a fornire i dati relativi ad altre persone (nomi, numeri di telefono, indirizzi e-mail ed altro ancora) che verrebbero poi sfruttati da Facebook per comporre delle “schede” relative agli individui non ancora registratisi alla piattaforma.
Ciara O’Sullivan, portavoce dell’ufficio del garante privacy irlandese, ha anticipato che i rappresentanti di Facebook Ireland saranno ascoltati entro la fine del mese. L’autorità garante della tutela dei dati personali, insomma, vuol vederci chiaro ed ha aperto un’inchiesta.
Facebook ha categoricamente respinto al mittente tutte le contestazioni bollandole come false. “Consentiamo agli utenti di inviare e-mail agli amici e di invitarli a partecipare a Facebook“, ha dichiarato Andrew Noyes – portavoce della società -. “Conserviamo l’indirizzo di posta elettronica della persona inviatata insieme col suo nome in modo da informare l’utente non appena tale persona si iscrive al network. Questa pratica è ormai diffusa e radicata, soprattutto in quei servizi che sono basati sul meccanismo degli inviti, dalla condivisione di documenti alla pianificazione di eventi“, ha aggiunto Noyes.
Dal social network si insiste nel rimarcare che nessuna informazione raccolta viene sfruttata per esporre inserzioni pubblicitarie generate sulla base delle preferenze o del comportamento degli utenti e che nessun dato viene venduto a terzi.
Nella denuncia al vaglio delle autorità irlandesi, però, si fa riferimento a pratiche che implicherebbero la gestione di alcuni dati senza il consenso della persona interessata. Tra le informazioni vi sarebbero anche dati sensibili quali orientamento politico, religioso, sessuale e così via.