Il concetto di neutralità della rete affonda le sue radici nell’esigenza di utilizzare una connessione priva di restrizioni arbitrarie sui dispositivi collegati e sul modo in cui essi operano; non devono esserci quindi differenziazioni sulla base della tipologia di servizio utilizzato, della tipologia di traffico e, in un’ultima analisi, delle caratteristiche dei pacchetti dati in transito.
Mentre in Europa, almeno per il momento e nonostante qualche discutibile decisione arbitraria posta in essere da alcuni operatori di telecomunicazioni, il principio della neutralità della rete sia piuttosto affermato, negli Stati Uniti la situazione è assai diversa e sotto la spinta dell’amministrazione Trump le “regole del gioco” sono cambiate (in peggio): Neutralità della rete affossata negli Stati Uniti: i provider potranno filtrare i dati e bloccare il traffico.
Un team di accademici della Northeastern University e dell’Università del Massachusetts ha scoperto che molti provider a stelle e strisce stanno già limitando, in maniera significativa, certe tipologie di traffico.
Il caso più eclatante sembra essere per adesso quello di Sprint che limiterebbe in maniera significativa il traffico dati di Skype ma “i rubinetti” vengono parzialmente chiusi anche da altri provider riducendo la banda disponibile per servizi come Netflix e YouTube.
Nell’articolo Velocità Internet limitata dal provider: ecco come scoprirlo abbiamo visto come verificare se l’operatore di telecomunicazioni prescelto ponesse in essere limitazioni di qualche tipo sul traffico dati in transito.
Sebbene infatti negli USA interventi di questo tipo vengano ormai fatti alla luce del sole, nel vecchio continente e in Italia si registrano periodicamente casi simili senza che venga fornita alcuna indicazione agli utenti.
L’applicazione utilizzata dagli studiosi dei due poli accademici si chiama Wehe ed essa stessa è stata sviluppata in ambito universitario.
Può essere installata sia su Android che su iOS facendo riferimento ai link pubblicati in questa pagina.
Wehe è un’app sulla quale hanno investito Google, la National Science Foundation – agenzia governativa statunitense che sostiene la ricerca – e ARCEP, autorità francese che si occupa della regolamentazione delle comunicazioni elettroniche.