Kaspersky passa al contrattacco. L’azienda aveva teso la mano alle autorità statunitensi pubblicando il codice sorgente dei suoi prodotti e dichiarandosi disposta a consentire una verifica dello stesso onde spazzar via le accuse di connivenza con il governo di Vladimir Putin: Kaspersky apre il codice sorgente dei suoi prodotti per rispondere alle accuse USA.
L’amministrazione Trump, invece, ha confermato il bando dei prodotti Kaspersky da ogni ente statale e ha preferito continuare a usare il “pugno duro”.
Kaspersky ha perciò deciso di portare in tribunale il governo USA avanzando alla corte federale formale istanza di annullamento della decisione Trump.
L’azienda russa afferma che la risoluzione del Dipartimento della Sicurezza Interna degli Stati Uniti d’America (DHS), su sollecitazione del Presidente USA, “ha avuto gravi conseguenze sulla reputazione di Kaspersky e sulle sue attività commerciali, senza peraltro alcuna responsabilità da parte della società stessa“.
Kaspersky ha presentato ricorso ai sensi della legge sulle procedure amministrative per far valere i suoi diritti processuali costituzionali e contestare la Binding Operational Directive che vieta l’uso dei prodotti e delle soluzioni della società da parte delle agenzie governative degli Stati Uniti.
L’azienda guidata da Eugene Kaspersky afferma che la decisione del DHS è incostituzionale e basata su fonti pubbliche soggettive e non tecniche, come resoconti fatti dai media, dichiarazioni e rumor non avvalorati e spesso anonime.
Kaspersky aggiunge che il DHS non è stato in grado di fornire alla società la documentazione e provvedere all’attivazione di una procedura che consentisse di contestare le accuse, non offrendo peraltro alcuna prova di illecito.