Dopo quasi vent’anni, da quando Telecom Italia fu privatizzata (correva l’anno 1997), lo Stato italiano torna ad occuparsi direttamente di connettività.
Facendo perno su Infratel, società controllata dal Ministero dello Sviluppo Economico che sovrintende la diffusione della banda larga nel nostro Paese con particolare attenzione alle aree interessate dal problema del digital divide, lo Stato porterà la fibra ottica anche nelle cosiddette “aree a fallimento di mercato” grazie ad un investimento pari a 4 miliardi di euro.
La società pubblica Infratel (vedere anche Copertura ADSL e fibra in Italia comune per comune) si occuperà di realizzare scavi, cavidotti e stendere la fibra. Diversamente da quanto ipotizzato in un primo tempo, la rete resterà di sua proprietà; successivamente si apriranno i bandi per concederne l’utilizzo ai vari operatori di telecomunicazioni.
Stando a fonti vicine al Governo, l’utilizzo della rete in fibra sarà offerto agli operatori “con contratti d’uso di lungo periodo che saranno regolati, per modalità e tariffe, dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. In questo modo ci sarà parità di trattamento per tutti“.
Un approccio del genere dovrebbe verosimilmente ottenere, in tempi brevi (probabilmente già entro la fine di gennaio), anche il “nulla osta” da parte della Commissione Europea.
L’obiettivo è raggiungere circa 7.300 comuni italiani, attualmente tagliati fuori da qualunque progetto legato alla diffusione della banda ultralarga.
Il sottosegretario alla presidenza del consiglio e presidente del Comitato banda ultralarga, Claudio De Vincenti ha precisato che in un primo tempo Infratel si reggerà solo sulle sue gambe; successivamente saranno valutate partnership con società private per estendere ulteriormente la copertura.
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