Di FTTH Council Europe vi avevamo parlato a luglio 2018: Open Fiber e gli altri operatori wholesale only che si occupano di reti in fibra formano un’alleanza. Si tratta di un’importante collaborazione avviata tra gli operatori di telecomunicazioni europei wholesale only ovvero tra quelle imprese impegnate nella realizzazione, nello sviluppo, nella gestione e nella manutenzione delle reti che non vendono servizi di connettività agli utenti finali ma si limitano a stipulare accordi con società che si occuperanno poi di svolgere queste attività in proprio.
In un incontro con il vicepresidente della Commissione europea, Andrus Ansip, e il Commissario europeo per la concorrenza Margrethe Vestager, l’amministratore delegato di Open Fiber Elisabetta Ripa ha sollecitato gli organismi competenti affinché si cominci a mettere sul tavolo una data per lo switch-off delle connessioni di rete non realizzate con tecnologia FTTH (Fiber-to-the-Home).
Secondo il CEO di Open Fiber l’Italia potrebbe essere tutta in fibra ottica FTTH a 1 Gbps addirittura entro il 2025. Anche perché i cantieri aperti dalla società compartecipata da Enel e CdP in Italia sono ormai circa 1.200 (Fibra ottica nelle aree bianche: cantieri Open Fiber aperti in circa 1.200 comuni d’Italia) per ciò che riguarda la copertura in ultrabroadband delle aree bianche, le zone dove nessun operatore privato ha mai fatto investimenti (aree C e D).
Per quanto riguarda gli investimenti realizzati in proprio da Open Fiber (aree A e B), invece, la commercializzazione dei servizi in fibra FTTH a 1 Gbps è stata avviata in 71 città più o meno popolose: La fibra Open Fiber 1 Gbps arriva in altre città d’Italia: l’elenco completo. L’AD di Open Fiber assicura che si arriverà a 150 città entro fine 2019.
Ripa ha spiegato che Open Fiber sarà capace di collegare con tecnologie a banda ultralarga 20 milioni di case o uffici entro il 2023: lo switch-off, ovvero l’obbligo di passare alla fibra FTTH entro una data prestabilita a livello europeo, viene evidentemente considerato un ottimo sprone per coinvolgere tutti gli attori. Partendo almeno dai centri urbani di più grandi dimensioni.
Qualcuno ha letto nelle prese di posizione di Open Fiber un affondo nei confronti di TIM che Ripa ha ammesso essere l’unico operatore a non aver concluso accordi commerciali. Tutti gli altri operatori nazionali e locali hanno infatti deciso di collaborare con Open Fiber per rivendere il servizio di connettività fibra alla clientela finale mentre TIM non si è ancora espressa ufficialmente in tal senso.
Ripa ha precisato: “TIM non è un nostro concorrente. E nel momento in cui l’azienda avrà la possibilità di ragionare con tranquillità sul futuro, coglierà l’opportunità di usare la fibra già realizzata per conservare un vantaggio competitivo“.
D’altra parte l’Europa ha preso una direzione ben precisa indicando la fibra FTTH come la migliore soluzione per lo sviluppo delle reti di nuova generazione: L’Europa premia gli operatori infrastrutturali puri e le connessioni in fibra FTTH.
Per sviluppare una rete del genere, l’amministratore delegato di Open Fiber ha aggiunto che “è fondamentale garantire una leale concorrenza tra soggetti di dimensioni diverse” chiedendo all’Antitrust europea di vigilare sul tema.
Open Fiber chiede infatti l’accesso alle infrastrutture di posa presenti sul territorio, ai cavidotti già realizzati da Telecom, Enel, dalle altre utility o dalle municipalizzate: utilizzando queste risorse la società può velocizzare significativamente la copertura con un notevole risparmio e con un minore disagio per i cittadini. Le procedure burocratiche per accedere alle risorse disponibili vengono definite lunghe e complesse: viene quindi auspicato l’innesco di un circolo virtuoso che conduca alla rimozione di queste criticità oggettive.