L’installazione di un secondo hard disk è generalmente determinata dall’esigenza di estendere le capacità di memorizzazione del computer.
Una delle esigenze più comuni consiste nell’installazione di un’unità SSD da utilizzare in sostituzione dell’hard disk tradizionale di tipo magnetomeccanico.
Aggiungere un’unità SSD per sostituire l’hard disk tradizionale
Come abbiamo più volte osservato, la sostituzione di un hard disk tradizionale, sul quale sia installato anche il sistema operativo, con un SSD è una delle operazioni più sensate da porre in essere per velocizzare drasticamente il computer.
Il contenuto dell’hard disk dovrà essere copiato sulla nuova unità SSD mentre il vecchio disco fisso potrà ad esempio essere utilizzato per memorizzarvi file personali (non dimenticando mai di effettuarne periodicamente il backup anche altrove, per esempio su un server NAS o su un’unità condivisa in rete locale).
Nei seguenti articoli abbiamo illustrato la procedura da seguire per affiancare ad un hard disk tradizionale un veloce (ma generalmente meno capiente) SSD. L’idea, però, è quella di impostare come unità principale proprio il nuovo SSD e come “secondaria” l’hard disk tradizionale che, attualmente, ospita anche il sistema operativo:
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Non esiste più il concetto di master e slave
Quando si parla di unità di memorizzazione, il concetto di master e slave è stato ormai superato da circa una decina di anni ossia da quando fu implementata l’interfaccia SATA (presentata nel 2003).
Fino all’incirca al 2004, infatti, la storica interfaccia IDE rappresentava la soluzione più comune e meno costosa per collegare le unità di memorizzazione alla scheda madre. Con l’avvento del SATA (Serial ATA), al vecchio standard IDE è stato associato l’acronimo PATA (Parallel ATA).
Prima dell'”era SATA”, installare un secondo hard disk risultava un po’ più complicato ma, soprattutto noioso, perché era necessario indicare – attraverso l’uso di appositi jumpers (ponticelli) – quale unità era master, quella principale e quale slave, quella secondaria. L’intervento era necessario allorquando si voleva utilizzare il medesimo canale di comunicazione.
La più moderna interfaccia SATA usa un bus punto-punto che consente la connessione di un solo dispositivo per canale. Non c’è nessun jumper e nessun rischio di commettere errori.
Dal momento che SATA non prevede alcuna impostazione master/slave non è di fatto possibile impostare un’unità SATA come principale ed un’altra come secondaria. La distinzione, certo, la fa l’utente nel senso che un’unità sarà inevitabilmente quella ritenuta “più importante” e, cosa ancora più importante, una o entrambe le unità saranno avviabili nel caso in cui venissero installati uno o più sistemi operativi.
Sarà il BIOS/UEFI (Che cos’è UEFI e quello che c’è da sapere sul nuovo BIOS) lo strumento da utilizzare per stabilire da quale unità SATA dovrà essere effettuato il boot all’accensione del PC.
A seconda della scheda madre in uso, di solito basterà premere il tasto CANC o il tasto F2 immediatamente all’avvio del PC per accedere al BIOS/UEFI.
Si potrà così accedere alla schermata Boot order o Boot priority che consentirà di specificare l’unità dalla quale effettuare il boot del sistema.
Con le schede madri più recenti e unità ancora più nuove (si pensi alle M.2 o alle PCIe NVMe) (vedere l’articolo SSD M.2 PCIe NVMe, guida ai nuovi termini), sarà UEFI a permettere – anche qui – la configurazione dell’ordine di boot. Anzi, bisognerà verificare che gli slot M.2/PCIe siano gestiti da EFI e non dal BIOS legacy.
Va detto che, ovviamente, nel caso in cui in una delle unità configurate (da SATA in avanti) non fosse presente un boot manager, BIOS o UEFI proveranno ad effettuare l’avvio dall’unità successiva per ordine di priorità.
I boot manager più comuni sono winload.exe per i sistemi Windows, GRUB e LILO nel caso di Linux (vedere anche Fix MBR per ripristinare boot di Windows e avvio del computer).
Installare un secondo hard disk nell’era SATA
Nell'”era SATA”, quindi, per installare un secondo hard disk o un’unità SSD, basterà collegarlo ad una porta libera sulla scheda madre quindi accedere al BIOS/UEFI e configurare la corretta sequenza di boot.
All’inizio dell’articolo abbiamo visto come spostare tutto il contenuto di un hard disk tradizionale su una veloce unità SSD.
Per usare la nuova unità SSD od un hard disk tradizionale come unità di memorizzazione secondaria, basterà collegarla ad una porta libera sulla scheda madre, avviare Windows normalmente quindi premere la combinazione di tasti Windows+R
e digitare diskmgmt.msc
.
La nuova unità di memorizzazione dovrebbe essere subito visualizzata nella schermata principale di Gestione disco.
A questo punto basterà cliccare con il tasto destro sullo spazio non allocato presente in tale unità e selezionare il comando Formatta.
Prima di effettuare la formattazione, si potrà eventualmente partizionare l’unità suddividendola, ove ritenuto necessario, in più porzioni. L’operazione può essere eseguita dalla finestra Gestione disco di Windows.
Nulla vieta, comunque, di installare un altro sistema operativo (oppure lo stesso) anche sull’hard disk o sull’unità SSD appena installata. Il boot manager presente sull’unità “principale” (quella già collegata al sistema in precedenza) permetterà di scegliere, di volta in volta, all’accensione del PC quale sistema operativo avviare (quelli installati nell’unità principale o quelli installati nell’unità secondaria).
Vedremo la procedura da seguire in un altro nostro articolo.