Nuove voci che arrivano dalle principali aziende produttrici di semiconduttori suggeriscono che l’attuale carenza di chip durerà più a lungo di quanto previsto inizialmente.
Alcune società, tra cui NVidia, sono più ottimiste ritenendo che il problema verrà superato entro la fine di quest’anno o all’inizio del 2022 quando saranno in grado di soddisfare la domanda di nuove CPU e GPU. Altre realtà sono molto meno ottimiste. È il caso di Intel e TSMC, ad esempio.
Pat Gelsinger, CEO di Intel, afferma che la sua azienda non sarà in grado di costruire stabilimenti a sufficienti a venire incontro alla domanda di microprocessori per un paio d’anni. Almeno stando a quanto riporta The Washington Post.
Intel ha incrementato la produzione negli ultimi tre anni: molti dei progetti che saranno conclusi nel prossimo biennio sono frutto delle strategie introdotte negli anni passati.
Ulteriori investimenti da 20 miliardi di dollari su due stabilimenti che realizzeranno chip a 7 nm sono recenti e permetteranno a Intel di aprire le fabbriche solo nel 2024, nella migliore delle ipotesi.
Per quanto riguarda TSMC, il CEO C.C. Wei ha fatto una stima simile a quella di Intel spiegando che ci vorranno un paio di anni perché il tema della carenza di chip a livello globale possa essere superato.
TSMC si aspetta che soltanto nel 2023 domanda e offerta possano essere ben bilanciate grazie all’apertura di nuovi stabilimenti e linee di produzione. L’azienda taiwanese prevede comunque di investire qualcosa come 100 miliardi di dollari nei prossimi tre anni per ampliare la produzione.
Il lasso di tempo cui fanno riferimento i vertici di TSMC è il minimo che permetta di porre fine alla penuria di chip a condizione che i principali fornitori, come ad esempio ASML che fornisce le apparecchiature per la litografia ultravioletta estrema (Come nascono chip e processori ultraminiaturizzati con i sistemi EUV) riescano a tenere il passo.