Il social network per antonomasia, Facebook, stila un elenco chiamato “Persone che potresti conoscere“. Accessibile da questa pagina, mostra in prima battuta una lista di persone che ci hanno inviato richieste di amicizia ma alle quali non si è ancora risposto.
Appena più sotto, Facebook propone il riquadro “Persone che potresti conoscere” all’interno del quale si possono trovare nomi di amici di amici o loro conoscenti.
Molto spesso, però, tra i suggerimenti di amicizia vi sono nominativi del tutto sconosciuti, persone che si sono incontrate in un locale pubblico, sul posto di lavoro, durante una riunione scolastica, durante un viaggio organizzato e in molte altre situazioni.
Come fa Facebook a conoscere chi si è incontrato nella vita reale se con le persone suggerite non si sono mai scambiati né numeri di telefono né si è fatta alcuna presentazione?
Passi per le amicizie in comune con altri contatti ma come può Facebook consigliare persone che si sono incontrate anche una sola volta, spesso per caso?
Vi ricordate il caso del medico di cui avevamo parlato qualche tempo fa? Come spiegato nell’articolo Numeri di telefono su Facebook e WhatsApp: un caso eclatante, alcuni pazienti della psichiatra si sono visti segnalare automaticamente su Facebook, con tanto di nomi e cognomi, i profili di altri clienti dello stesso studio. Evidenti problemi si sono presentati per ciò che concerne il tema della riservatezza che impone la professione medica.
L’interconnessione fra i database di WhatsApp e Facebook ha evidentemente reso il social network di Mark Zuckerberg ancora più abile ed efficace nella costruzione di una rete relazionale tra utenti, anche fra coloro che non si conoscono direttamente.
Ma se i Garanti Privacy hanno sollecitato Facebook ad astenersi dal praticare una commistione con i database di WhatsApp (WhatsApp non deve condividere i numeri di telefono degli utenti con Facebook), è bene tenere presente che il social network in blu può usare molti altri strumenti per scoprire legami – anche potenziali tali – tra gli iscritti.
Profili Facebook correlabili: quali gli strumenti utilizzati dal social network
A margine del noto scandalo Cambridge Analytica (vedere anche il nostro articolo Facebook e Cambridge Analytica: cosa ha insegnato lo scandalo in tema di tutela della privacy), l’azienda guidata da Zuckerberg ha presentato un memoriale da 454 pagine in cui sono illustrati per filo e per segno anche gli strumenti adoperati per mettere in correlazione i profili Facebook di singoli individui (la documentazione prodotta in risposta ai quesiti del Congresso degli Stati Uniti d’America è consultabile qui e qui).
Installando l’app di Facebook sui propri dispositivi mobili, il social network può usare i servizi di geolocalizzazione per stabilire la posizione geografica dell’utente e capire quali persone hanno visitato lo stesso luogo o si sono collegate alla medesima rete WiFi nonché stabile quali dispositivi si trovano nelle vicinanze.
Queste informazioni, peraltro utilizzate anche da altre app “social”, consentono di proporre nuovi possibili amici e comporre quella lista di Persone che potresti conoscere che talvolta lascia davvero di stucco.
Inutile dire che la foga di installare app senza controllare attentamente i permessi che esse chiedono ha contribuito e contribuisce ogni giorno a mettere nelle mani di Facebook informazioni di grande valore e, spesso, suggerire correlazioni che impattano direttamente con la propria privacy.
Facebook e privacy sono termini antitetici, si sa, ma vale la pena ricordare che usare eventualmente la versione web – quindi da browser – anche sui dispositivi mobili permette di limitare la raccolta di dati che viene posta in essere.
Cosa Facebook sa di noi? Tanto, se ovviamente si è iscritti al social network, se si è installata l’applicazione Facebook sui propri dispositivi mobili e se si è soliti navigare sul web restando autenticati sul social network.
Come ha ricordato anche Mozilla (Come impedire a Facebook di tenere traccia dei siti web visitati dall’utente), gli stessi pulsanti “Mi piace” o social plugin pubblicati sui siti web sono utilizzati per raccogliere informazioni sulle abitudini e sugli interessi di ciascun iscritto.
Per approfondire la faccenda, alcuni sviluppatori legati al sito Gizmodo hanno sviluppato l’app gratuita PYMK Inspector (People You May Know Inspector) che consente di rovesciare il punto di vista e stabilire che cosa Facebook sa di noi.
Scaricabile da GitHub a questo indirizzo, PYMK consente di accertare che cosa permette a Facebook di segnalare nell’elenco Persone che potresti conoscere soggetti noti o totalmente sconosciuti.
Si tratta di un’applicazione progettata per i sistemi macOS che effettua una scansione della lista di amici suggeriti ogni 6 ore stabilendo l’origine di quei collegamenti che Facebook non dovrebbe fare. In questo modo è possibile capire quando i suggerimenti appaiono, dopo aver visitato quale luogo e per quanto tempo permangono in lista.