Il Parlamento ha approvato la cosiddetta Legge Europea 2017, disposizione all’interno della quale sono state inserite diverse prescrizioni in merito alla libertà di modem.
Il legislatore ha stabilito che gli operatori di telecomunicazioni italiani, come invece spesso accade, non possono più obbligare gli utenti a usare i loro apparati per l’accesso ai vari servizi.
La normativa sancisce che quando non vi siano precise motivazioni tecniche (ma in questo caso il modem router verrebbe automaticamente a far parte della “rete” dell’operatore), il provider deve sempre consentire all’utente la sostituzione dell’apparato fornito e l’utilizzo di altri dispositivi per il networking.
Nella nota di Ivan Catalano, deputato che ha portato alla Camera il tema della libertà di modem (Sostituire il modem dell’operatore di telecomunicazioni forse si potrà), si legge: “in riferimento alla quasi totalità dei servizi forniti agli utenti dagli ISP, le motivazioni tecniche e di sicurezza addotte per limitare la libertà di scelta risultano prive di fondamento; posto che le tecnologie delle reti internet e VolP già si conformano a standard definiti dettagliatamente, emanati da organismi internazionali o associazioni come la IETF, ITU-T, 3GPP e DSL-Forum di cui i provider stessi fanno parte molto spesso. (…) Già a legislazione vigente, l’imposizione di apparecchiature terminali da parte dell’operatore dovrebbe quindi verificarsi solo in casi del tutto eccezionali“.
Emblematico il caso degli utenti abbonati ai servizi di connettività TIM in fibra ottica: sostituendo il modem router fornito dall’operatore, non risulta possibile usare il VoIP e di conseguenza effettuare e ricevere chiamate sulla propria utenza. È stato dimostrato che le numerazioni VoIP di TIM funzionano anche con apparati di terze parti (VoIP su fibra TIM con un altro modem VDSL): sarà quindi tutto da verificare come le nuove disposizioni andranno ad impattare sul comportamento dei provider.
Sulla scia di quanto già fatto in Germania (Modem libero: converrebbe anche agli operatori, non solo agli utenti), viene chiamata in causa AGCOM che avrà titolo per verificare il comportamento degli operatori, irrogare sanzioni amministrative tra 120.000 e 2.500.000 euro e ordinare l’immediata cessazione delle violazioni.
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