L’idea è quella di mettere gli utenti nelle condizioni di scoprire già prima dell’acquisto quanto facilmente possono essere riparati smartphone, tablet e altri dispositivi elettronici di uso comune.
La Francia ha fatto da apripista obbligando i produttori a esporre un indice di riparabilità tanto che Apple è stata costretta a mostrare un risultato davvero poco lunsinghiero.
La Commissione Europea sta lavorando su un pacchetto normativo che ha come fine ultimo quello di ridurre i rifiuti RAEE prodotti ogni anno facendo in modo che smartphone e tablet durino di più.
Una riparazione più facile e molto meno costosa di quanto avviene oggi permetterà di allungare notevolmente il ciclo di vita dei dispositivi elettronici.
L’indice di riparabilità europeo potrebbe diventare obbligatorio sull’intero territorio dell’Unione Europea dal 2023 e i produttori saranno chiamati a pubblicare un valore da A a G per ciascuno dei dispositivi immessi sul mercato (i device marcati con la lettera A saranno ovviamente quelli più facili da riparare).
I rappresentanti della Commissione hanno brevemente spiegato quali criteri dovrebbero essere ricompresi nell’indice di riparabilità:
- Quante fasi di lavoro sono necessarie per sostituire, per esempio, la batteria, il display, la fotocamera o il microfono? La batteria e il display avranno un peso particolare.
- La sostituzione è possibile con strumenti standard o sono necessari strumenti speciali?
- I consumatori possono autonomamente le parti di ricambio necessarie oppure il produttore le mette a disposizione solo tramite una rete di assistenza?
- Gli elementi di fissaggio usati nel dispositivo sono riutilizzabili (come le viti) oppure non lo sono (si pensi all’abbondante utilizzo delle colle nei moderni dispositivi mobili)?
- Le istruzioni per la riparazione sono disponibili anche per i consumatori o solo per i riparatori della rete di assistenza?
È ovvio che incollare componenti importanti all’interno di uno dispositivo porterà a una pesante penalizzazione sul piano dell’indice di riparabilità.
La nota piattaforma iFixIt che offre agli utenti le indicazioni per riparare in proprio tutti i principali modelli di dispositivi elettronici insieme con alcuni enti pubblici e organizzazioni ambientaliste pur accogliendo con grande favore le novità proposte dalla Commissione hanno comunque messo in evidenza un punto critico.
La Commissione non ha intenzione di prendere in considerazione anche il prezzo delle parti di ricambio per il calcolo dell’indice di riparabilità.
Su questo punto la Commissione ha difeso la decisione spiegando che i prezzi delle parti di ricambio potrebbero essere diversi tra i vari Stati membri e cambiare nel tempo quindi lo stesso indice di riparabilità andrebbe preso con le molle quando in realtà vuole essere un parametro di valutazione unico e immutabile nel tempo.
iFixIt ha osservato che l’Unione Europea sta giocando un ruolo pionieristico con i suoi piani per regolare il mercato degli smartphone e dei tablet. Ci si augura però che le attuali bozze non vengano “annacquate” in modo che a trarre vantaggio dalle nuove disposizioni possano finalmente essere i consumatori.
Tra gli altri aspetti che si vorrebbero introdurre nella normativa, vi sarebbe anche l’obbligo per legge di fornire aggiornamenti di sicurezza e pezzi di ricambio per almeno cinque anni dalla data di prima commercializzazione di qualunque smartphone o tablet. Le batterie, inoltre, dovrebbero essere più affidabili e quindi destinate a durare di più.