“Niente riconoscimento facciale nei Google Glass, almeno per adesso“, avevano dichiarato a giugno i tecnici di Google (Google Glass: niente riconoscimento facciale, per ora). Già considerati una potenziale minaccia per la privacy, la società di Mountain View ha preferito non spingere subito sull’acceleratore ed evitare l’introduzione di una funzionalità che potrebbe risultare invisa a chi si trovasse dinanzi ad una persona con i Google Glass indosso.
“Per il momento non approveremo alcuna Glassware (le applicazioni web-based concepite appositamente per i nuovi occhiali, n.d.r.) che integri funzionalità di riconoscimento facciale” si era precisato da Google appena pochi mesi fa.
C’è però una piccola società, fondata dopo la presentazione di un progetto portato avanti da un gruppo di ricercatori della Carniegie Mellon University e guidato dall’italiano Alessandro Acquisti, che non ci sta e decide di rilasciare la prima vera applicazione per Google Glass in grado di far leva su funzionalità di riconoscimento facciale.
L’app si chiama NameTag e presto sarà rilasciata nelle versioni destinate ai dispositivi mobili a cuore Android ed Apple iOS.
Guardando un qualunque soggetto con gli occhiali per la realtà aumentata di Google, NameTag sarà in grado di stabilirne nome e cognome, mostrarne le informazioni essenziali, preferenze ed interessi. Stando a quanto riferito, per il momento NameTag attingerà al suo database ma non è escluso che in futuro l’applicazione possa attingere alle informazioni pubblicate sui vari social network.
Quante più informazioni vengono condivise dagli utenti online, tanti più dati sull’identità di un individuo NameTag riuscirà a raccogliere e visualizzare quasi istantaneamente.
Secondo gli ideatori di NameTag, chi preferisse non essere riconosciuto, potrà aprire il sito di riferimento ed esprimere il cosiddetto “opt-out“: il suo volto diverrà così irrintracciabile da parte degli utenti dell’applicazione.
L’idea alla base di NameTag è quella di mettere in contatto persone che non si conoscono a partire dai loro volti e dai loro interessi. C’è però anche il rovescio della medaglia. NameTag, infatti, potrebbe essere sfruttata per raccogliere informazioni su una persona prima ancora di parlarci in modo tale da conoscere in anticipo le sue preferenze e “pilotare” il colloquio. Potrebbe poi essere potenzialmente utilizzata anche da parte di stalker e criminali per avere informazioni sugli individui da bersagliare.
Maggiori informazioni su NameTag sono pubblicate sul sito web ufficiale.