Il web compie 20 anni. Correva infatti il Marzo 1989 quando Tim Berners-Lee presentò il concetto di ipertesto. A quel tempo “Internet” era utilizzata solamente da organizzazioni di stato USA e da istituzioni accademiche: le comunicazioni erano basate esclusivamente sullo scambio di informazioni testuali (utilizzo di newsgroup, sessioni telnet per lo scambio di messaggi tra utenti). Nel suo storico documento “Information Management: A Proposal“, sempre disponibile a questo indirizzo, Berners-Lee avanzò la possibilità di adottare uno standard per la veicolazione delle informazioni attraverso l’uso di ipertesti. Le osservazioni dello scienziato ed informatico inglese condussero alla definizione del linguaggio HTML.
A distanza di un ventennio appare chiarissimo l’impatto del lavoro svolto da Berners-Lee: il web ha infatti profondamente rivoluzionato il modo di comunicare, lavorare, vivere. E già si parla dell’evoluzione del web così come è attualmente concepito. Il cosiddetto “web semantico”, che prenderà vigore nel corso del prossimo decennio, implicherà l’evoluzione del World Wide Web verso un “ambiente” all’interno del quale i documenti pubblicati saranno associati ad un insieme di dati accessori (metadati). Questo approccio dovrebbe facilitare enormemente le elaborazioni automatiche dei dati e le ricerche che saranno nettamente più evolute rispetto alle attuali.
Berners-Lee, che sta lavorando in prima persona sul progetto di “web semantico”, ha voluto comunque precisare che l’architettura dello stesso sarà definita tenendo ben presente la tutela della privacy degli utenti. Anzi, come spiega l’esperto, il concetto di privacy sarà elevato all’ennesima potenza. Gli utenti, spiega Berners-Lee, con una semplice ricerca potranno ad esempio stabilire quante e quali organizzazioni detengono informazioni che lo riguardano in prima persona. “Il W3C (l’associazione fondata e diretta da Berners-Lee che si occupa di migliorare i protocolli ed i linguaggi per il World Wide Web, n.d.r.) intende accertarsi che i dati siano utilizzati nel modo appropriato“.
Ed anzi, Berners-Lee coglie l’occasione per esprimere la sua avversione a tutte le forme di advertising basate sul comportamento e sugli interessi degli utenti. Il direttore di W3C critica aspramente quei modelli di business che mirano a coinvolgere anche i provider Internet per esporre advertising sempre più “personalizzato”. Le critiche sembrano dirette anche a Google che recentemente ha lanciato “la pubblicità basata sugli interessi”.