Esistono centinaia di modelli di dispositivi mobili sul mercato. Come fare per scegliere il miglior smartphone Android? Quali sono le caratteristiche e gli aspetti da tenere in considerazione per la scelta?
Anche perché pretendere di rincorrere sempre il miglior smartphone Android sul mercato è cosa dispendiosa e inutile.
Tenendo in considerazione le proprie specifiche esigenze e ovviamente il budget disponibile, non sono poi moltissimi gli elementi da tenere a mente nella scelta dello smartphone migliore.
Non esiste uno smartphone Android migliore in assoluto: il mercato offre semmai lo smartphone migliore per le proprie esigenze con il rapporto qualità-prezzo che resta uno dei fattori più determinanti per la scelta del dispositivo.
Di seguito prendiamo in esame i parametri che sono maggiormente rilevanti nella scelta del miglior smartphone Android.
Come si seleziona il miglior smartphone Android
Difficilissimo dire qual è il miglior smartphone Android: come detto c’è invece quello che meglio si adatta alle proprie esigenze. Nonostante i produttori cerchino continuamente di innovare e di proporre quella funzionalità in più per destare l’interesse degli utenti finali, il mercato offre una ricca gamma di dispositivi dotati di caratteristiche evolute tra i quali c’è già l’imbarazzo della scelta.
1) Dimensione dello schermo
Uno degli aspetti che incide di più nella scelta di uno smartphone è senza dubbio la dimensione dello schermo. La tendenza del mercato è, in generale, quella di proporre smartphone sempre più sottili ma con uno schermo di grandi dimensioni.
Una volta si usava il termine phablet per fare riferimento agli smartphone con display di dimensione superiore ai 5,1 pollici. Oggi è ormai caduto in disuso anche perché molti produttori tendono a presentare dispositivi con un rapporto d’aspetto più “spinto”: lo smartphone si presenta più allungato con la diagonale che diventa maggiore pur cercando di conservare maneggevolezza e possibilità di usare il terminale con una sola mano.
Oggi la scelta ricade comunque sugli smartphone con una diagonale non inferiore a 5,7 pollici anche se in alcuni modelli si può arrivare fino a ben 6,9 pollici.
2) Qualità dello schermo
Oggi come oggi non è possibile non scegliere un dispositivo capace di offrire una risoluzione pari ad almeno 1920×1080 pixel (1080p, Full HD).
Se il display dello smartphone ha tale risoluzione significa che può offrire una risoluzione pari a quella dei TV ormai neanche troppo recenti vista la sempre più diffusa presenza sul mercato di modelli 4K UD: Differenza 4K e UHD: ecco cosa cambia). Le immagini, però, appariranno ovviamente molto più nitide sul display di uno smartphone con una diagonale, ad esempio, di 5 pollici rispetto a quanto accade sullo schermo di un computer da 24 pollici o su un TV da 42 pollici.
Alcuni display degli smartphone usano una risoluzione pari a 2160 x 1080 pixel (soprattutto se usano il rapporto d’aspetto 18:9), altri sono 4K (risoluzione 3.840 x 2.160 pixel) ed esistono anche dispositivi Quad HD (2.560 x 1.440 pixel).
È bene comunque non concentrarsi troppo sulla risoluzione (o comunque non soltanto su questo aspetto) e considerare invece anche il dato relativo ai PPI (pixel per pollice) del dispositivo. Il valore PPI (che non deve essere mai inferiore a 300 in uno smartphone) esprime la densità di pixel presenti in un pollice lineare su uno schermo digitale: Cosa sono i PPI e perché sono importanti quando si parla di display.
Si tratta di uno dei più importanti indicatori della “qualità” di un display dal momento che esprime un valore assoluto rapportato alla risoluzione e alle dimensioni dello schermo: più è alto il valore di PPI, più le immagini visualizzate risulteranno nitide.
Particolarmente rilevante è la tecnologia con cui il display dello smartphone è stato realizzato. LCD e AMOLED sono due cose differenti: i secondi offrono colori saturi ma, spesso, non sono accurati come accade invece nel caso degli LCD anche se offrono neri assoluti e garantiscono un migliore contrasto.
Gli AMOLED, poi, soffrono di un problema comune: tendono al blu. Inoltre, col trascorrere del tempo, via a via che i diodi responsabili del colore blu tenderanno a spegnersi, prevarrà la tonalità gialla.
– IPS-LCD. È la soluzione di tipo tradizionale (presentata nel 1996 da Hitachi e perfezionata da LG), dotata di retroilluminazione, che consente di ottenere angoli di visione estremamente ampi (molto vicini ai 180 gradi). La resa dei colori è molto fedele; i bianchi sono di elevata qualità ed il consumo energetico è piuttosto contenuto.
I tempi di risposta degli IPS-LCD sono più elevati rispetto ai vecchi TFT ma risultano comunque irrilevanti sugli smartphone. In alcune configurazioni, inoltre, gli IPS-LCD possono evidenziare un problema di riflessi.
– OLED/AMOLED. Si chiamano AMOLED gli schermi OLED a matrice attiva (AM). È la tecnologia sulla quale Samsung ha deciso di investire molto negli ultimi anni seppur contraddistinta da un costo superiore.
Rispetto ai classici LCD, gli OLED non necessitano della retroilluminazione perché i pixel sono in grado di emettere luce propria e, di conseguenza, ridurre consumo di energia ed aumentare l’autonomia della batteria.
Nel caso degli OLED un pixel nero risulterà completamente spento e non sarà necessario alcun consumo di energia per gestire quel pixel.
Dal punto di vista tecnico, gli OLED sono costituiti da materiali elettroluminescenti la cui struttura è costituita essenzialmente da carbonio (elementi organici). Effettuando dei “drogaggi” (aggiunta di atomi non facenti parte del semiconduttore originale) è possibile modificare il comportamento del materiale variando il “colore” della luce emessa (da bianca in rossa, verde e blu). Combinando tre display di piccolissime dimensioni, si può fare in modo che l’occhio umano percepisca qualunque colore (rosso, verde e blu sono colori primari).
Grazie alle loro specificità, gli OLED possono garantire neri profondi e contrasti migliori rispetto agli IPS-LCD.
Nel corso degli anni i produttori sono riusciti ad avvicinare l’angolo di visione ottenibile con gli AMOLED a quello degli IPS-LCD.
– Super LCD e Super AMOLED. Sono semplicemente migliorie delle versioni iniziali delle tecnologia IPS-LCD e AMOLED.
Nel caso del Super LCD, grazie alla collaborazione nata nel 2004 tra Sony e Samsung, si è ottimizzato il livello del nero e l’angolo di visione.
I Super AMOLED, invece, propongono display meno suscettibili ai riflessi, più luminosi e capaci di ridurre ulteriormente i consumi energetici.
3) Fotocamera digitale: si vuole sostituire una compatta di fascia alta?
Il terzo aspetto da considerare nella scelta dello smartphone Android, è la fotocamera principale che equipaggia il dispositivo. A meno di non essere amanti spasmodici dei selfie, la fotocamera più importante è quella posteriore, posizionata sul dorso dello smartphone.
Nel valutare la qualità della fotocamera, è bene esaminare le specifiche e porre attenzione sulla dimensione del singolo pixel (espressa in micron; un valore più elevato è migliore) e sull’apertura focale (numeri inferiori sono migliori).
Il rapporto focale indica il rapporto esistente tra lunghezza focale di un obiettivo e il diametro del diaframma in cui entra la luce. Se il valore è contenuto, significa che la fotocamere è in grado di garantire ottime performance e quindi, foto di qualità, anche in condizioni di scarsa luminosità.
Un rapporto focale basso, pari a f/2.0 o inferiore, indica l’uso di un obiettivo particolarmente luminoso e veloce perché per la stessa quantità di luce può essere utilizzato un tempo di posa più corto. Tale obiettivo ben si adatta anche a tempi di esposizione lunghi ove la luminosità sia scarsa.
Oltre a scegliere smartphone dotati di fotocamera con basso rapporto focale per ottenere foto qualitativamente valide è bene cercare nelle specifiche la presenza di uno stabilizzatore ottico che aiuterà a scongiurare foto sfocate e contribuirà a migliorare le foto scattate con condizioni di luce tutt’altro che ottimali.
Alcuni smartphone, poi, consentono di scattare eccellenti foto di panorami grazie al grandangolo: alcuni sensori vantano un campo visivo notevolmente più ampio rispetto a quello umano che si ferma a 120-125 gradi.
Mentre il dato relativo ai Megapixel non deve essere considerato come un parametro determinante nella scelta dello smartphone le dimensioni e la tipologia dei sensori utilizzati sono importanti. Ne parliamo nell’articolo Megapixel: il mito in campo fotografico e le immagini gigapixel.
Negli smartphone di oggi possono essere presenti 6 tipi di sensori fotografici: quello standard/principale, il grandangolo (ultra-wide), telescopico, macro, monocromatico, di profondità o 3D ToF (quest’ultimo presentato qui: Sensore Time of Flight (ToF) sempre più presente negli smartphone: cos’è).
I primi due li abbiamo già presentati; il sensore telescopico o telephoto consente di attivare lo zoom ottico 2x o 3x a seconda dei modelli. Le cosiddette fotocamere a periscopio sono ancora più recenti e fanno uso di uno speciale prisma per spingere il livello di zoom ancora più avanti (tra 4x e 10x).
I sensori presentati come “ibridi” abbinano l’utilizzo dello zoom ottico a una serie di ottimizzazioni lato software per cercare l’ingrandimento di soggetti più distanti.
Il sensore macro è un’aggiunta relativamente nuova quando si parla di smartphone: consente l’acquisizione di foto molto ravvicinate utili ad esempio a ritrarre soggetti piccoli come fiori, monete, insetti e così via. Lo svantaggio principale è di solito la bassa risoluzione (2MP) e l’assenza di autofocus anche se i principali produttori si stanno attrezzando per migliorare la resa di questi sensori.
Alcuni telefoni usano la fotocamera ultra-wide per fare scatti macro rinunciando a un sensore macro dedicato. Un approccio che permette di ottenere un’immagine macro a più alta risoluzione.
4) Scegliere lo smartphone con un occhio al processore
Quando si parla di smartphone, usare il termine processore non è propriamente corretto. Nel caso dei dispositivi mobili, infatti, si parla di SoC (System-on-a-Chip): oltre al processore centrale, infatti, essi integrano anche un chipset ed eventualmente altri controller come quello per la memoria RAM, la circuiteria input/output o il sotto sistema video.
A seconda delle proprie esigenze, evidentemente, non è necessario optare per un dispositivo con il SoC migliore in assoluto.
L’importante è depennare la velocità di clock dalla lista degli aspetti importanti da considerare. Quando si valuta il SoC utilizzato in uno smartphone è invece esaminarne sempre la data di prima commercializzazione (processori vecchi usano un design più datato e meno efficiente, anche in termini di consumo energetico). Inoltre, va considerato il numero di core sul quale poggia il suo funzionamento il SoC.
I risultati dei benchmark effettuati con le app Passmark consentono di farsi un’idea sulle prestazioni di ciascuno smartphone del passato e del presente.
Collegandosi con questa pagina, gli smartphone vengono ordinati dal più prestazionale a quello meno performante.
È importante notare che i nomi pubblicati nella lista non sono quelli commerciali ma le sigle corrispondenti ai vari modelli dei dispositivi realizzati da ciascun produttore. Basta una semplice ricerca su Google per risalire alla denominazione commerciale di ciascun device.
5) Memoria RAM e storage
Quando si sceglie uno smartphone di fascia media, bisognerebbe comunque orientarsi – oggi – su modelli che montano almeno 4 GB di RAM. Nei top di gamma “ultimo grido” si troveranno ben 12 GB di RAM; in alcuni casi ben 16 GB.
Per quanto riguarda lo storage interno, utilizzabile per la memorizzazione dei dati, il “minimo sindacale” sono gli smartphone con 64 GB di memoria interna. Quantitativi di storage inferiori sono oggi sconsigliabili. I modelli di punta integrano 128 o addirittura 512 GB.
App come Google Foto permettono di gestire le immagini e i video memorizzati nella memoria del dispositivo. Dopo averne effettuato il backup automatico sui server di Google, tutti i file possono essere cancellati dallo smartphone in modo da recuperare spazio.
Il bello è che Google Foto consentirà comunque di accedere ai file rimossi continuando a visualizzarli nella sua galleria fotografica (e ciò proprio grazie ai backup mantenuti su cloud).
Per sapere tutto su Google Foto, suggeriamo la lettura dell’articolo Google Foto, le funzionalità che potreste non conoscere.
È sempre bene poi preferire gli smartphone che permettono di estendere lo storage interno mediante l’utilizzo di uno slot microSD. Le ultime versioni di Android consentono di spostare buona parte delle applicazioni sulla microSD: Spostare app su scheda SD, ecco come si fa.
6) Supporto LTE e 5G: attenzione alle bande
Oltre al supporto WiFi e Bluetooth, tutti gli smartphone di recente fattura offrono la possibilità di collegarsi, nelle zone coperte, in modalità LTE/4G o addirittura alle nuove reti mobili 5G.
Se si acquista uno smartphone in Italia, il dispositivo è certamente compatibile con tutti gli operatori del nostro Paese. In altre parole, lo smartphone è in grado di stabilire la connessione sulle frequenze usate per erogare i servizi di connettività a banda larga e ultralarga.
Non tutti gli “smartphone cinesi”, invece, riescono a collegarsi sulle frequenze usate dagli operatori italiani per l’erogazione del servizio. Quando si acquista uno smartphone, quindi, è sempre opportuno verificare le frequenze supportate.
7) Batteria e autonomia del dispositivo
Quando si sceglie uno smartphone Android è bene concentrarsi anche sull’aspetto legato all’autonomia della batteria. Un dispositivo che si scarica rapidamente e che usa una batteria sottodimensionata rispetto all’hardware risulta inutile perché la batteria apparirà spesso scarica, soprattutto nei momenti in cui abbiamo davvero bisogno di usare lo smartphone.
Oggi, quindi, mai orientarsi su smartphone dotati di una batteria di capacità inferiore a 3.000 mAh e su prodotti che dichiarano meno di 9 ore di autonomia (navigazione continuativa in modalità LTE/4G).
Per quanto riguarda la ricarica rapida ogni produttore, ove supportata, una la sua soluzione proprietaria oppure la diffusa Qualcomm QuickCharge: Carica batteria veloce: cosa cambia con i vari dispositivi.
La ricarica in modalità wireless è ancora prevalentemente proposta soltanto sui modelli top di gamma.
8) Lettore di impronte digitali, chip NFC e altro ancora
Non tutti gli smartphone che dispongono di un lettore di impronte digitali integrano un chip NFC. Il risultato è che in assenza di quest’ultimo, il lettore di impronte digitali potrà essere impiegato – prevalentemente – per sbloccare il dispositivo senza neppure passare per il lock screen.
Con NFC, invece, si può accedere alle applicazioni che trasformano il dispositivo Android in un borsellino elettronico: vedere NFC cos’è come funziona e a che cosa serve e Come pagare con lo smartphone Android e Google Pay.
Sempre più smartphone Android di fascia media iniziano a integrare il lettore di impronte digitali al di sotto del display (viene quindi rimossa l’area di solito posta sul dorso del dispositivo o su un pulsante laterale).
In alcuni smartphone, inoltre, viene rimosso il jack cuffia per offrire una migliore certificazione contro l’acqua e la polvere.