Tutti coloro che da anni utilizzano gli Apple iPhone si ricorderanno certamente di Cydia, uno store online alternativo a quello della Mela accessibile da coloro che effettuavano il jailbreaking dei loro dispositivi.
La società guidata da Tim Cook ha da sempre strenuamente osteggiato la pratica del jailbreaking presentandola come pericolosa dal punto di vista della sicurezza. In tutte le versioni di iOS sono quindi state applicate contromisure per prevenire il jailbreaking.
Seppur il jailbreaking dei dispositivi iOS sia tornato di maggiore attualità rispetto al passato, le crescenti difficoltà incontrate nel corso del tempo al fine di rimuovere le restrizioni software imposte da Apple ha di fatto portato alla fine progetti “alternativi”.
Cydia esiste ancora oggi ma non è neppure lontanamente paragonabile a ciò che era alcuni anni fa al massimo del suo “splendore”: secondo alcune stime tra il 2011 e il 2012 Cydia avrebbe raccolto qualcosa come 10 milioni di dollari, business che in forza delle politiche applicate da Apple non è più possibile.
A dicembre 2020 l’ideatore di Cydia, Jay “Saurik” Freeman, ha quindi deciso di fare causa ad Apple per presunte pratiche anticoncorrenziali. Secondo la tesi sostenuta da Freeman, Apple avrebbe usato tecniche coercitive per cercare di impedire ai suoi clienti di utilizzare Cydia o qualsiasi altro mezzo alternativo per installare software in iOS scoraggiando gli utenti dall’impiegare tali strumenti.
Freeman si è rivolto allo studio legale Quinn Emanuel Urquhart & Sullivan, lo stesso che ha rappresentato Samsung nella sua fortunata guerra dei brevetti contro Apple.
Secondo l’inventore di Cydia, infatti, il vento sarebbe cambiato e sarebbe quindi giunta l’ora per avanzare rivendicazioni ritenute sacrosante.
Nel 2020 i legali di Freeman dichiararono come Cydia potesse essere la “querelante perfetta” per una causa antitrust contro Apple.
La differenza principale tra Cydia e le altre aziende che hanno fatto causa ad Apple è che queste ultime hanno contestato l’azienda di Cupertino relativamente alla pubblicazione delle app sullo store ufficiale.
Cydia, invece, non stava lottando per entrare nell’App Store ma si poneva in diretta concorrenza con il fatto aneddotico che Cydia era addirittura precedente all’App Store.
Primo punto per Cydia: la vertenza contro Apple può proseguire
Secondo quanto appena stabilito dal tribunale federale della California (Stati Uniti) la vertenza legale avviata da Freeman contro Apple può proseguire.
Il giudice distrettuale Yvonne Gonzalez Rogers ha respinto la tesi di Apple secondo cui le accuse di Cydia non rientravano nella finestra di quattro anni prevista dalla legge federale in materia di antitrust.
Gli avvocati di Freeman sostengono che gli aggiornamenti tecnologici applicati da Apple sul suo sistema operativo tra il 2018 e il 2021 sono stati posti in essere con l’evidente fine di escludere dai giochi distributori indipendenti Cydia. Nella sentenza appena emessa la giudice ha stabilito che “poiché le affermazioni del ricorrente si basano sugli aggiornamenti tecnologici di Apple per escludere del tutto Cydia dalla possibilità di operare, tali affermazioni sono tempestive” e meritano quindi di essere prese in considerazione.
A questo punto Apple ha tempo fino a metà giugno prossimo per rispondere alle asserzioni avanzate da Freeman e dai suoi legali.