Con l’acronimo IoT (Internet of Things) si fa comunemente riferimento a quell’evoluzione nell’utilizzo della rete che consente di arricchire con funzionalità “intelligenti” oggetti normalmente incapaci di colloquiare con altri dispositivi e con gli utenti stessi. Grazie all’implementazione di algoritmi di intelligenza artificiale, i dispositivi appartenenti al mondo IoT possono addirittura “prendere delle decisioni” sulla base delle istruzioni fornite dall’utente o dagli sviluppatori.
In italiano si usa spesso il termine Internet delle Cose – altro non è che la traduzione di IoT – ad evidenziare come gli oggetti diventano intelligenti (“smart”) grazie a nuove proprietà e funzionalità (identificazione, connessione, localizzazione, capacità di elaborare dati e capacità di interagire con l’ambiente esterno). Essi, inoltre, trovano nel collegamento di rete e nell'”intelligenza” in cloud gli strumenti utili ed essenziali per comunicare.
Grazie alla presenza di una o più interfacce di rete e al firmware, il software appositamente sviluppato dal produttore e caricato nel dispositivo IoT, quest’ultimo può condividere istantaneamente i dati raccolti, assumere decisioni sulla base delle elaborazioni svolte sul cloud e diventare gestibile senza che l’utente debba trovarsi fisicamente sul posto.
L’IoT è un fenomeno in forte crescita in Italia e nel mondo: secondo l’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano nel 2017 il mercato IoT è cresciuto fino a toccare la soglia dei 3,7 miliardi di euro con un incremento del 32% rispetto al 2016.
Tanti sono infatti gli ambiti applicativi per gli oggetti intelligenti legati al mondo IoT:
– Domotica
Con il termine domotica si fa riferimento alle tecnologie che aiutano a migliorare la qualità della vita in casa e più in generale negli ambienti in cui ci muoviamo tutti i giorni.
Telecamere per la videosorveglianza IP, termostati, campanelli, citofoni, sistemi di illuminazione, prese elettriche, dispositivi indossabili – solo se “smart” – sono solo alcuni esempi di prodotti IoT dall’intrinseco ed elevato valore aggiunto.
I possibili campi applicativi sono però davvero sconfinati: un frigorifero intelligente può rilevare gli alimenti in esso conservati, effettuare un ordine al negoziante nel caso in cui mancasse qualcosa o comunque informare l’utente; una sveglia può trasformarsi in un oggetto intelligente in grado di suonare prima nel caso in cui sulle strade dovesse esserci più traffico del solito; un vaso può allertare l’utente nel momento in cui fosse necessario annaffiare le piante; la confezione di un farmaco può ricordare quando è il momento di assumere una medicina; scarpe da ginnastica smart possono elaborare un resoconto dell’attività sportiva giornaliera indicando velocità medie, lunghezza dei percorsi e itinerari.
Con l’aggettivo smart si identificano infatti quei prodotti che possono colloquiare tra loro e/o con i dispositivi dell’utente (smartphone, smartwatch, bracciali intelligenti,…), spesso in grado di prendere decisioni al verificarsi di alcuni eventi e sulla base di una precedente programmazione (oppure secondo quanto stabilito dall’intelligenza artificiale generalmente residente in cloud).
– Smart building
Si parla di smart building per riferirsi agli strumenti e alle misure che permettono di garantire maggiore sicurezza, stabilità, economicità, ottimizzazione energetica e tutela dell’ambiente nella costruzione e nella gestione di un edificio. Grazie all’Internet delle Cose si può implementare una rete intelligente di dispositivi elettronici progettati per monitorare e controllare in tempo reale l’impianto meccanico, elettrico, di illuminazione e altri sistemi.
– Monitoraggio in ambito industriale
Il concetto di Internet degli oggetti trova la sua naturale applicazione, com’è ovvio, in ambito industriale. L’utilizzo di sensori collegati alla rete permette di monitorare i processi industriali, ottimizzare la produzione, comprendere quali possono essere i punti deboli e i margini di miglioramento, essere costantemente informati su situazioni critiche o potenzialmente pericolose sulla base dei parametri raccolti.
- Automotive
Il mercato automobilistico sarà letteralmente travolto dalle innovazioni che portano con sé gli oggetti IoT. Sono in fase di studio interfacce cloud capaci di processare i dati in entrata e uscita dai sensori distribuiti nel mezzo e sulla strada. Le auto a guida autonoma potranno dialogare con gli altri veicoli sulla carreggiata e, in generale, con il contesto circostante.
- Smart health
Un assaggio di smart health lo ha già chi acquista uno smartwatch dotato di sensori in grado di monitorare la frequenza cardiaca e gli altri parametri vitali. Smart health è però, in generale, il concetto di IoT applicato alla medicina: braccialetti e smartwatch tecnologicamente avanzati potranno essere adoperati per raccogliere dati sullo stato di salute dei pazienti anticipando le situazioni critiche prima che esse possano manifestarsi.
- Telemetria
I dispositivi IoT possono acquisire volumi elevati di dati di telemetria e trasferirli sul cloud per l’archiviazione o l’elaborazione. Inserendo questi oggetti, per esempio, nelle macchine usate nei vari settori dell’industria, del commercio e dei servizi si possono ottenere funzionalità di telecontrollo, monitoraggio, diagnostica, marketing e analisi.
- Pagamenti tramite smartphone
Un ultimo esempio concreto di dispositivi IoT sono i POS e gli smartphone dotati di chip NFC connessi a Internet. Semplicemente sfiorando il registratore di cassa o il terminale di pagamento con il proprio telefono si può oggi autorizzare un pagamento, in modalità contactless e senza metter mano al portafogli per estrarre, ad esempio, una carta di credito. Tutto si svolge in cloud e la transazione è autorizzata automaticamente senza che l’esercente conosca gli estremi del mezzo utilizzato per saldare il debito (carta di credito, di debito, PayPal,…): NFC cos’è come funziona e a che cosa serve.
IoT: il cloud di Aruba e l’esempio Smart Domotics
Aruba Cloud mette a disposizione dei clienti gli strumenti essenziali per gestire i dispositivi IoT in modalità remota, coadiuvarne e orchestrarne il funzionamento, metterli nelle condizioni di prendere decisioni grazie anche agli algoritmi di intelligenza artificiale.
Un esempio di successo è Smart Domotics, un’azienda tutta italiana nata con l’obiettivo di progettare, produrre e commercializzare soluzioni made in Italy per la domotica e il risparmio energetico.
La mission di Smart Domotics è quella di proporre sul mercato soluzioni innovative che possano coniugare comfort, tecnologia e semplicità, in grado di essere funzionali al risparmio energetico dell’utente residenziale, aziendale o della pubblica amministrazione.
Smart-Dom è un apparecchio elettronico che si installa in modalità non invasiva nel quadro elettrico generale di un edificio, nuovo o di vecchia costruzione. Svolge un monitoraggio continuo sui consumi energetici e sui parametri ambientali: si tratta di una vera e propria soluzione per l'”efficienza energetica 4.0″ che grazie al monitoraggio, all’acquisizione di dati e all’archiviazione di questi in cloud permette all’utente finale di analizzare il consumo e intervenire di conseguenza per evitare gli sprechi.
Il dispositivo invia i dati raccolti alla piattaforma cloud di Aruba e li mostra su un pannello di controllo online: il cliente può così controllare dove avviene lo spreco e intervenire per ridurlo.
Basti pensare che Smart-Dom integra una funzione anti-distacco del contatore (per non rimanere al buio e non subire disagi in caso di sovraccarichi); può spostare i consumi nei momenti di maggiore produzione di energia elettrica nel caso di edifici dotati di impianti fotovoltaici o basati sulle rinnovabili; può dialogare con le pompe di calore per abbattere i consumi; può ottimizzare i costi di produzione di acqua calda sanitaria; dispone di una funzionalità di termostato intelligente; aiuta ad ottenere “tre stelle” sulla base di quanto indicato nella normativa CEI 64-8; permette di accendere e spegnere l’impianto di climatizzazione a distanza e molto altro ancora.
Così come fanno altri oggetti connessi, un dispositivo come quello qui presentato a titolo esemplificativo riveste principalmente il ruolo di sensore e di hub intelligente capace a sua volta di colloquiare con altri device.
L'”intelligenza” vera e propria è spostata sul cloud: qui – sui server remoti forniti da Aruba – vengono svolte le elaborazioni più impegnative.
È questo il trait d’union tra cloud e IoT: gli oggetti smart connessi alla rete sono dotati della potenza di calcolo necessaria e sufficiente per raccogliere i dati e ricevere le istruzioni a seguito dell’elaborazione dei dati acquisiti. L’elaborazione dei dati (talvolta si può avere a che fare con quantitativi di dati davvero massivi – i cosiddetti big data -, specie se provenienti da una vasta schiera di sensori) viene invece condotta in cloud per estrapolare informazione da una mole di dati spesso eterogenei.
Nel caso di Smart Domotics, i dati acquisiti vengono gestiti in maniera automatizzata sui server Aruba Cloud per poi presentare all’utente i risultati delle analisi.
Da un unico pannello di controllo web gli utenti possono monitorare, controllare e supervisionare i consumi energetici mettendo eventualmente in campo azioni correttive, tagliare i costi fissi grazie anche alla riduzione dei sovraccarichi del contatore, gestire gli impianti a distanza, configurare la ricezione di notifiche e alert via email o SMS per controllare eventuali disservizi, blocchi o malfunzionamenti.
Smart-Dom è un progetto totalmente basato sulla connettività, un chiaro esempio di come l’Internet delle Cose possa aiutare a sviluppare idee remunerative e allo stesso tempo eco-friendly.