Le unità SSD (Solid State Drive) non hanno certo bisogno di presentazioni. Sostituire un vecchio hard disk magnetomeccanico con un moderno SSD significa velocizzare drasticamente le performance del sistema, sia esso un desktop od un notebook.
Ma quali sono i migliori SSD e come scegliere il prodotto che più si adatta alle proprie esigenze, anche economiche?
Quando sostituire un hard disk con un SSD
Prima di presentare quelli che, secondo noi, sono i migliori SSD sul mercato, almeno allo stato attuale (marzo 2016) è opportuno fare alcune considerazioni di carattere generale.
Sostituire un hard disk tradizionale con un SSD è uno dei migliori upgrade hardware che si possono effettuare. Le prestazioni in lettura e scrittura, nel caso di un’unità SSD sono enormemente superiori rispetto ad un hard disk magnetomeccanico.
Nel caso di questi ultimi, infatti, vengono utilizzati più piatti posti in rapida rotazione. Per ciascun disco, due testine (una per lato) “volano” letteralmente sulla superficie dei piatti (alla distanza di pochi nanometri) leggendo o scrivendo i dati.
Quest’approccio è evidentemente molto più lento rispetto all’utilizzo delle memorie flash NAND nel caso delle unità SSD. Negli SSD, infatti, non vi sono parti in movimento e la memorizzazione dei dati avviene in forma elettronica, modificando per effetto tunnel lo stato delle celle di transistor.
Gli SSD consentono un accesso ai dati pressoché istantaneo, fino a 100 volte più rapido rispetto agli hard disk tradizionali.
Le due immagini (fonte: OCZ) offrono qualche dato di carattere generale sulle performance che ci si possono attendere dopo la sostituzione di un hard disk tradizionale con un’unità SSD.
Quando si parla di prestazioni degli hard disk, si fa riferimento al tempo di accesso ed alla velocità di trasferimento. Negli hard disk i piatti vengono mantenuti continuamente in rotazione ed il dato viene letto quando la testina passa esattamente sopra il punto che lo contiene. Nel caso degli SSD, l’informazione contenuta in memoria viene letta esattamente nel momento in cui essa viene richiesta.
Il tempo di accesso o latenza di un SSD è enormemente migliore rispetto a quello di un hard disk: a fronte dei 14-16 ms di un disco fisso tradizionale, un SSD accede ai dati in meno di 0,03 ms, oltre 500 volte più rapidamente.
Per quanto riguarda la velocità di trasferimento dati, nel caso degli hard disk essa dipende dalla velocità di rotazione dei piatti. Generalmente un hard disk consumer garantisce fino a 150 MB/s in lettura a 7.200 giri al minuto (RPM) mentre un SSD raggiunge agevolmente i 500 MB/s con alcuni modelli che possono superare i 1.500 MB/s.
Gli SSD non vanno comunque utilizzati, almeno non abitualmente, come supporti per la memorizzazione dei dati personali. Grazie alla loro velocità, infatti, il consiglio è quello di usarli esclusivamente per installarvi (o spostarvi) sistema operativo ed applicazioni:
– Sostituire hard disk con SSD, come fare senza reinstallare tutto
– Come sostituire hard disk di un notebook con un SSD
– Installare un secondo hard disk: perché e come fare
Al momento il migliore suggerimento resta quello di acquistare un buon SSD da 240-256 GB abbinando poi l’utilizzo di un capiente hard disk tradizionale di tipo magnetomeccanico (da almeno 1 TB).
Le unità SSD da 240-256 GB restano ancora le più attrattive in base al rapporto qualità/prezzo.
I dati salvati sull’hard disk di tipo tradizionale dovranno comunque essere oggetto di backup periodico, ad esempio su un server NAS collegato in rete locale (vedere Server NAS, il DS216 di Synology provato per voi e Backup centralizzato, anche per difendersi dai ransomware).
Collegare i sistemi che fanno uso di unità SSD ad un gruppo di continuità (UPS) resta un consiglio sempre valido anche se le moderne unità offrono una protezione nettamente migliorata contro le perdite di dati a seguito di blackout elettrici.
A questo indirizzo alcuni esempi di UPS (non dimenticare, però, l’acquisto dei cavi di alimentazione ed eventualmente di multiprese da collegare al gruppo di continuità).
In molti casi, poi, per collegare un SSD in un PC desktop sarà necessario utilizzare un adattatore come questo per installare l’unità da 2,5 pollici in un vano da 3,5 pollici.
L’altra verifica da effettuare è che la scheda madre del PC desktop o del portatile sia dotata di un controller SATA 3: in questo modo, si potrà beneficiare di velocità di trasferimento dati fino a 6 Gbps, ossia 600 MB/s che nella pratica scendono massimo a 550 MB/s (anziché i 3 Gbps che contraddistinguono SATA 2).
Il prezzo di un’unità SSD dipende dalla sua affidabilità e, quindi, durevolezza, dalla sua capacità e dalle prestazioni.
Nelle unità SSD “pre-2014” era necessario attivamente manualmente la funzionalità TRIM.
Lo speciale comando TRIM consente al sistema operativo di indicare quei blocchi dati che non risultano più in uso su di un’unità SSD: si tratta ad esempio delle aree liberate dopo l’eliminazione di uno o più file. Le celle di memoria contenenti i dati non più utilizzati vengono quindi liberate, su richiesta del comando TRIM, seguendo “la ricetta” salvata nel firmware dell’unità SSD. È il software che sovrintende il funzionamento dell’SSD che decide la periodicità con cui eliminare effettivamente i dati dalle memorie sulla base di quanto ordinato dal comando TRIM (vedere anche Eliminare dati in modo sicuro da SSD e flash).
Oggi molti firmware attivano la funzionalità TRIM in maniera automatica, anche senza una specifica indicazione da parte del sistema operativo.
Per mantenere le performance dell’unità SSD sempre al top, comunque, è consigliabile lasciare sempre almeno il 10-20% di spazio libero.
Il cosiddetto over provisioning è spesso gestito dal software; in caso contrario, è bene provvedere autonomamente (qui tutti i dettagli).
Migliori SSD, come sceglierli sulla base delle prestazioni. Velocità di lettura/scrittura sequenziale e random
I valori relativi alla velocità di lettura/scrittura sequenziale suggeriscono quanto l’unità SSD è veloce nelle due operazioni.
L’indicazione “sequenziale” indica per esempio quanto è veloce l’SSD a leggere o scrivere diversi gigabyte, byte dopo byte (si pensi all’operazione di copia di un file di grandi dimensioni da un supporto di memorizzazione all’altro).
È tuttavia un dato da prendere con le pinze perché difficilmente ci si troverà a scrivere un unico file, di grandi dimensioni, in maniera del tutto sequenziale.
Le prestazioni di ciascuna unità SSD vengono poi presentate offrendo il dato relativo alla velocità di lettura/scrittura 4K random. In questo caso, le prestazioni dell’SSD vengono stimate prendendo in considerazione operazioni di lettura/scrittura multiple su file non memorizzati in maniera sequenziale. Le operazioni di lettura e scrittura vengono effettuate lavorando su 4 KB di dati per riflettere la situazione tipica: nelle situazioni reali, infatti, la maggior parte degli accessi sulle unità SSD sono casuali ed agiscono su blocchi di dati di piccole dimensioni. Quest’informazione viene tipicamente espressa in IOPS ossia in operazioni al secondo.
Nella lettura/scrittura (I/O) sequenziale di un file da 16 MB, le differenze fra hard disk tradizionali e SSD non sono poi così abissali.
La partita che viene vinta “sottogamba” dalle unità SSD è quella relativa alla lettura/scrittura random 4K: qui, come accennato, si procede leggendo o scrivendo blocchi dati 4 KB in maniera casuale (“random”, appunto).
Si tratta della situazione tipica con cui abbiamo a che fare giornalmente. Le performance di un SSD durante operazioni di lettura/scrittura random 4K sono migliori di uno o due ordini di grandezza rispetto agli hard disk.
Per dare qualche numero (non si prendano i dati come oro colato perché le performance degli SSD sono in continua evoluzione), solo per offrire un metro di paragone, per le I/O 4K random, gli SSD sono 50-60 volte più veloci rispetto agli HDD in lettura e 100-120 volte più veloci in scrittura (sempre in termini di IOPS). A maggior ragione, non c’è storia neppure con un test I/O random 512 bytes: qui gli SSD “stracciano” pesantemente gli HDD.
Analizzando i risultati dei benchmark in termini di troughput in MB/s, tra HDD e SSD si dovrebbero rilevare le stesse differenze. Osservando i dati relativi agli SSD si noterà quanto accennato nell’introduzione ossia che ad una velocità di trasferimento dati (in MB/s) molto elevata, corrisponderanno prestazioni all’atto pratico più contenute nei test di lettura/scrittura random 4K. Rispetto agli HDD, tuttavia, un SSD avrà sempre un throughput 50-60 volte migliore in lettura e 100-120 volte migliore in scrittura (più o meno lo stesso valore rilevato in termini di IOPS).
Due parole, poi, sulle memorie NAND utilizzate negli SSD. Queste possono essere di varie tipologie e variano a seconda del prodotto: “Single Level Cell” (SLC), “Multi Level Cell” (MLC) e “Triple Level Cell” (TLC). Le tre tipologie differiscono sulla base del numero di bit memorizzabili da ogni singola cella e riflettono i livelli di tensione che possono essere assunti. La TLC è la più economica e permette di conservare tre bit; la MLC (memorizza due o più bit) è un po´ più costosa; la SLC (un solo bit memorizzato per ciascuna cella) è la più costosa ma allo stesso tempo longeva e veloce.
Affidabilità degli SSD
A proposito della tipologia di memorie NAND utilizzate, tuttavia, un test recente e particolarmente interessante (vedere SSD più affidabili, le conclusioni di uno studio durato 6 anni), ha messo in evidenza come le più costose unità SSD SLC di fascia alta non si siano rivelate più affidabili dei modelli basati su memorie MLC.
Gli SSD, poi, manifestano problemi con una frequenza nettamente inferiore rispetto agli hard disk tradizionali ma quando questi si presentano c’è una probabilità nettamente maggiore di perdere dati. Con le unità SSD, quindi, il backup dei dati è cosa ancora più importante.
La specifica del produttore riportante l’indicazione Uncorrectable Bit Error Rate (UBER), inoltre, può essere ignorata perché non fornisce un dato affidabile.
Le memorie flash che montano le unità SSD sono contraddistinte da un numero finito di cicli di scrittura. Gli SSD non devono, quindi, essere considerati come supporti per la memorizzazione e la conservazione dei dati a lungo termine.
Purtuttavia, come spiegato nell’articolo La durata degli SSD è un parametro di cui preoccuparsi?, le unità SSD di più recente fattura garantiscono una durata di molti anni e offrono la possibilità di scrivere petabyte di dati senza difficoltà (spesso molti più dati di quanto dichiarato dai produttori).
Uno dei fattori che può portare a problemi nel caso delle unità SSD è l’età, molto di più che il numero di scritture.
In termini di data retention (con questo termine si fa riferimento all’abilità nel conservare i dati memorizzati, anche senza essere alimentati, per lungo tempo), gli SSD offrono ottime garanzie. L’unità SSD non dovrebbe essere mantenuta senza alimentazione per tre mesi consecutivi ma, eccezion fatta per questa precauzione, ogni altro timore è da considerarsi fuori luogo, come d’altra parte spiegato nell’articolo Temperature elevate danneggiano gli SSD? Data retention.
Fattore di forma e connessione: oltre il SATA
Il mercato degli SSD è un mercato estremamente vivace ed in continua evoluzione.
Fino a qualche tempo fa, infatti, si parlava unicamente di interfaccia SATA. Oggi i produttori presentano anche un nutrito catalogo di prodotti PCI Express (PCIe).
Grazie all’interfaccia M.2, poi, gli SSD si sono allontanati dal “look” tradizionale presentandosi in una forma che ricorda da vicino i moduli di memoria RAM.
A tal proposito, suggeriamo la lettura dell’articolo SSD M.2 PCIe NVMe, guida ai nuovi termini.
Gli SSD PCIe consentono di “polverizzare” il limite di 6 Gbps imposto da SATA 3 che, all’atto pratico, viene considerato sui 550 MB/s.
Proprio qualche giorno fa abbiamo presentato l’SSD PCIe di Zotac da 2.600 MB/s (Zotac presenta il suo SSD PCIe: 2.600 MB/s in lettura).
E Samsung, dopo aver presentato SSD portatili da guinness e unità super-capienti (oltre 15 TB) – vedere Samsung, nuovi SSD portatili e campioni in termini di capienza) sta lavorando sui nuovi 850 EVO e 850 EVO Pro da 4 TB, sempre utilizzando memorie V-NAND a 48 layer con una densità di 256 bit.
Samsung sta da tempo lavorando sulla produzione di massa di SSD dotati di memorie 3D V-NAND che consentono di ampliare notevolmente le capacità di memorizzazione e le prestazioni (riducendo di pari passo i costi) impilando più celle di memoria. Dopo aver presentato soluzioni equipaggiate con memorie MLC, il gigante coreano ha lanciato sul mercato anche SSD 3D V-NAND più economici che sfruttano memorie TLC.
I migliori SSD da 256 GB
Le unità SSD da 240-256 GB sono ancor’oggi, come evidenziato in precedenza, il punto di riferimento in termini di qualità/prezzo.
240-256 GB sono infatti più che sufficienti per installare il sistema operativo e le applicazioni demandando alla memorizzazione dei propri dati un secondo hard disk di tipo tradizionale.
– SanDisk SSD Plus 240 GB
interfaccia: SATA 3
lettura sequenziale: 520 MB/s; random: 72.000 IOPS
scrittura sequenziale: 350 MB/s; random: 39.000 IOPS
durata in scrittura: 80 TB
consumo idle/uso: 0,08/2,7 W
costo: 73 euro circa
– SanDisk Ultra II 240GB
interfaccia: SATA 3
lettura sequenziale: 550 MB/s; random: 91.000 IOPS
scrittura sequenziale: 500 MB/s; random: 83.000 IOPS
durata in scrittura: 100 TB
consumo idle/uso: 0,075/2,7 W
costo: 80 euro circa
– Samsung SSD 850 EVO 250GB
interfaccia: SATA 3
lettura sequenziale: 540 MB/s; random: 97.000 IOPS
scrittura sequenziale: 520 MB/s; random: 88.000 IOPS
durata in scrittura: 75 TB
consumo idle/uso: 0,05/3,7 W
costo: 85 euro circa
– Crucial MX200 250GB
interfaccia: SATA 3
lettura sequenziale: 550 MB/s; random: 100.000 IOPS
scrittura sequenziale: 500 MB/s; random: 87.000 IOPS
durata in scrittura: 80 TB
consumo idle/uso: 0,1/4,4 W
costo: 93 euro circa
Per chi cerca un prodotto ancora più affidabile, un’ottima soluzione è il Samsung SSD 850 Pro 256GB. Prima che l’unità SSD inizi ad evidenziare problemi, Samsung garantisce la possibilità di scrivere ben 150 TB, che equivalgono a 40 GB di dati ogni giorno per ben dieci anni. Valori che un utente consumer o professionale difficilmente raggiungerà mai.
– Samsung SSD 850 Pro 256GB
interfaccia: SATA 3
lettura sequenziale: 550 MB/s; random: 100.000 IOPS
scrittura sequenziale: 520 MB/s; random: 90.000 IOPS
durata in scrittura: 150 TB
consumo idle/uso: 0,1/2,4 W
costo: 115 euro circa
Tra gli altri modelli di SSD di gamma più alta, citiamo i seguenti:
– Transcend SSD370S 256GB
interfaccia: SATA 3
lettura sequenziale: 560 MB/s; random: 70.000 IOPS
scrittura sequenziale: 320 MB/s; random: 70.000 IOPS
durata in scrittura: 280 TB
consumo idle/uso: 0,32/3,11 W
costo: 72 euro circa
– Kingston HyperX Savage 240GB
interfaccia: SATA 3
lettura sequenziale: 560 MB/s; random: 100.000 IOPS
scrittura sequenziale: 530 MB/s; random: 89.000 IOPS
durata in scrittura: 306 TB
consumo idle/uso: 0,39/4,35 W
costo: 86 euro circa
– Corsair Neutron XT 240GB
interfaccia: SATA 3
lettura sequenziale: 560 MB/s; random: 100.000 IOPS
scrittura sequenziale: 540 MB/s; random: 90.000 IOPS
durata in scrittura: 124 TB
consumo idle/uso: 1/3,14 W
costo: 105 euro circa
– OCZ Vector 180 240GB
interfaccia: SATA 3
lettura sequenziale: 550 MB/s; random: 95.000 IOPS
scrittura sequenziale: 530 MB/s; random: 90.000 IOPS
durata in scrittura: 90 TB
consumo idle/uso: 0,85/3,7 W
costo: 121 euro circa
– Fattore di forma mSATA:
– Samsung SSD 850 EVO 250 GB mSATA
interfaccia: SATA 3
lettura sequenziale: 540 MB/s; random: 97.000 IOPS
scrittura sequenziale: 520 MB/s; random: 88.000 IOPS
durata in scrittura: 100 TB
consumo idle/uso: 0,05/4,3 W
costo: 90 euro circa
– Crucial MX200 250GB mSATA
interfaccia: SATA 3
lettura sequenziale: 550 MB/s; random: 100.000 IOPS
scrittura sequenziale: 500 MB/s; random: 87.000 IOPS
durata in scrittura: 80 TB
costo: 93 euro circa
– Fattore di forma M.2:
– SanDisk Z400s 256GB M.2
interfaccia: SATA 3
lettura sequenziale: 546 MB/s; random: 36.600 IOPS
scrittura sequenziale: 342 MB/s; random: 69.400 IOPS
durata in scrittura: 72 TB
consumo idle/uso: 0,03/2,6 W
costo: 74 euro circa
– Samsung SSD 850 EVO 250GB M.2
interfaccia: SATA 3
lettura sequenziale: 540 MB/s; random: 97.000 IOPS
scrittura sequenziale: 500 MB/s; random: 89.000 IOPS
durata in scrittura: 100 TB
consumo idle/uso: 0,05/3,5 W
costo: circa 90 euro
– Samsung SSD SM951 256GB
interfaccia: PCIe 3.0 x4
lettura sequenziale: 2.150 MB/s; random: 90.000 IOPS
scrittura sequenziale: 1.200 MB/s; random: 70.000 IOPS
consumo idle/uso: 0,5/6,5 W
costo: circa 157 euro
– Samsung SSD 950 PRO 256GB M.2
interfaccia: PCIe 3.0 x4 NVMe
lettura sequenziale: 2.200 MB/s; random: 270.000 IOPS
scrittura sequenziale: 900 MB/s; random: 85.000 IOPS
durata in scrittura: 400 TB
consumo idle/uso: 1,7/5,1 W
costo: circa 183 euro