Sgombriamo subito il campo dagli equivoci: se da un lato è possibile, ovviamente, mettere a confronto le caratteristiche dei sistemi operativi iOS e Android, pensare di poter paragonare le specifiche tecniche degli iPhone con quelle degli smartphone Android è un errore – e pure piuttosto grossolano -. Vediamo il perché.
È meglio un iPhone o uno smartphone Android?
Quando si prova a mettere a confronto anche uno degli ultimi modelli di iPhone con uno smartphone top di gamma Android, si rimane spesso colpiti nel rilevare che i melafonini integrano appena 2 GB di RAM mentre nel caso dei dispositivi Android più convincenti si hanno almeno 4 o addirittura 6 GB di RAM.
Soltanto l’iPhone 7 Plus ha recentemente introdotto 3 GB di RAM (LPDDR4 DRAM).
Eppure un iPhone riesce a garantire prestazioni all’altezza della situazioni, assolutamente comparabili con quelle degli smartphone “rivali” del mondo Android.
Com’è possibile? Molto semplice. Il sistema operativo Apple iOS è sviluppato dalla società guidata da Tim Cook esclusivamente per i suoi prodotti ed è quindi costantemente aggiornato e ottimizzato per trarre il meglio dalla dotazione hardware.
Android, di contro, è un prodotto opensource che – fatta eccezione per diversi firmware “non liberi” realizzati da produttori specifici e che vengono utilizzati per far funzionare alcune componenti nonché per le Google Apps tra cui il Play Store – può essere utilizzato da chiunque, su qualsivoglia dispositivo.
Tant’è vero che – con il passare del tempo – sono nati diversi fork di Android ossia versioni derivate a partire dal codice originale di Google. Basti pensare a FireOS di Amazon, RemixOS (vedere Installare Android su PC con Remix OS e Android su PC con l’emulatore Remix OS Player) e a tutte le varie “custom ROM” Android (i.e. Cyanogenmod) installabili sui dispositivi mobili.
Android deve quindi avere a che fare con migliaia di configurazioni hardware possibili, completamente diverse l’una dall’altra.
È quindi del tutto impossibile agire alla fonte per implementare ottimizzazioni specifiche che invece Apple può tranquillamente adottare: iOS segue, passo dopo passo, lo sviluppo delle nuove generazioni di iPhone.
Ne consegue che sia il sistema operativo che le applicazioni, su Android, richiederanno maggiore memoria RAM rispetto ad iOS che, tra l’altro, è ben noto per la sua “propensione” a chiudere qualunque servizio superfluo, così da migliorare le prestazioni e aumentare l’autonomia della batteria dell’iPhone.
Android ha compiuto enormi passi in avanti con l’arrivo della release 6.0 Marshmallow: grazie a Doze il “robottino verde” può ridurre nettamente l’impatto sulla durata della batteria da parte delle varie app (Android 6.0 Marshmallow, guida alle principali funzioni).
Alcuni produttori hanno poi affiancato sistemi “proprietari” per migliorare la situazione che però, talvolta, hanno come effetto indesiderato la mancata ricezione istantanea delle notifiche da parte – ad esempio – delle app di messaggistica. In questi casi, bisognerà accedere alle impostazioni ed eliminare le restrizioni sulle singole app Android.
Mentre iOS (di derivazione UNIX) usa codice compilato per gli specifici dispositivi Apple, Android poggia sul kernel Linux 3.0 (dalla release 4.0 in avanti) e su una macchina virtuale Dalvik che è stata poi sostituita da ART: Android diventa più veloce con il nuovo “motore” ART).
Storicamente, Dalvik ha permesso di risolvere i problemi di compatibilità con dispositivi mobili totalmente differenti l’uno dall’altro proprio grazie all’impiego della macchina virtuale.
Come fa ogni virtual machine, Dalvik nasconde alle app la gestione della memoria e dei thread semplificando il riutilizzo dello stesso codice su hardware diversi e prevenendo problemi di incompatibilità. Funzionando entro una macchina virtuale, dotata della medesima configurazione, lo stesso codice può lavorare senza problemi su dispositivi completamente differenti: abbiamo spiegato i dettagli nell’articolo Android diventa più veloce con il nuovo “motore” ART.
Proprio con ART (Android Runtime), Google ha provato a ridurre il “divario” con iOS presentando un meccanismo che effettua la compilazione del codice delle app AOT (ahead-of-time).
Il codice viene cioè compilato al momento dell’installazione di una app e non durante la sua esecuzione con un evidente vantaggio sia in termini di prestazioni che di gestione delle risorse.
Il rovescio della medaglia consiste nel maggior tempo necessario per installare l’applicazione; aspetto questo che viene comunque ben gestito grazie alle migliori dotazioni hardware dei dispositivi Android in commercio.
ART è stato ufficialmente introdotto in Android 5.0 Lollipop anche se il primo parziale debutto si è registrato con Android 4.4 KitKat.
La “libertà” di installare Android su una pletora di dispositivi completamente differenti l’uno dall’altro, senza le limitazioni che Apple impone “di fabbrica”, è quindi – allo stesso tempo – croce e delizia per il sistema operativo di Google.
È il grimaldello che ha permesso a Google di conquistare quote di mercato vastissime in tutto il mondo ma è anche il motivo per cui la dotazione di un dispositivo top di gamma Android è notevolmente superiore a quella dell'”equivalente commerciale” di Apple.
Apple riesce insomma a ottimizzare al massimo l’hardware: ecco perché oltre a una minore RAM, prestazioni ottimali sono comunque garantite usando processori (SoC, system-on-a-chip) con un minore numero di core e velocità di clock inferiori.
L’Apple A9, processore che “spinge” iPhone 6s, iPhone 6s Plus e iPhone SE, ad esempio, è un dual-core a 1,83 GHz (vedere questa pagina) mentre, per esempio, lo Snapdragon 820 di Qualcomm è un SoC quad-core che lavora a frequenze pari a 2,15 più 1,59 GHz (il processore usa tra l’altro anche ARM big.LITTLE, architettura eterogenea che consente di combinare core meno prestazionali e più parsimoniosi in termini di consumi energetici con core più performanti; vedere Differenza tra processori ARM e x86; big.LITTLE è stata impiegata anche da Apple nel nuovo A10 Fusion, usato negli iPhone 7 e iPhone 7 Plus).
Per farsi un’idea delle prestazioni pure del processore, comunque, è possibile fare riferimento al benchmark di AnTuTu, a questo indirizzo (vedere anche Benchmark Android, come sapere quale dispositivo è più performante).
Sul versante multitasking, Android vince su tutta la linea. Sebbene le ultime versioni di iOS introducano diversi miglioramenti, il supporto per il multitasking dipende direttamente dalla classificazione della singola app all’interno dell’App Store di Apple. L’approccio è, ancora una volta, diretta conseguenza dell'”impostazione” Apple con cui la società di Cupertino mira a controllare in modo maniacale il funzionamento del sistema operativo.
Android, invece, non impone alcun tipo di limitazione e il multitasking è davvero reale.
Ecco perché non ha senso paragonare direttamente le specifiche tecniche di un iPhone con quelle di uno smartphone Android. L’importante, indipendentemente dalla dotazione hardware dell’uno o dell’altro dispositivo, è che le app funzionino bene, in maniera fluida e senza rallentamenti.
I display Retina di Apple sono IPS LCD che solo nei modelli Plus (iPhone 6s Plus e iPhone 7 Plus) sono Full HD 1920×1080 pixel a 401 ppi (nei modelli “normali” si scende a 326 ppi). Secondo Apple, infatti, è inutile andare ad aumentare drasticamente la risoluzione se l’occhio umano non riesce a discernere i singoli pixel che compongono lo schermo alla normale distanza a cui si utilizza lo smartphone.
Su Android, quindi, è meglio scegliere uno smartphone che più che sulla risoluzione (il valore dei pixel per pollice è comunque indicativo e non dev’essere mai inferiore a 300; vedere Miglior smartphone Android, gli aspetti da considerare nella scelta) del display punti molto sulla resa cromatica e su una ricca gamma di colori.
Display con risoluzioni “incredibili” contribuiranno – in prima istanza – ad “affossare” l’autonomia del dispositivo e a richiedere una maggiore potenza computazionale da parte della GPU.
Ed è proprio per questo motivo che i terminali Apple possono sempre integrare batterie dalla capacità limitata – per ora mai superiore ai 2.900 mAh (iPhone 7 Plus) – mentre su Android una batteria da 3.000 mAh rappresenta ormai il “minimo sindacale”.
L’esperienza d’uso complessivamente migliore garantita da Android, soprattutto in termini di “libertà d’azione” (ben noti sono gli sforzi di Apple nel mantenere la sua piattaforma il più possibile “chiusa” e utilizzabile dagli sviluppatori seguendo regole e usando canali per precisi…), non è oggetto di discussione. I dispositivi Android sono complessivamente capaci di offrire anche una maggiore versatilità – molto più rispetto all’offerta di “casa Apple” -.
Purtuttavia, quando si sceglie se acquistare un dispositivo mobile Android o un iPhone bisognerà ricordarsi di astenersi dal fare i confronti diretti sulle specifiche tecniche.