Wikipedia, l’enciclopedia libera fondata nel 2001 da Jimmy Wales (nella foto a lato) e Larry Sanger, aperta ai contributi di qualunque utente e disponibile in ben 282 lingue, punta i piedi e protesta in modo vigoroso contro le disposizioni inserite nel cosiddetto “DDL intercettazioni“. Il provvedimento legislativo, in discussione in Parlamento in questi giorni, secondo i responsabili di Wikipedia, rischierebbe di compromettere pesantemente i principi sui quali si fonda il funzionamento del sito e di molti altri progetti online: “neutralità, libertà e verificabilità dei suoi contenuti“.
La disposizione del disegno di legge in fase di approvazione che solleva maggiori critiche è, come noto, il “comma 29” che – come si può evincere leggendone il testo completo (ved. questa pagina) introduce l’obbligo, per i gestori di tutti i siti web, “di pubblicare, entro 48 ore dalla richiesta e senza alcun commento, una rettifica su qualsiasi contenuto che il richiedente giudichi lesivo della propria immagine“. Senza l’intevento di un giudice terzo ed imparziale, quindi, la valutazione della “lesività” di un contenuto viene così offerta ad un qualsiasi soggetto. Continuano i responsabili di Wikipedia: “In base al comma 29, chiunque si sentirà offeso da un contenuto presente su un blog, su una testata giornalistica on-line e, molto probabilmente, anche qui su Wikipedia, potrà arrogarsi il diritto — indipendentemente dalla veridicità delle informazioni ritenute offensive — di chiedere l’introduzione di una “rettifica”, volta a contraddire e smentire detti contenuti, anche a dispetto delle fonti presenti“.
Con un’azione clamorosa, quindi, da quest’oggi risulta impossibile, per tutti, consultare qualunque termine presente nella versione italiana di Wikipedia. Accedendo alla home page del sito o tentando una ricerca, si perverrà sempre al medesimo comunicato ufficiale, consultabile cliccando qui.
Da Wikipedia, proprio per la natura “aperta” del sito, si ricorda che non c’è alcuna redazione: tutti i contenuti sono prodotti, modificati ed integrati da parte di volontari. “In questi anni, gli utenti di Wikipedia (…) sono sempre stati disponibili a discutere e nel caso a correggere, ove verificato in base a fonti terze, ogni contenuto ritenuto lesivo del buon nome di chicchessia; tutto ciò senza che venissero mai meno le prerogative di neutralità e indipendenza del Progetto. Nei rarissimi casi in cui non è stato possibile trovare una soluzione, l’intera pagina è stata rimossa“. Appare insomma del tutto inopportuna, non necessaria e controproducente la norma che è al momento al vaglio delle due Camere. Ogni cittadino è già pienamente tutelato dall’articolo 595 del codice penale che punisce il reato di diffamazione. “L’obbligo di pubblicare fra i nostri contenuti le smentite previste dal comma 29, senza poter addirittura entrare nel merito delle stesse e a prescindere da qualsiasi verifica, costituisce per Wikipedia una inaccettabile limitazione della propria libertà e indipendenza: tale limitazione snatura i principi alla base dell’Enciclopedia libera e ne paralizza la modalità orizzontale di accesso e contributo, ponendo di fatto fine alla sua esistenza come l’abbiamo conosciuta fino a oggi” sostiene Wikipedia.
Il rischio potrebbe essere quello di veder inquinato e pesantemente alterato quel prezioso “humus” che ha sinora dato nutrimento alla “Rete italiana”.
Già nel 2010, Reporters Sans Frontieres poneva il nostro Paese al 49esimo posto, nella classifica delle nazioni ove c’è maggior libertà di informare, a pari merito col Burkina Faso.