Era il 16 agosto 1995 quando Microsoft presentò la prima versione di Internet Explorer, browser che mirava a combattere lo strapotere assoluto dello storico Netscape Navigator.
Agli albori Internet Explorer veniva distribuito come parte integrante del pacchetto Plus! per Windows 95, che forse alcuni dei nostri lettori ricorderanno, ed era basato sul motore di rendering Spyglass Mosaic il cui utilizzo era stato ottenuto in licenza da Microsoft.
La società di Redmond non ha dovuto lavorare troppo per rendere popolare il suo browser: non importava se Internet Explorer fosse migliore o peggiore della concorrenza. Semplicemente includendolo come parte integrante dei suoi sistemi operativi, Microsoft riuscì a scalzare Netscape e consolidare un monopolio durato anni.
Nel 2002 il browser Phoenix, poi diventato Firefox, lanciò la vera sfida a Internet Explorer cominciando a guadagnare importanti quote di mercato a danno del browser Microsoft con Opera che nel frattempo denunciò la società per abuso di posizione dominante. Le lagnanze furono accolte dalla Commissione Europea e dal marzo 2010 Microsoft fu obbligata a introdurre in Windows in ballot screen ossia una finestra per la scelta del browser predefinito (schermata che fu rimossa nel 2014).
Il 2012 rappresenta un anno storico perché fu allora che Google Chrome, nato quattro anni prima, superò Internet Explorer come quote di mercato conquistando da allora la supremazia assoluta. Il grafico elaborato da Statista è eloquente e mostra le quote di mercato dei browser web.
Internet Explorer è praticamente morto a livello consumer da anni ma è ancora usato in diversi ambiti aziendali. Storicamente è conosciuto come un browser lento, non aderente agli standard per il Web e privo delle funzioni più evolute che contraddistinguono i prodotti più moderni.
Eppure, strano ma vero, alcuni prodotti continuano ancora oggi ad appoggiarsi a Internet Explorer e a basare il loro funzionamento sugli ActiveX, tecnologia presentata nel 1996 da Microsoft stessa e pensata per ampliare le potenzialità e le funzioni delle applicazioni Web. Con l’avvento di HTML5 tale tecnologia è stata considerata superata.
Tanti software per la gestione delle telecamere e di DVR utilizzano però ancora oggi gli ActiveX. Internet Explorer rimane ancora oggi un requisito per il corretto funzionamento di alcuni software della Pubblica Amministrazione.
Microsoft ha confermato che il 15 giugno 2022 Internet Explorer sarà ritirato: quello pubblicato sul blog dell’azienda di Redmond è l’ultimo annuncio prima dell’addio definitivo a un prodotto vecchio ormai più di 25 anni che fino a Windows 10 poteva essere installato e abilitato “dietro le quinte” digitando Windows+R
, scrivendo optionalfeatures
e abilitando la casella Internet Explorer 11: a breve non si potrà più farlo. In Windows 11, invece, il più recente sistema operativo Microsoft, Internet Explorer non ha proprio messo piede.
Digitando edge://settings/defaultBrowser
nella barra degli indirizzi del browser Edge basato su Chromium e integrato sia in Windows 10 che in Windows 11 è possibile attivare l’opzione Consenti di ricaricare i siti in modalità Internet Explorer.
Microsoft sottolinea nelle sue FAQ che “Microsoft Edge non supporta controlli ActiveX o elementi BHO (Browser Help Objects) come i contenuti Silverlight o Java. Tuttavia, se si eseguono applicazioni Web che usano i controlli ActiveX, oggetti BHO o pagine legacy di Internet Explorer, è possibile configurarle in modo che vengano eseguite in modalità Internet Explorer nel nuovo Microsoft Edge“.
La maggior parte degli ActiveX usati da videocamere e DVR sembrano caricarsi correttamente in Edge, a patto di aver attivato la modalità Internet Explorer (IE Mode). Ne avevamo parlato nell’articolo in cui spiegavamo perché Internet Explorer si chiude e al suo posto si apre Edge cliccando su alcuni link (ad esempio quelli per l’amministrazione delle telecamere).
È vero che tanti produttori non hanno colpevolmente aggiornato i loro dispositivi: purtroppo esistono ancora oggi in commercio prodotti che continuano a usare controlli ActiveX.
È importante che gli utenti tengano ben presenti le difficoltà che potrebbero incontrare a partire dal 15 giugno: l’opzione Consenti di ricaricare i siti in modalità Internet Explorer di Edge, con l’attivazione del vecchio motore di rendering MSHTML, consente di scongiurare qualunque problema di compatibilità.
Per provare cosa significa attivare Consenti di ricaricare i siti in modalità Internet Explorer in Edge, date un’occhiata all’articolo in cui descriviamo il funzionamento dell’utilità di sistema registrazione azioni utente di Windows.
Cosa accade dopo il 15 giugno 2022 con Internet Explorer
Microsoft spiega che l’abbandono di Internet Explorer sarà comunque progressivo ma che con un futuro aggiornamento cumulativo il browser sarà disattivato completamente in Windows.
L’azienda lo spiega in questa pagina scrivendo che “l’applicazione desktop IE11 sarà permanentemente disabilitata come parte di un futuro aggiornamento cumulativo di Windows. Valuteremo il momento appropriato per reindirizzare gli utenti e distribuire l’aggiornamento di Windows in base a diversi fattori. Ciò potrà avvenire in qualsiasi momento dopo il 15 giugno 2022“.
Il consiglio è quello di verificare con la massima attenzione le applicazioni che ancora oggi necessitassero di Internet Explorer come requisito essenziale richiedendo agli sviluppatori la disponibilità di versioni più aggiornate e moderne.
In caso di necessità, nulla vieta di allestire una macchina virtuale, ad esempio con Hyper-V, soluzione per la virtualizzazione integrata in Windows 10 e 11, isolandola dalla rete Internet o comunque limitandone l’accesso a un ventaglio ridotto di funzionalità. Installando la versione base di Windows 10 nella macchina virtuale e bloccando gli aggiornamenti oppure servendosi di Windows 7 si potrà temporaneamente ovviare al problema.
Dopo il 15 giugno 2022 Internet Explorer continuerà comunque a essere disponibile in Windows 7 ESU, Windows 8.1 e in tutte le versioni di Windows 10 LTSC client, IoT e Windows Server.