Il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti (DoD) ha deciso di aggiungere anche Xiaomi alla “lista nera” delle società cinesi. Come peraltro già avvenuto nel caso di Huawei, quindi, nessun soggetto USA potrà più investire su Xiaomi e chi detenesse quote azionarie in Xiaomi sarà costretto a cederle.
Secondo il DoD Xiaomi avrebbe sviluppato collegamenti diretti con il governo e l’esercito cinesi, un comportamento che viene considerato come gravemente lesivo degli interessi del Paese a stelle e strisce oltre che un potenziale pericolo per la sicurezza nazionale.
Per Xiaomi il danno è grave: una delle aziende più in forte crescita negli ultimi anni, con una presenza sempre più diffusa in Occidente, viene adesso posta sullo stesso piano di Huawei e di altre realtà cinesi, tra le quali DJI, SenseTime e SMIC, il più grande produttore di chip di Shanghai.
Xiaomi non si trova ad affrontare le restrizioni commerciali di Huawei ma la situazione può diventare molto complicata: le grandi aziende tecnologiche come Qualcomm dovranno infatti vendere le loro partecipazioni in Xiaomi e sebbene la cosa non sia per ora vietata, sarà più difficile fornire chip e in generale componenti hardware all’azienda cinese.
Il presidente uscente, Donald Trump, ha voluto lasciare la Casa Bianca lanciando un’ultima dura iniziativa contro le realtà cinesi senza però condividere prove a sostegno della tesi che fa riferimento a presunte minacce alla sicurezza nazionale.
Il presidente eletto Joe Biden, almeno stando alle informazioni sin qui trapelate, dovrebbe attenuare lo scontro frontale con la Cina ma l’attuale visione di Pechino come rivale strategico per gli USA difficilmente cambierà. La guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina combattuta quotidianamente su ogni fronte finirà per avere un impatto negativo sulle attività delle imprese IT e non a livello internazionale.
La società ci ha fatto inoltre pervenire il seguente commento ufficiale: “Xiaomi ha sempre rispettato la legge e agito in conformità con le disposizioni e i regolamenti delle giurisdizioni dei Paesi in cui svolge la propria attività. La società ribadisce che fornisce prodotti e servizi per uso civile e commerciale. Conferma inoltre di non essere posseduta, controllata o affiliata all’esercito cinese e di non essere una “Società militare comunista cinese” come definita dal NDAA. Xiaomi intraprenderà azioni appropriate per proteggere gli interessi della società e dei suoi azionisti e sta esaminando anche le potenziali conseguenze di questo atto per avere un quadro più completo del suo impatto sul Gruppo“.