Quest’estate Fastweb e Tiscali hanno confermato di aver stretto un importante accordo: Fastweb e Tiscali, accordo che premia entrambe le società.
Fastweb, in particolare, potrà utilizzare le frequenze sui 3,5 GHz di Tiscali per la creazione e lo sviluppo di una rete convergente di ultima generazione nelle principali grandi città italiane.
I 40 MHz sui 3,5 GHz che Fastweb ha fatto propri erano stati assegnati nel 2008 all’operatore Aria, società da tempo controllata da Tiscali, nell’ambito di una gara incentrata sull’assegnazione delle frequenze per l’erogazione di servizi mediante tecnologia WiMax.
Quelle stesse bande di frequenza diventano oggi cruciali in ottica 5G e Fastweb, a fronte di un investimento di 150 milioni di euro, si è ritagliata la possibilità di rafforzare la propria rete ad alte prestazioni con uno sforzo economico contenuto.
L’accordo tra Fastweb e Tiscali ha mandato su tutte le furie Vodafone e Iliad che avrebbero presentato un ricorso dinanzi al TAR: evidente obiettivo è quello di mettersi di traverso e impedire un matrimonio che, secondo l’accusa, metterebbe in posizione privilegiata proprio Fastweb.
Mentre i vari operatori hanno infatti dovuto investire, complessivamente, qualcosa come 6,5 miliardi di euro per acquisire dal Ministero i diritti di licenza sulle frequenze per il 5G (Frequenze 5G: l’asta si conclude con un grande successo per le casse statali) Fastweb se la sarebbe cavata con una cifra contenutissimo, grazie a un accordo tra aziende private.
Per questo motivo l’accordo tra Fastweb e Tiscali è stato già oggetto di alcune segnalazioni all’Antitrust italiana e di un’interrogazione parlamentare.
Le licenze per il WiMax concesse a Aria, Linkem, Mandarin e Go Internet sui 3,5 GHz, inoltre, sarebbero dovute scadere nel 2023; successivamente la validità dei diritti di utilizzo è stata prorogata al 2029. Un’ulteriore smacco che ad alcuni operatori di telecomunicazioni proprio non è andato giù.
Lo stesso Ministero dello Sviluppo Economico (MISE) starebbe inoltre valutando la sussistenza di un eventuale danno erariale (le cifre che circolano fanno riferimento a un mancato introito pari a circa 4 miliardi di euro) a seguito dell’accordo tra Fastweb e Tiscali. Per confermare le ipotesi e intervenire tecnicamente servirà però il parere della Corte dei Conti.