Open Fiber sta procedendo con la realizzazione sull’intero territorio nazionale di una rete totalmente in fibra ottica che permette di collegare in FTTH (Fiber-to-the-Home) tutti gli utenti abbonati al servizio.
Diversamente rispetto ad altre soluzioni (misto rame o FWA, Fixed Wireless Access), il cavo in fibra ottica arriva infatti direttamente al router dell’utente finale.
In altri articoli abbiamo parlato spesso di come Open Fiber sta realizzando la rete seguendo da un lato un piano di sviluppo con investimenti propri, privati, e dall’altro stia utilizzando i fondi pubblici (essendo risultata vincitrice dei bandi organizzati dal Ministero dello Sviluppo Economico) per la creazione della rete a banda ultralarga nelle aree bianche, zone nelle quali nessun operatore aveva mai fatto prima alcun investimento.
La rete in fibra ottica Open Fiber è passiva: tra l’unità immobiliare raggiunta dal servizio e il PoP (Point of Presence), un po’ assimilabile alle “centrali” che molti di noi conoscono (si possono avere PoP “di quartiere” e PoP nazionali, di più grandi dimensioni), non sono presenti elementi che necessitano di alimentazione.
Un vantaggio importante perché in questo modo i costi vengono ridotti e la possibilità che qualcosa possa guastarsi è nettamente inferiore rispetto agli schemi tradizionali.
Nell’articolo Come funziona FTTH. La fibra è davvero a 1 Gbps? abbiamo riassunto la soluzione adottata da Open Fiber che è peraltro descritta come “a prova di futuro”: se oggi lo standard GPON (Gigabit-capable Passive Optical Networks) permette di trasferire fino a 2,5 Gbps in downstream e 1,25 Gbps in upstream, l’azienda si sta attrezzando per le future evoluzioni.
Con XG-PON si arriva a 10 Gbps e 2,5 Gbps, rispettivamente in downstream e upstream; con XGS-PON a 10 Gbps simmetrici; con NG-PON2 minimo a 4×10 Gbps in downstream e 2,5 Gbps in upstream.
Senza modificare la rete, è possibile nel tempo fornire connessioni FTTH sempre più performanti, tanto che Open Fiber ha già da tempo cominciato con le sperimentazioni su XGS-PON in alcune località.
Abbiamo spesso parlato della rete Open Fiber, delle modalità con le quali vengono programmati ed eseguiti i lavori e degli elementi fondamentali della stessa.
L’apparato chiamato Optical Line Terminal (OLT) collega per ciascun cavo in fibra ottica disponibile fino a 128 utenze a valle: la banda disponibile con GPON (quindi 2,5 Gbps in downstream e 1,25 Gbps in upstream) viene condivisa tra tutte le utenze collegate con lo stesso cavo fibra. Il numero di utenze collegate determina il cosiddetto fattore di splitting.
Usare un fattore di splitting 1:128 sarebbe davvero eccessivo: ecco quindi che Open Fiber usa un rapporto 1:64; uno stesso cavo fibra viene utilizzato per ripartire la connessione al massimo tra 64 utenze. Nelle aree bianche in cui è previsto l’utilizzo di fondi pubblici, il fattore di splitting è fissato a 1:16. La scelta è ricollegabile alla necessità di fornire almeno 100 Mbps in downstream e 50 Mbps in upstream come da bando ministeriale su tratte più lunghe rispetto al normale (le aree bianche sono situate in aree generalmente più difficili da raggiungere).
Open Fiber effettua lo splitting in due punti (primario o PFP – Punto di Flessibilità Primario – e secondario o PFS – Punto di Flessibilità Secondario -) che possono essere posizionati sul piano stradale sotto forma di armadi ma anche interrati o sospesi.
Nelle aree bianche lo splitting viene effettuato in un unico punto.
I tecnici degli operatori di telecomunicazioni partner di Open Fiber non devono fare altro che aprire l’armadio PFS in strada per utilizzare lo splitter 1:16 che viene loro messo a disposizione. Ogni armadio tipicamente sottende 256 unità immobiliari.
La domanda che oggi tutti si pongono: se Open Fiber offre un servizio FTTH, chi e come porta il cavo in fibra al router dell’abbonato?
Come fa la fibra FTTH di Open Fiber ad arrivare a casa o in ufficio
L’elemento della rete Open Fiber che più interessa gli utenti finali si chiama PTE (Punto di Terminazione di Edificio) o ROE (Ripartitore Ottico di Edificio).
Si tratta di un apparati che vengono installati a breve distanza dalle unità immobiliari da servire e che hanno una struttura differente: nel primo caso (PTE) sono presenti un certo numero di fibre ottiche derivate da uno splitter installato in rete a monte; nel secondo caso (ROE) è presente uno splitter.
All’interno di abitazioni e uffici vengono installati una borchia ottica e un ONT (Optical Network Terminal) che elabora il segnale ottico e lo converte in un segnale elettrico “comprensibile” al router collegato a valle attraverso una porta Gigabit Ethernet.
Una volta che il PTE o il ROE sono installati (eventualmente anche interrati), Open Fiber confermerà agli operatori partner la vendibilità del servizio in fibra ottica.
L’azienda solitamente contatta i privati per informarli che sono in corso i lavori di copertura della loro zona e propone l’installazione di un PTE alla base dell’edificio, ove possibile.
Gli utenti possono fare riferimento alla home page di Open Fiber per digitare località e indirizzo da verificare. La comparsa del messaggio “Il tuo indirizzo è coperto dalla rete a banda ultra larga” conferma che il servizio di connettività FTTH è già disponibile: verrà mostrato l’elenco degli operatori partner di Open Fiber ai quali è possibile rivolgersi per stipulare un contratto e attivare l’abbonamento.
L’operatore di telecomunicazioni scelto dall’utente in base all’offerta preferita provvederà a contattare Open Fiber che invierà un tecnico per la posa della borchia ottica e il del router.
L’utente interessato ad attivare il servizio non deve pagare nulla per la predisposizione dell’edificio al collegamento in fibra ottica FTTH, non dovrà contattare nessuno per svolgere eventuali lavori e non dovrà neppure accordarsi preventivamente con i condomini (nel caso in cui la propria unità immobiliare si trovi all’interno di un condominio) per accedere al servizio e avviare i lavori. Ne parliamo nell’articolo Open Fiber: la fibra in condominio è un diritto dei cittadini.
L’installazione della fibra ottica, sia per l’edificio che per singoli appartamenti, è interamente a carico di Open Fiber.
Negli edifici multipiano – si pensi a palazzi, grandi condomini e così via – vengono installati più “diramatori di piano” che possono essere facilmente posizionati e nascosti nelle classiche scatole a incasso da muro. A questo punto un “cavo monofibra” viene derivato dal cavo principale e portato in ingresso nell’abitazione del cliente finale, in corrispondenza della sua borchia ottica.
In futuro non è escluso che l’ONT possa essere integrato in un unico dispositivo che integra le funzionalità di codifica/decodifica del segnale ottico e networking Ethernet/WiFi.